'Nu Ciro e 'na maglietta (granata)

ESSER GRANATA VUOL DIRE FEDE E AMORE: il punto su un giocatore che ha capito e non ha dimenticato cosa voglia dire giocare nel TORO

Minestra riscaldata” o “Cavallo di ritorno”?

Il web e i giornali sono pieni di queste definizioni, riguardo chiaramente al ritorno di Ciro Immobile sotto la Mole.

Sarà per esperienza personale, anche se non calcistica, di vita vissuta, passata ma soprattutto presente, il motivo per cui preferisco considerare una terza opzione: la scoperta di quello che è l’unico e vero amore della propria vita.

Un anno e mezzo fa il ragazzone di Torre Annunziata aveva svestito la maglia granata per indossare quella giallo-nera del Borussia Dortmund (“Ciro non andare a Borussia...resta in Italia...” parole e musica del mitico Massimo Mauro davanti alle telecamere di Sky Calcio), attratto non dico dal “calcio che conta” ma dalla Champions League: probabilmente mal consigliato dal suo entourage, considero i procuratori il vero male del calcio, ha vissuto una stagione pessima, fatta di poche presenze ed altrettanto poche reti.

Ancora peggio è andato a Siviglia negli ultimi sei mesi, dove è finito in prestito dalla squadra tedesca.

Ora il ritorno a Torino, naturalmente in maglia granata, dopo diciotto mesi esatti e ventitrè reti, rimaste ben impresse nella mente di noi tifosi del Toro, una per una.

Toro dove ritrova l’unico allenatore che è stato in grado di farlo giocare al meglio e una piazza che lo ha ri-accolto a braccia aperte.

Come nel caso di Fabio Quagliarella, per altro.

A proposito di questo...dando una rapida occhiata alle squadre dove ha militato Immobile precedentemente, si evince che in caso di rete segnata, non dovrebbe esultare soltanto contro il Genoa (ma i precedenti, anzi “il”precedente, 13/4/2014, parla chiaro) e contro la compagine che gioca a Venaria: a quanto pare l’interessato ha già detto che che in caso di rete nel Derby si guarderà bene dal...non esultare...

Questione di carattere o forse più semplicemente di rispetto per i tifosi e per la maglia per cui si gioca.

Ciro Immobile torna al Toro esattamente all’inizio del girone di ritorno: diciannove partite dove può tornare ad essere se stesso, a suon di goal, a dare una mano al Toro per farlo risalire ad una posizione di classifica più consona e magari comporre con Andrea Belotti un tandem d’attacco che può fare davvero le nostre fortune, presenti e future.

Senza dimenticare la Nazionale, dove è arrivato solo giocando nel Toro.

Spetterà a Mister Ventura valutare la condizione psico-fisica del giocatore e decidere se buttarlo subito nella mischia, a partire da Sabato col Frosinone, ma ho fiducia di vederlo presto in campo a sfondare nuovamente le reti avversarie.

Un collega de “La Stampa”, Paolo Brusorio, in un articolo sostiene che: “...il Toro ha bisogno di Immobile più di quanto Immobile abbia bisogno del Toro...”.

Non la penso esattamente così: la squadra ha bisogno del calciatore, certo, ma il calciatore ha senz’altro più bisogno della squadra; una squadra, ma soprattutto un allenatore, il tanto bistrattato Mr. Libidine, che nel ricostruire i giocatori è un vero maestro.

Due note a latere.

La prima: a questo punto il destino di Fabio Quagliarella pare segnato, senza rimpianto e senza rimorso, salvo clamorose conferme, come quello di Amauri, ormai un ex giocatore, e forse quello di Martinez, e qui personalmente avrei qualche rimpianto. Una vera e propria rivoluzione del reparto attaccanti che potrebbe portare solo dei benefici alla squadra.

La seconda: c’è un altro attaccante alquanto attapirato e bistrattato sulle sponde del Naviglio, che forse ha finalmente capito che “il calcio che conta” l’aveva già a disposizione un anno e mezzo fa e che probabilmente farebbe carte false per tornare indietro nel tempo con la Delorean di Doc Emmett Brown.

Ma ve lo immaginate che tridente...?!?

In ogni caso, bentornato a casa Ciro, ma occhio a non ripetere gli errori del recente passato: sbagliare è umano, perseverare...

F. V. <3 G.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 14/01/2016