US Palermo vs Torino FC 1 - 4

ESSER GRANATA VUOL DIRE FEDE E AMORE: quattro cannoli siciliani e anche i rosanero finiscono KO

Tanta roba, tanto Toro: terza vittoria consecutiva, quinto risultato utile consecutivo, 17 reti segnate, secondo attacco del campionato (insieme alla  squadra di Venaria, ma guarda un po'), ma soprattutto terzo posto in classifica.

E potrebbe essere addirittura meglio, se non si fossero già persi per strada punti preziosi (la sconfitta di Bergamo brucia ancora, e mi fermo qui).

 

Sinisa Mihajlovic manda in campo al “Barbera” praticamente la formazione “tipo”, che ripropone, dopo l’assaggio col Bologna, il trio delle meraviglie in attacco (4-3-3): Hart; Zappacosta, Rossettini, Castan, Barreca; Benassi (cap), Valdifiori, Baselli; Iago Falque, Belotti Ljajic.

 

Dopo soli cinque minuti il Toro potrebbe essere già in vantaggio di due reti, ma per la regola del “goal sbagliato – goal subìto”, al 6’, il Palermo è in vantaggio grazie all’unica sbavatura difensiva dei nostri, di tutta la partita: Chochev insacca di testa un perfetto cross di Diamanti con Hart leggermente immobile  (scusate l’allusione) tra i pali.

 

Ma il Toro quest’anno è tosto, incazzato e non ha paura di nessuno: la squadra comincia a macinare gioco, a guadagnare metri di campo e per il Palermo sono guai, e che guai.

Dal 25’ al 45’ si gioca ad una porta, quella rosanero, e sono tre pappinazze, una più bella dell’altra: due magie di Ljajic, da enciclopedia del calcio, il controllo di suola prima del tracciante che porta i granata in parità, e semplicemente spettacolare il diagonale del momentaneo 1-2.

Una bellissima azione corale, in pieno recupero, porta Benassi a insaccare il pallone del terzo goal e a farsi perdonare il clamoroso vantaggio sprecato dopo 5’ minuti, a tu per tu col portiere avversario.

Al 50’ Baselli fissa definitivamente il risultato, ribadendo in rete, in maniera un tantino rocambolesca, un perfetto cross di Iago Falque, stasera in grande spolvero.

Il resto è accademia, anche se in conferenza stampa questo "rilassamento" non è piaciuto al nostro allenatore, che pretende concentrazione ed intensità per tutti i novanta minuti di gioco.

Giusto e sacrosanto, ma permettetemi: per una volta, va bene così.

 

Una partita comunque quasi perfetta, dominata dal sesto minuto in poi, che proietta i granata in piena zona Europa League ma soprattutto che conferma che il Toro quest’anno c’è, eccome: mentalità offensiva, cattiveria agonistica, gruppo unito.

Caratteristiche che il vate genovese aveva messo nel dimenticatoio e che il tecnico serbo ha riportato prepotentemente alla luce.

 

Certo, il campionato è ancora lungo, ci sarà sicuramente da soffrire (del resto fa parte del nostro dna), ma questo è il Toro che vogliamo vedere, nel bene (come stasera, anzi da tre partite a questa parte), e nel male.

 

Manca solo una  cosa: che gli addetti ai lavori, in particolare i "soloni" del post partita, sia di Mediaset che di Sky, comincino a parlare dei meriti del Toro e non dei demeriti (o dei problemi) degli avversari.

Lo merita la squadra, lo merita la società, lo meritano i tifosi.

 

F V <3 G 

 

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Articolo pubblicato il 18/10/2016