La lega Nord è il primo Partito del nord?

Il Direttore risponde al nostro lettore Marino Bertolino

Egregio Direttore,

perchè continuano chiamare Lega Nord un partito politico che NON è il primo partito del nord, che ha governato a Roma senza fermare l'immigrazione selvaggia, ha governato la Regione Piemonte in modo da far venire i "brividi" ai propri militanti e ora sta governando in Veneto e in Lombardia con l'appoggio del Cavaliere senza cavallo. 

E Salvini da dove è uscito?

Prima era nelle retrovie e adesso è spuntato come il Salvatore del Carroccio portando la Lega, che NON prende più i voti dei leghisti, verso la Destra e presentandosi in tutti i programmi TV come "unico" riferimento della Lega Nord. 

Questa NON è più la Lega Federalista, ma qualcosa di diverso che con il nord e la Padania a poco da spartire.

 

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Innanzitutto, buon pomeriggio a Lei.

Dalla Sua critica pungente, e paraltro legittima, verso la Lega Nord traspare una insoddisfazione verso un partito che, a quanto Lei asserisce, ha perso quell'egemonia "nordista" alle basi della sua origine.

Come in tutti i partiti politici sui quali infuria, a chi più e chi meno, il "ciclone della purificazione" anche in esso è in corso di maturazione quel cambiamento che vuole sì conservare la matrice originaria senza tuttavia trascurare un nuovo orientamento che vuole coinvolgere la nazione intera ottenendo positivo riscontro anche laddove, fino a ieri, non riusciva nemmeno ad esprimere i propri progetti.

Orbene, Lei mi insegna che è molto più facile esprimersi a 360° nel contesto locale mentre quando si giunge al confronto nazionale con le altre forze politiche la mediazione è d'obbligo. E lo si fa, o meglio si dovrebbe fare,  nell'interesse della gente in generale e non soltanto di chi ha espresso il consenso in cabina elettorale verso uno schieramento piuttosto che verso un altro.

Per cui a chi si sta adoperando per unificare la comunione di intenti va il massimo rispetto; certo Le devo dare atto che la "macchia d'olio" del buonismo di facciata non è stata circoscritta in maniera determinante mentre "cadevano le prime gocce", per cui oggi ci ritroviamo a dover subire ciò che altri hanno deciso o stanno continuando a decidere per noi.

Ma questo è il senso della democrazia, o meglio di quel permissivismo mal celato da una "democratica tolleranza". Per cui puntare il dito serve solo ad inasprire gli animi di coloro i quali stanno tentando di ricostruire un passato che deve pur cedere a talune "circostanze storiche" imposte dall'evoluzione dei popoli; è l'unico sistema per trovare la "quadra" e poter continuare sulla strada del miglioramento complessivo di un esistere per tutti e non soltanto per se stessi.

Certamente gli ultimi avvenimenti politicoreligiosi hanno messo in allarme il mondo intero dando anche il là a quelle forze politiche che vedono nell'intransigenza di alcuni la causa della violenta ed incivile reazione di altri. Ma qui si apre un altro delicatissimo fronte che, se vogliamo, è direttamente proporzionale al precedente.

Matteo Salvini, che Lei si chiede "da dove è uscito", è, a mio parere, il nuovo che vuole confermare la paternità territoriale aprendola a coloro che hanno le famose "carte in regola" per poterla frequentare e cioè una dignità fatta di lavoro, diritti ma anche di doveri il che troppo spesso viene messo colpevolmente in second'ordine.

Niente di particolare, quindi, se non l'aver raccolto una "patata bollente" difficile da far digerire a tutti, ma che vuole il rispetto delle identità di popolo al di sopra di quelle politiche, una difesa delle proprie radici storiche e religiose che rivendicano tradizioni consolidate nel tempo.

In merito alle nuove alleanze, penso che Matteo Salvini sappia bene ciò che sta facendo mettendosi in gioco in prima persona e non mandando avanti gli altri dopo aver scatenato il malcontento generale.

Chiudo, a quest'ultimo proposito, ricordando un famoso detto, guarda caso, piemontese e caro all'intramonatbile Gipo Farassino che recita: " A fan cume cui 'd San Damian cà tiru la prìa e scundu la man" (fanno come quelli di San Damiano che tirano la pietra e nascondono la mano).

Voglia gradire i miei più cordiali saluti.

                                                 

                                                                             Massimo Calleri

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Articolo pubblicato il 11/04/2015