Tori, tigri e cavalli (di ritorno)

ESSER GRANATA VUOL DIRE FEDE E AMORE: commenti e considerazioni sulla chiusura della seconda fase di preparazione del Torino FC in Austria

Si chiude con un bilancio decisamente positivo, vittoria contro l'Hull City (2-1), la seconda fase della preparazione in terra d’Austria: due vittorie, un pareggio e parecchi spunti di riflessione, senza dimenticare la (meritata) vittoria contro il Benfica, seppur ai rigori, con la conquista della Eusebio Cup.

 

Certo non siamo più abituati a certi risultati: l’anno scorso avremmo sicuramente perso per differenza reti il triangolare con l’Atletico Pizzighettone e lo Sporting Roccacannuccia, sorbendoci poi le prediche del “vate” genovese riguardo alle sconfitte beneauguranti e contemplate da un preciso e voluto “percorso di crescita”.

 

Quest’anno tira un vento nuovo, per fortuna, ce ne siamo accorti tutti e fin da subito.

 

Primo: l’approccio alle partite.

La squadra scende in campo decisamente trasformata e con un piglio diverso: corsa, pressing, lanci in profondità, azioni palla al piede sulle fasce e cattiveria, parecchia, nei tackles e non solo.

Roba d’altri tempi, mai vista negli ultimi cinque anni.

 

Secondo: i giovani.

Tanti ragazzi mandati in campo dal tecnico serbo, contrariamente allo zero assoluto, ma proprio tale, perpetrato dal neo CT della Nazionale, nel quinquennio appena finito.

Una gioia e un orgoglio per tutti i tifosi, che da tempo aspettavano il cambio di trend, e naturalmente anche per la società, che vede finalmente premiato il lavoro fatto in questi ultimi anni nel settore giovanile.

 

Terzo: il mercato.

Sono arrivati, almeno in parte, i giocatori chiesti da Sinisa Mihajlovic e probabilmente ancora qualcosa si muoverà, sia in uscita, difficile “tagliare” comunque, perchè tutti si sono impegnati per mettere in crisi le scelte del mister; sia in entrata, dove a detta dello stesso allenatore, dopo il match contro gli inglesi, manca ancora qualcosa, a centrocampo e in difesa.

 

A proposito di mercato, voglio spezzare una lancia a favore dell’ultimo (per ora) arrivo, anzi ri-arrivo: Panagiotis Tachtsidis è un buon giocatore, e lo ha già dimostrato due anni fa. Certo, non è un fulmine di guerra, ma probabilmente, negli schemi del tecnico serbo, riuscirà a trovare la giusta dimensione; senza dimenticare che è un classe ’91, perfettamente in regola con le caratteristiche volute dal suo nuovo allenatore.

 

Per contro, la chiusura della preparazione pre-campionato segnala l’infermeria piena, con qualche caso da valutare, purtroppo, per bene: si sono registrati parecchi infortuni, sia di gioco, e questo è conseguenza della nuova mentalità, sia muscolari, e questo è probabilmente dovuto ai carichi di lavoro diversi dagli ultimi anni.

 

Mancano quindici giorni all’inizio del campionato e una settimana all’esordio in Coppa Italia, dove affronteremo la vincente fra Pro Vercelli e Reggiana: c’è tempo per recuperare gli infortunati e quindi presentare la squadra al meglio ai nastri di partenza.


Certo il passaggio del turno in Tim Cup è fondamentale.

 

Insomma, e non sono il solo a pensarla così, siamo sulla buona strada, abbiamo una squadra che cresce (non solo a parole e a sconfitte), un gioco (finalmente) e un tecnico che ha ripristinato due caratteristiche tipicamente granata, purtroppo messe in naftalina negli ultimi cinque anni: cuore e cojones.

 

F V <3 G 

 

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Articolo pubblicato il 06/08/2016