E fu sera e fu mattina

Piemonte all'avanguardia. Un film da non perdere

Alba, ore 20.30, domenica 16 febbraio. Si spengono le luci, tacciono le voci, lo spettacolo inizia. Sono seduto nel cinema multisala della capitale delle Langhe, sono curioso, conosco di sfuggita il regista: Emanuele Caruso, giovane dalle idee chiare, conosco da tempo la figura del "sindaco", conosco bene il territorio di questo film, nato "dal basso" grazie a un’iniziativa originale che non vi svelerò perché è la prima sorpresa. Film diverso, da un po' di tempo se ne parla in modo entusiastico. Sono molto critico con me stesso, altrettanto con i facili entusiasmi, sono un modesto opinionista artistico e un piccolo uomo di spettacolo, cercherò di giudicare in modo imparziale, seppur personale e perciò: fallace. Titoli, colore, inquadrature che passano dal primo piano a campo lungo, fin da subito ben assistite dal niente affatto casuale tema  celtico che fa da sottofondo musicale, nutrono l'occhio per quanto son belli i panorami di codesta nostra, piemontese terra. Inizia la storia: gente di paese che si racconta, strade di pietre vecchie, pettegolezzi, momenti di interiori, quotidiani sentimenti, tempi smorzati, dialoghi lenti, ritmo pacato, controtendenza. Occorre qualche minuto per capire.

Protagonisti credibili, recitazione all'altezza del soggetto originale e poi, le comparse: volontari entusiasti, partecipi nativi ben calati nella loro naturale parte, volti contadini che pitturano lo schermo replicando se stessi. Già da subito colgo un insieme armonico, si muove quasi come un documentario all'interno di una storia che si svela di colpo terribile qual è, eppure, non del tutto irreale.

Non svelerò mai che l'assassino in fondo è il maggiordomo, perché mentre il film avanza attorcigliandosi su di sé, mi rendo conto che lentamente scende dentro di me, tragico, tristemente quasi ironico, scandito da sua maestà il tempo che di colpo diventa il protagonista sfuggevole e imponente che scandisce la vicenda.

È un film fatto con pochi mezzi e tanto cervello, penetra fra le papille emotive e si installa a far ragionare la mente su cose di una certa importanza. Cose semplici, quotidianità, vecchio rispetto e timor di Dio, antiche usanze ormai quasi in prescrizione che ancora sopravvivono tra le strade di pietre vecchie che fanno belli questi paesi, non troppo lontani dalla metropoli distratta e ormai svenduta ad altri miti.

Il film avanza e non si ferma, non c'è tempo per dividere il tempo in due, poco ne resta per l'umanità. Nessuno se ne accorge, troppa è la curiosità. Spettacolo molto bello, firmato Piemonte in ogni sua sostanza; sapiente carrellata di pregi e difetti della sua presuntuosa, umana gente: chiusa, orgogliosa, laboriosa, a suo modo generosa.

I dialoghi a volte si fanno diretti ed è gradita la sorpresa, di tanto in tanto, volutamente si scivola nel dialetto stretto: piemontese divertente e colorito, spontaneo assai più che recitato, alquanto ben servito da un sottotitolo che, con un certo orgoglio, sono riuscito a ignorare, traducendo a dovere il dialogo che, bisogna ammetterlo, con l'andar del progresso, sembra appartenere a un popolo ormai quasi straniero ed è un peccato. A sentirlo così, spargersi nella sala a tratti, suona armonico, piacevole, raro, ben equilibrato.

Mentre la trama si sviluppava con un pathos flemmatico, rassegnato e senza eroi, fuori dagli schemi martellanti e americani a cui ormai siamo assuefatti, ho sentito che, l'emozione di un lavoro fatto con amore e con apprezzabile mestiere, automaticamente si diffonde e si trasmette.

E fu sera e fu mattina è un film da andare a vedere sapendo che è un prodotto originale, un film dolcemente apocalittico applicato a un neo-realismo collinare e regionale, lento perché coraggiosamente destinato a un occhio attento. Tanti piccoli particolari odorano di luoghi e fanno da sfondo culturale alla vicenda: il bicchiere di vino, la tavola imbandita, arredamenti popolari e volti scavati dai lavori della terra, lunghi panorami nebbiosi, castelli in lontananza, piazze, chiese, arnesi da lavoro, gesti misurati, battute imprevedibili che spezzano il contesto.

È un film che vuole essere guardato, capito, interpretato, è quasi un documento di una vita ancora vivace e presente in questo nostro mondo che, dalla tecnologia alla forza dell'immagine, si scatena sempre più veloce a cibarsi di se stesso senza lasciare dietro sé sapienti tracce da dedicare alla memoria.

Non è un prodotto esente da giovani difetti, ma non è il caso di soffermarsi neppure a cercarne uno. Vale la pena invece vederlo una seconda volta, per scoprire che, come il proverbio recita, sovente il vino buono è nelle botti piccole. Perché negarsene un'abbondante sorso?

E fu sera e fu mattina, per la regia di Emanuele Caruso, a cui auguro ogni fortuna, ha visto uno sforzo entusiasta di una grande porzione di territorio e, grazie a questa lungimirante partecipazione, è stato prodotto con un costo veramente sorprendente. Nessun effetto speciale eppure, speciale lo è, veramente! Da buon piemontese non posso far altro che invitare caldamente a parlarne, ad andarlo a vedere, mostrarlo ai ragazzi delle scuole, testimone di un mondo che non durerà per sempre. Invito a farlo anche perché è distribuito dall’entusiastico passa parola del suo pubblico pagante. In meno di un mese, la proiezione ha visto prolungare il cartellone oltre ogni previsione, i prossimi appuntamenti nella nostra regione, saranno a Nizza Monferrato, Cambiano, Savigliano, Cuneo, e naturalmente a Torino, al multisala Reposi, dal 13 marzo, da non mancare all'appuntamento di sabato 14, con il regista e tutti gli attori in sala che sapranno dapprima guidarvi e poi dialogare con umiltà e consapevole sapienza. In questo periodo di crisi, è una bella dimostrazione che tutto si può fare quando non ci si siede ad aspettare rassegnati la fine, ma si crede in una nuova resurrezione.

Pagina f.b.

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Sito: http://www.efuseraefumattina.it/

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Articolo pubblicato il 17/02/2014