La riforma del patto di stabilità deve essere sostenibile

L'Opinione di Luigi Cabrino

Già nei mesi duri della crisi economica e sociale determinata dalla pandemia quando  i vincoli di bilancio europei erano stati sospesi si diceva che non si sarebbe potuto tornare alle precedenti regole come se nulla fosse successo.
In questi mesi si sta negoziando un nuovo patto di stabilità proprio per evitare una semplice riproposizione del precedente patto, ma le posizioni sono tornate ad essere quelle pre 2020; la Germania ed i paesi del nord orientati al rigore nei conti pubblici, anche perché le tendenze alla spesa facile, dobbiamo ammetterlo, a casa nostra e in altri stati mediterranei, sono forti; i paesi mediterranei che propendono per una maggiore flessibilità, dal momento che norme di bilancio rigide alla "tutto e subito" non sarebbero sostenibili.

Le regioni del Nord  Italia, pur provate dai duri mesi della crisi economica della pandemia, dall'aumento dei prezzi energetici e dall' inflazione che ne è conseguita, hanno economie molto vicine a quella tedesca, le regioni del sud oggettivamente viaggiano su altri regimi di crescita.

Il governo sta negoziando una posizione di compromesso, e gli attriti con gli stati del Nord ( non dimentichiamo che il vincitore "di destra" delle elezioni olandesi ha fatto una campagna elettorale affermando che non un centesimo sarebbe stato concesso all' Italia...) si sono subito riproposti.

La presidente Meloni, in una intervista radiofonica ha affermato che «non si può dire sì a una riforma del Patto che poi non si può rispettare. Crediamo che un'Europa seria debba tenere in considerazione nelle nuove regole della governance le strategie che si è data. Abbiamo il Pnrr, la transizione energetica, digitale: non si può non tenere conto degli investimenti che l'Europa chiede». Aggiungendo poi che «stiamo facendo del nostro meglio per costruire una sintesi efficace ma ragionevole».

Le manovre per il governo italiano sono coordinate dal ministro Giorgetti.
"Il governo è disposto a ricercare una soluzione, ma la stessa non deve tradursi in un sistema eccessivamente complesso e potenzialmente contraddittorio. L'Italia - ha assicurato Giorgetti - intende ridurre il debito in maniera realistica, graduale e sostenibile nel tempo, in un assetto che protegga e incentivi gli investimenti. Conclusivamente ritengo che le regole fiscali e di bilancio non siano il fine ma il mezzo. Saremo coerenti con questo approccio".

Non bisogna inoltre trascurare di ricordare "che le esigenze di consolidamento dovrebbero essere compatibili con l'intento di favorire una crescita sostenibile e duratura dell'economia, che potrebbe essere ostacolata da vincoli eccessivi e regole troppo stringenti".

Giorgetti ha anche ricordato che la procedura di adozione di queste proposte da parte del Consiglio Ue per la riforma del Patto di Stabilità "richiede l'unanimità per quanto riguarda il braccio correttivo e una maggioranza qualificata per quello preventivo. Non potendosi tuttavia immaginare la revisione dell'uno senza quella dell'altro - aggiunge - è di fatto richiesta l'unanimità tra gli Stati membri".

Insomma, la riforma del patto di stabilità non si potrà fare contro qualche stato né potrà permettere spesa facile per tutti.

Servirà serietà nei negoziati perché una soluzione potrà essere presa, in base alle attuali norme, solo con l'accordo di tutti gli stati UE.

Luigi Cabrino 

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Articolo pubblicato il 09/12/2023