Ricordando una bastardina di nome Zara

Bestiola che mi fu compagna nei momenti tra i più duri della mia vita

L’inizio del terzo millennio mi è rimasto impresso per il furto di tutte le mie proprietà da parte di chi amavo, e fu uno sbaglio per entrambi. Io rimasi privo di ogni risparmio, allibito e senza più casa, lei morì poco dopo a causa di uno strano incidente. 

Sono un disabile quasi fortunato. In extremis fui accolto da un’anziana signora che aveva letto un mio libro ed era rimasta fulminata. Vedova, viveva sola in una grande casa e dopo essere stato ospitato fui trattato come un figlio con gran dignità. Da quel giorno la mia vita ricominciò ad intravedere un futuro.

Andai dunque in cerca di Zara, una meticcia che, quando io e quella mia compagna di cui non voglio neppure menzionare il nome, alcuni anni prima, quando sembrava potessimo vivere felici, adottammo al canile. O forse fu il contrario, fu la bestiola che, seppur bruttina, con gli sguardi languidi e un vivace linguaggio del corpo ci fece capire che non potevamo andare via senza di lei.

Era una cagnolina felice e ci amava entrambi, fedele compagna anche di lunghi viaggi, personaggio leggendario e trastullo di parenti e amici.

Quando iniziò il periodo dell’inattesa questione dei soldi che mi stavano sparendo, Zara era con noi già da cinque anni almeno. Subito non comprese i litigi degli umani, poi scelse me. Mi dormiva accanto per proteggermi da troppe brutte, isteriche parole.

Quando fui cacciato da una casa che reputavo mia, e poco dopo quella donna morì, la cagnetta fu sbattuta da ingrati parenti di lei in un altro, orribile canile. Non mi dissero quale, allora iniziai una ricerca aiutato da nuovi amici. La trovai dopo oltre un mese e quando salì in macchina era muta e incredula. Ci mise un po’ a ritornare la mia guardia del corpo e la mia migliore amica, fino a un giorno che…

 

In un giorno di festa del 2002 h.12,30

 

Sei morta così,

in un istante

bastardo del caso,

di morte violenta,

sotto al mio naso

e sei rimasta lì

sul ciglio asfaltato

senza scuoterti più,

col cuore spaccato

in un solo momento

un cuore contento,

un vero peccato.

 

Il fato è un capriccio

e la morte dispone

sgarbatamente

la fine d'un vecchio

meticcio arancione

allegramente al passo

col suo padrone.

Morte d'un animale

mite e innocente,

che gaio esultava

gioioso d'un niente.

Ho sentito il suo male. 

 

Mansueta bestiola

felice e stupita

che vivevi estasiata

da quant'è bella la vita,

d'un colpo pestata

da una macchina blu.

Nella consacrata

mattina di primavera

m'adoravi rapita

sculettando sincera,

una volta ancora,

dopo, non più.

 

La vita è una ruota,

la tua s'è compiuta,

la mia è più vuota.

Schietta coda minuta

d'impulso hai leccato

festosa abbaiato,

tu mi hai amato

più della gente,

senza fatue parole...

foglie al vento affidate,

che tra le folate

... si dileguano lente.

           

            (A  ZARA)

 

Durante i mesi di ricovero che ho trascorso di recente in ospedale, ho pensato spesso a Zara, a quel modo unico che certi animali hanno per farti capire che per loro sei la bestia più importante al mondo.

Ancora una volta sono stato graziato da sorella morte e dal mio tempo. A un mese di distanza dalle mie dimissioni, sperando di poter prolungare più a lungo possibile l’ospitalità di questo meraviglioso pianeta vivente (alla larga da deprimenti soggiorni ospedalieri), sono andato alla ricerca di questa poesia che a quel tempo ho dedicato a un piccolo cane che non ha mai smesso di mancarmi nel tempo, e approfitto di questa rubrica per rinverdire il suo ricordo.

Tra tante altre cose che mi sono passate davanti nelle severe notti trascorse nel reparto di terapia intensiva, l’espressione di quella bestiola si è fatta viva più volte. E più volte mi sono ripromesso di ricordarla se fossi uscito da quel pre-loculo pilotando la mia carrozzina. E per onestà confesso che questo e altro ho giurato agli angeli pur di essere oggi qui…   

 

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Articolo pubblicato il 23/08/2023