Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, musicista e omicida
Paolo Paglia

Una pagina di Storia degna di essere conosciuta

Ci sono personaggi nel mondo dell’arte che sono destinati ad essere ricordati, oltre che per la loro produzione, anche per particolari avvenimenti. Avvenimenti di rilevante importanza o particolarmente originali, se anche il più distratto allievo di storia della musica li riesce a registrare indelebilmente nella propria memoria. Sono personaggi la cui vita potrebbe benissimo essere “fermata”, “cristallizzata” nella sceneggiatura di un film o di una serie televisiva.

Due di questi personaggi poi hanno addirittura qualche cosa di “particolare” in comune: un omicidio ed una vita sicuramente avventurosa. I loro nomi? Presto fatto: Caravaggio da una parte, Carlo Gesualdo principe di Venosa dall’altra.

Sulla vita e le gesta del grande pittore possiamo per questa volta… “bypassare”. Mi soffermerei invece su quelle meno note del musicista.

Nel 1586 Gesualdo sposò la cugina Maria d’Avalos, nata nel 1560 da Carlo conte di Montesarchio e da Sveva Gesualdo. Il matrimonio avvenne, con dispensa di Papa Sisto V, nella chiesa di S. Domenico Maggiore a Napoli, situata vicino al palazzo dove abitava la famiglia Gesualdo.

Fu un matrimonio felice, fino a quando Maria si innamorò perdutamente del duca d’Andria Francesco Carafa, che corrispose subito il nobile sentimento. Qui la storia sarebbe lunga e laboriosa da raccontare: fatto sta che i due amanti, durante la notte tra il 16 e il 17 ottobre 1590, vennero colti in flagrante nella camera da letto di Maria e barbaramente trucidati dal principe, probabilmente aiutato da due suoi “sgherri”.

Fu un vero e proprio delitto d’onore, animato dalla volontà di lavare con il sangue l’offesa subita. Tali omicidi non erano considerati punibili all’epoca ma Gesualdo, consigliato anche dal Vicerè, abbandonò Napoli per non incorrere in vendette ordite dalle famiglie delle due vittime.

Dopo tre anni vissuti presso il proprio castello a Gesualdo, Carlo decise di recarsi a Ferrara presso la nobile casata degli Estensi. Qui, nel febbraio del 1594, sposò Eleonora d’Este, cugina del duca di Ferrara Alfonso II. I due novelli sposi viaggiarono molto, da Venezia a Barletta, per poi tornare nella loro città.

Nello stesso periodo il principe iniziò a dedicarsi assiduamente alla musica, donando ai contemporanei e ai posteri vere e proprie perle nell’ambito della letteratura polifonica. Ritiratosi nuovamente presso il castello di Gesualdo, ormai trasformato da rocca inespugnabile a meravigliosa dimora, Carlo visse ancora circa diciassette anni illuminati e fastosi fino alla morte, sopraggiunta l’8 settembre 1613.

La critica lo considera il maggior esponente del madrigale cromatico, la forma musicale di più alta levatura artistica nel periodo a cavallo tra Rinascimento e Barocco. La sua musica è da paragonarsi all’arte figurativa per l’ardire di modulazioni (cambi di tonalità) e per i madrigalismi, che avevano il compito di sottolineare ulteriormente il valore affettivo del testo, creando nella composizione qualcosa di molto simile all’alternarsi di luci ed ombre in un’opera del Caravaggio.

Dalla sua musica presero ispirazione importanti compositori: fra gli altri mi sembra giusto ricordare Girolamo Frescobaldi, che portò le “arditezze” del compositore di Venosa nella propria immensa letteratura organistica e clavicembalistica. Anche il compianto Franco Battiato dedicò un suo lavoro al grande polifonista.

 

Paolo Paglia

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 15/02/2023