APRI
IL
MENU'
Motori
Ottocentocinquantavoltefiat; non una di più!
Oltre la prima impressione, c'è sempre qualcosa di stupefacente che non ti aspetti!
Articolo di Pietro Cartella
Pubblicato in data 03/11/2022

Mitici anni settanta! Anni in cui scorrevano sulla strada, tra tante, due correnti di pensiero su ruote, la teutonica e simmetrica “prinz verde” e la sbarazzina e un po’ sgangherata “otto-cinquanta caffelatte”. Entrambe con motore posteriore, ma diverse per altri aspetti, specialmente per quello di cui correva voce che una di esse, quella verde, portasse sfiga. Se questa fosse verità e da cosa originasse tale credenza non è dato sapere, ma certamente i fatti mostrarono quanto invece affidabile fosse specialmente se paragonata all’altra.

La ottocentocinquanta fu un’auto a motore e propulsione posteriore, derivato da quello della sorella minore seicento, raffreddato ad acqua, che, con poco più di 30 cavalli di potenza, riusciva a spingerla a circa 120 Km/h, e a farle percorrere mediamente 14 Km consumando un litro di benzina. Inoltre fu progettata pensando, in termini di economia di scala, di adottare componenti (pianale, tetto, ruote, particolari di meccanica e motore, fanali anteriori) di altri modelli già in produzione (600 e 1100).

 

Quella che usai per qualche tempo (quella delle foto) mi fu prestata da mio padre al tempo in cui, appena sposato, potevo permettermi solo una moto usata (una Jawa 350 primo tipo, 2 cilindri 2 tempi, frizione automatica). Con essa ebbi modo di fare molte gite insieme a diversi compagni di avventura (perché effettivamente ogni viaggio era sempre una sfida alla sorte, viste le caratteristiche di affidabilità dei vari comparti tecnici dell’auto). Andare in montagna, infatti, tra problemi di affidabilità dei freni a tamburo e surriscaldamento dell’impianto di raffreddamento, non fu mai cosa semplice, ma, qualche volta, riservò risvolti sorprendentemente piacevoli. Come quello che segue.

 

La “combriccola” si era messa in viaggio di buon mattino per raggiungere il forte Serre Marie, nella Val Chisone sopra Fenestrelle (To) tra Prà Catinat e il colle delle Finestre, dove, secondo il programma, avrebbe preso il sole e allestito una grigliata. Le cose andarono bene fino alle prime rampe della salita verso Prà Catinat, quando l’acqua nel radiatore cominciò a surriscaldarsi costringendo l’allegra compagnia a frequenti fermate per far raffreddare il tutto aggiungendo acqua, quella delle bottiglie di minerale che dovevano servire per dissetarci, perché non ce n’era altra nei paraggi. Giunti che fu nel luogo deputato, il piazzale adiacente il forte, dopo aver percorso una lunga strada sterrata panoramica, stretta ma abbastanza agevole, ci si accorse con costernazione che la griglia era stata dimenticata a casa. Fortunatamente ci venne in mente una soluzione irrituale resa possibile solo per il fatto che la nostra 850 ne fosse provvista. Fu così che una borchia copricerchione (o coppa ruota), metallica e cromata, di una ruota anteriore, divenne una estemporanea sostituta di una griglia (vedi foto). La trasformazione avvenne mediante esecuzione di un certo numero di fori mediante cacciavite a stella, percosso con una pietra come martello. Successivamente sterilizzata con fuoco e alcool, divenne una griglia perfettamente adatta alla bisogna (e a dire il vero perfino migliore, in quanto capace di concentrare maggiormente il calore e trattenere il grasso). Terminata efficacemente questa sua inusuale funzione, essa tornò al suo posto sulla ruota. Figuratevi quando a chi ci chiedeva cosa fosse successo a quella borchia raccontavamo questa esperienza!

 

Già, ora che ci penso, oggi tutto questo non sarebbe neppure lontanamente possibile. Infatti adesso le auto hanno ruote con borchie copricerchione in plastica e, secondo buonsenso, nessuno penserebbe di metterle a contatto con il fuoco. Ne consegue un suggerimento di marketing per le prossime auto elettriche che potrebbero essere dotate, oltre tutto quanto già abbondantemente previsto (portabottiglie e portabicchieri in vani raffreddati all’interno dell’abitacolo), anche di borchie coprimozzo metalliche, adeguatamente preforate e dotate di resistenza elettrica per fungere da griglia o piastra di cottura, qualora se ne rendesse indispensabile l’uso durante le lunghe code autostradali tipiche dei periodi di vacanze estive. Riscoprendo e riadattando questa soluzione vintage “per giustificare il costo dello sviluppo tecnologico e delle prestazioni stratosferiche di queste meraviglie su ruote”. In ciò ricordando ai posteri che la otto-cinquanta (questa) fu un’antesignana intrinsecamente ecosostenibile, senza aggravio di costi e senza ulteriore impiego di materiali e tecnologie, della dotazione di gadget stupefacenti.

 

Alcune ottocentocinquanta circolano ancora adesso in giro per il mondo (forse proprio solo ottocentocinquanta di numero; non "fiat" una di più!).

 

foto e testo

pietro cartella

 

#nuovi gadget
#fiat 850
#auto iconiche
Altre notizie di
Motori