Credere, obbedire… censurare! Il “vizietto” fascista della censura cinematografica

di Luigi Mazzella

Gli assolutismi, religiosi (giudaismo, cristianesimo, islamismo) o ideologici (nazifascismo e socialcomunismo), generano il manicheismo e nella lotta reciproca che si scatena tra assertori convinti di verità diverse (anche se non sempre contrapposte), non ammettono le mezze misure (che sono considerate espressioni di “lassismo”). 

 

Per non cadere in tale ultima forma di permessivismo, i manichei conoscono lo strumento della “censura” che consiste nel vietare, in forza del potere che si detiene, ogni manifestazione di pensiero diverso dal proprio.

In un Paese come l’Italia che da duemila anni conosce ogni forma di assolutismo e ignora del tutto i saggi ammonimenti della ragione e/o dell’empiria equilibrata e sperimentale la censura è sempre stata di casa. 

 

I giovani della mia generazione sentivano dire in casa che non era permessa la lettura di ogni opera dell’ingegno. Taluni libri, messi “all’indice” dalla chiesa (che ai loro occhi era rappresentata da un parroco molto spesso di abissale ignoranza) dovevano considerarsi “proibiti” e i genitori non potevano consentirsi prove di “lassismo”.

 

In quell’Italietta, generata “in vitro” dalle alchimie franco-britanniche, per contrastare la minaccia delle Monarchie dell’Europa Centrale (con propaggini nel Sud dello Stivale), la censura in Italia era stata introdotta da Giolitti, sedicente liberale ma di cultura tedesca idealistica (quindi assolutistica, astratta e intollerante, come una religione).

 

Benito Mussolini, giunto al potere con l’avallo di un’esigua minoranza di Italiani (come oggi la Meloni) aveva colto la palla al balzo e instaurato una sua particolare forma più accentuata di censura, secondo le sue intenzioni a dichiarata tutela del benessere fisico e morale degli Italiani.

 

Un aneddoto ci racconta che il Duce si era molto divertito alla visione, nella sua saletta di proiezione privata in Villa Torlonia, di “Tempi Moderni” di Charlie Chaplin ma aveva imposto (prontamente) alla prevista Commissione del Ministero dell’Interno la censura (e quindi il taglio) della scena in cui Charlot in carcere si cibava involontariamente di cocaina. 

 

Nel secondo dopoguerra mondiale, la censura del “bacchettonismo” democristiano aveva imperversato per decenni, toccando inverosimili punte di ridicolo: i nuovi rappresentanti del “biancofiore”, considerando nei loro primi anni di fervore moralistico, gli Italiani alla guisa di eterni ragazzi in pantaloncini corti avevano impedito che la Tv mostrasse loro le cosce delle ballerine senza castigati mutandoni.

 

Orbene, è questa l’Italia dove la Meloni, la pulzella della Garbatella, ha pensato di impugnare l’ascia di guerra non solo per difendere gli americani dalle pretese egemoniche di Putin, di Erdogan, di Xi Jinping e di quanti altri possano pensare di attaccare il Paese che (lei forse è troppo giovane per saperlo) ha il record planetario delle guerre iniziate  da ottanta anni circa a oggi ma anche i suoi connazionali dai documentari di Netflix che criticano ferocemente (perché nessuno le ha detto che è falso!!!) la comunità di Sal Patrignano e il fondatore Vincenzo Muccioli (accusato, forse ingiustamente ma con regolari processi, di talune violazioni di legge davanti ai Tribunali del Paese di cui lei è diventata Presidente del Consiglio) e da tutti i serial cinetelevisivi che osano trattare di temi relativi alla droga (compresi, si deve pensare,  quelli che tentano di raccontare storie che attribuiscono alla CIA la protezione del narcotraffico in tutto l’Occidente).

 

Al grido di guerra: “La stagione del lassismo è terminata!”, in questi giorni la “pulzella” ha dato inizio alla seconda era dell’italico fascismo che, a differenza del primo che piaceva a Edoardo VIII d’Inghilterra, piace invece a Joe Biden.

 

Domanda: Se sarà ventennale come il primo, chi libererà questa volta i nostri discendenti, trasformandoli nel corso di una sola notte magica in “antifascisti” sfegatati (come avvenne il 25 luglio del 1943)? 

 

 

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Articolo pubblicato il 28/06/2023