Corsa agli armamenti in estremo oriente

Giappone e Cina nell'ennesimo confronto

Il varo della portaerei “Izumo”, avvenuto il 31 marzo, si assiste al riarmo del Giappone, in seguito alle numerose tensioni tra l’Arcipelago e la Cina, protagonisti di dispute territoriali per il controllo del Mar cinese meridionale. In seguito ad una serie di violazioni di spazio aereo e marino da parte di mezzi militari cinesi (violazioni incrementate enormemente negli ultimi anni) il primo ministro Shinzo Abe ha avviato la progressiva ricostruzione della flotta aereonavale, nonché la trasformazione delle attuali “Forze di autodifesa” in delle vere e proprie Forze Armate.

Secondo l’Art.9 della Costituzione, adottata nel 1947 (imposta dai vincitori statunitensi in seguito alla resa) il Giappone “Rinuncia alla guerra e all’uso della forza come diritto della nazione e metodo di risoluzione di controversie internazionali”. Le conseguenze di queste poche parole è enorme: ad oggi il Giappone non dispone di un esercito, la sua difesa è affidata al governo statunitense, che impiega 47 000 soldati sparsi in basi militari sul territorio giapponese, e a dei corpi di autodifesa, che subiscono enormi limitazioni in quanto budget e libertà di azione.

Abe, che andrà presto a parlare al Congresso USA, è un fervente oppositore di questa dottrina e, nel corso dei suoi tre governi, ha favorito una serie di emendamenti del suddetto articolo, permettendo al Giappone l’istituzione delle Forze Armate e prevedendo la possibilità di entrare in guerra a fianco degli alleati. Queste modifiche, accolte positivamente dagli USA e dalle nazioni occidentali, hanno suscitato forti reazioni in Asia, dove i ricordi dei crimini di guerra e dei campi di lavoro gestiti dalle armate del Sol Levante sono ancora presenti, e l’atteggiamento nazionalista dell’attuale Ministro suscita critiche e timori. I giapponesi stessi sono scettici, temendo di trovarsi incastrati, come successo a molte nazioni europee (Italia compresa), nelle guerre degli USA in giro per il mondo. Tuttavia la minaccia dell’espansionismo cinese fa paura, forse abbastanza da scatenare un’ennesima, inutile, corsa alle armi, che a oggi ha portato ad un aumento del 4000% (!!!) del budget di difesa della Repubblica Cinese. Se si aggiunge l’espansione economica e il bisogno che la Cina ha delle risorse nascoste sotto il conteso Mar Cinese, si hanno tutti gli elementi per una catastrofe.  Proprio per questo in questi mesi si assiste a un ulteriore riavvicinamento degli Stati Uniti al Giappone e agli alleati asiatici in generale, parte di un più ampio piano di Obama per contenere l’espansionismo cinese, e possibilmente sventare una nuova, inutile e sanguinosa guerra.

 

Picture credits: Issei Kato - Reuters

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Articolo pubblicato il 30/04/2015