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Lettera aperta della nostra affezionata lettrice Giuliana Tofani Rossi
Giuliana Tofani Rossi, nostra affezionata lettrice, ci trasmette questa lettera indirizzata all'On.Fassino ricordando l'intervento alla Camera dell'ex sindaco di Torino in merito alla retribuzione percepita per il servizio reso allo Stato che egli stesso ha definito normale e non stipendio d'oro. Pubblichiamo, come consuetudine, lo scritto che induce, se non altro, a profonde riflessioni in proposito.
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Onorevole Fassino,
nel Suo intervento alla Camera, parlando del cedolino del mese di luglio 2023, specifica che, dopo aver detratto dal lordo i prelievi fiscali nazionali e locali, e la quota previdenziale, Lei, come ogni altro parlamentare, percepisce uno stipendio netto di 4.718 euro mensili, cioè un buon stipendio ma non certo uno “stipendio d’oro”.
Va ricordato però che, VOI parlamentari, oltre alla indennità suddetta, ricevete altri compensi. Mi permetto di far rispettosamente notare che, anche NOI, comuni cittadini, abbiamo prelievi fiscali per l’IRPEF nazionale, per l’ADDIZIONALE regionale e per l’ADDIZIONALE comunale e prelievi previdenziali. Anzi, a questo proposito, se Lei non fosse un parlamentare, ma un semplice cittadino iscritto all’INPS, su uno stipendio lordo di 10.435 euro, il contributo previdenziale dovuto, non sarebbe di 1000 euro ma, almeno di 3.600 euro.
Mi permetto di far rispettosamente notare che le VOSTRE pensioni sono una “anomalia”, perché non vengono pagate da un Ente previdenziale come l’INPS, ma vengono pagate dal Vostro datore di lavoro cioè dalle Camere.
Onorevole Fassino, il motivo per cui le Vostre pensioni vengono pagate dal datore di lavoro è perché non sono previste dalla Costituzione. Infatti l’art. 69 stabilisce che i membri del Parlamento ricevono una indennità, indennità che non prevede i contributi previdenziali che danno luogo alla pensione.
Mi domando che cosa diranno , tra 300 o 400 anni, gli storici come il prof. Alessandro Barbero quando, spulciando tra i documenti, si accorgeranno di tutto questo. Probabilmente diranno che i politici della Repubblica italiana sono stati per lo meno sleali perché hanno giurato di rispettare la Costituzione, ma, per accaparrarsi ricche prebende, hanno violato l’art. 69. Diranno che i politici del governo e quelli dell’opposizione discutevano animatamente su tutto, ma erano in sintonia quando si trattava di mantenere i loro privilegi. In effetti, Onorevole Fassino, se le pensioni fossero pagate da un Ente previdenziale non sarebbero così laute. Questo è l’unico motivo per cui non è stato modificato l’art.69 della Costituzione.
Onestamente non ritengo che i politici debbano avere un buco contributivo per il periodo in cui sono in Parlamento, ma ovviamente, come avviene in ogni paese del mondo (anche in quelli meno evoluti) le pensioni devono essere gestite da enti appositi. Quindi, Onorevoli siate seri: non mettete nel bilancio interno, il pagamento delle pensioni, perché, lo ripeto, non spetta alle Camere pagare le pensioni.
Lei Onorevole Fassino è stato sindaco di Torino, la città in cui è nata l’Unità d’Italia. Sarebbe bello che fosse un piemontese il primo uomo politico che denuncia il pagamento delle “pensioni d’oro”.
Giuliana Tofani Rossi
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Articolo pubblicato il 05/08/2023