Gli Immortali – Quattro matrimoni e un funerale

Capostipite delle commedie brillanti inglesi con Hugh Grant, il film di Mike Newell è un gioiello di comicità british ormai di culto

Anno: 1994

Titolo originale: Four Weddings and a Funeral

Paese: Regno Unito

Durata: 117 minuti

Genere: Commedia

Regia: Mike Newell

Sceneggiatura: Richard Curtis

Cast: Hugh Grant, Andie MacDowell, James Fleet, Simon Callow, Rowan Atkinson, Kristin Scott Thomas, John Hannah, Sophie Thompson, Corin Redgrave

La commedia brillante inglese, genere che da vent’anni a questa parte ha riscosso molti successi di critica e di pubblico, arrivando anche ad alti livelli con decine di titoli più o meno simili, ha un sicuro capostipite nel film diretto da Mike Newell nel lontano 1994, Quattro matrimoni e un funerale, entrato a pieno diritto nella lunga lista dei cult movies.

E’ stato il film britannico che ha incassato di più nella storia del cinema e ha aperto la strada a piccoli e indimenticabili capolavori quali Notting Hill, Il diario di Bridget Jones e sequel, Love Actually e i più recenti Funeral Party, Questione di tempo e Pride, fino a influenzare il cinema di oltreoceano.

Il film narra le avventure di un gruppo di amici inglesi che si incontrano ai matrimoni e al funerale del titolo; il protagonista è il timido scapolo Charles (interpretato da Hugh Grant), il quale al primo matrimonio incontra e si innamora dell’americana Carrie (Andie MacDowell), che rivedrà nelle successive occasioni. Quando il matrimonio sarà quello di Charles, chi sarà la sposa e come andrà a finire?

Charles è l’archetipo dei personaggi che hanno reso Hugh Grant il re della commedia (inglese e non), noto e amato universalmente; impacciato, pasticcione, affascinante ma poco abile nel tenersi una donna, sarcastico e capace di creare scompiglio nelle vite dei suoi amici ma in fondo adorabile, Charles è il padre spirituale del libraio innamorato di Julia Roberts di Notting Hill, del poco formale primo ministro di Love Actually e di molti altri.

Commedia pura, dai toni leggeri e impregnata di british humour, Quattro matrimoni e un funerale fa del romanticismo ironico la sua scelta di stile; pur trattando di amore, lo fa con una dose massiccia di sarcasmo perfettamente britannico, dissacrando e giocando con il concetto di matrimonio in un’epoca in cui era un’istituzione che contava ancora, con intelligenza, freschezza e senza mai cadere nella volgarità o in troppe romanticherie.

Persino il funerale dell’omosessuale Gareth, uno dei personaggi più spassosi del film, supplisce all’inevitabile drammaticità del momento con la discussione semiseria di Charles e dell’amico Tom sull’amore.

Alcune sequenze sono rimaste impresse nella memoria collettiva, come l’imbarazzante cerimonia celebrata da un giovane Rowan Atkinson, neo-pastore in difficoltà con i nomi degli sposi e della Santa Trinità, oppure Charles che al secondo matrimonio finisce seduto a un tavolo con tutte le sue rancorose ex fidanzate.

Il ricco cast è composto da attori che sono ora importanti interpreti internazionali; oltre a Grant, alla MacDowell e al già citato Atkinson, troviamo Kristin Scott Thomas nei panni dell’amica cinica, Simon Callow e John Hannah in quelli della coppia omosessuale, e i figli d’arte Sophie Thompson (figlia di Phyllida Law e sorella della più famosa Emma Thompson) e Corin Redgrave (fratello di Vanessa). Tutte le ottime interpretazioni mostrano come la formazione teatrale, bagaglio necessario per la maggioranza degli attori britannici, sia molto utile a formare dei bravi interpreti tout court, specie in produzioni corali come il film di Newell, dove la coordinazione tra i numerosi attori è fondamentale perché non ne risulti un pasticcio poco omogeneo.

Quattro matrimoni e un funerale riscosse un successo inaspettato, incassando 28 milioni di sterline nel solo Regno Unito, per un totale di 245 milioni di dollari in tutto il mondo.

La critica e il pubblico furono unanimemente conquistati dalla comicità irresistibile della pellicola, ed è tutt’oggi un punto di riferimento fondamentale per la commedia e per il cinema internazionale.

Se anche il film perse le candidature dell’Academy per l’Oscar come miglior film e miglior sceneggiatura (vinsero, rispettivamente, Forrest Gump e Tarantino per Pulp Fiction), i riconoscimenti non mancarono di certo, con quattro BAFTA come miglior film, miglior regia, miglior attore a Hugh Grant e miglior attrice non protagonista a Kristin Scott Thomas, un Golden Globe sempre a Grant, più numerosi altri premi, compreso quello alla miglior sceneggiatura della Writers Guild of America.

Una curiosità: tra le molte canzoni pop presenti nella colonna sonora, la versione di Love Is All Around interpretata dalla band scozzese Wet Wet Wet riportò la canzone degli anni Sessanta nelle classifiche inglese per settimane; trasformata in Christmas Is All Around, la canzone verrà ripresa nel 2003 per Love Actually, diventando una hit natalizia di dubbio gusto cantata dal personaggio di Bill Nighy.

Un film modello da (ri)vedere assolutamente, destinato a far ridere ancora per molti anni a venire.  

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Articolo pubblicato il 31/01/2017