La macchina anti-corruzione di Xi Jinping colpisce ancora

A cadere nelle fauci della giustizia cinese è l’ex capo della sicurezza

Zhou Yongkang è stato definitivamente incriminato per corruzione, abuso di potere e divulgazione di segreti di stato. Così ha deciso la corte di Tianjin, città portuale non distante da Pechino, la settimana scorsa, come è stato riportato dall’agenzia di stampa nazionale Xinhua.

“L’abuso di potere di Zhou Yongkang è risultato in gravi perdite sia in termini di soldi pubblici, che in termini di interessi della nazione e della popolazione. L’impatto sociale delle sue azioni è da considerarsi particolarmente serio.” Più avanti si aggiungeva anche “La divulgazione di segreti di stato da parte di Zhou Yongkang è stata assolutamente intenzionale”.

Zhou Yongkang durante la sua carriera ha ricoperto alcuni dei ruoli più importanti nel sistema di governo cinese, dopo tanti anni a capo della China National Petroleum Corporation, una delle società energetiche più grande del mondo, ha concluso la sua scalata al potere come capo della sicurezza e dei servizi segreti, nonché membro del comitato permanente dell’ufficio politico del Partito Comunista cinese.

Quello che desta scalpore e sottolinea, ancora una volta, le reali intenzioni di sradicare la corruzione dal sistema cinese da parte di Xi Jinping è proprio il ruolo chiave di Zhou nel partito. Era dai tempi della morte di Mao e dell’incriminazione di sua moglie e della cosiddetta “banda dei quattro” nel 1981 che in Cina non veniva accusato qualcuno di così vicino al cuore del partito. Xi Jinping e il suo braccio destro a capo della commissione centrale per le ispezioni disciplinari, Wang Qishan, hanno invece reso chiaro che non ci sono persone intoccabili o zone taboo e che ogni singola “mosca o tigre” colpevole di corruzione sarà eliminata.

Sui social network cinesi le speculazioni non sono tardate ad arrivare, molti si stanno riferendo a questa accusa e alla recente di Bo Xilai, come una nuova “banda dei quattro” e molti stanno insinuando che la vera battaglia di Xi Jinping sia contro i nemici politici e per la sanità del sistema.

Quale sia la verità oggi è impossibile affermarlo, tanto potrebbe emergere dall’imminente processo a Zhou che secondo la legge dovrebbe svolgersi a porte aperte. La legge prevede anche, però, che la parte del processo riguardante i segreti di stato, venga tenuta a porte chiuse. La paura di molti analisti è che in questo modo tanti dettagli, riguardanti le lotte interne del partito, saranno coperti e poco verrà effettivamente a galla.

Quello che è certo, come di regola in Cina, è che alla fine del processo ci sarà una condanna, secondo molti si tratterà addirittura di una condanna a morte.

Picture credits: South China Morning Post/CNS; Ng Han Guan/AP

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Articolo pubblicato il 06/04/2015