A United Kingdom – l’amore che ha cambiato la storia

La coraggiosa storia vera di un principe africano e una donna inglese che sfidarono le convenzioni, vincendo sui pregiudizi

Anno: 2016 

Titolo originale: A United Kingdom

Paese: Regno Unito 

Durata: 105 minuti

Genere: Biografico, Drammatico

Regia: Amma Asante

Sceneggiatura: Guy Hibbert

Cast: David Oyelowo, Rosamunde Pike, Jack Davenport, Terry Pheto, Vusi Kunene, Tom Felton

La vicenda poco nota di una coppia mista in pieno colonialismo degli anni Quaranta è alla base di A United Kingdom – l’amore che ha cambiato la storia, nelle sale da qualche giorno.

Seretse Khama è il designato erede al trono del Bechuanaland (poi diventato Botswana); nel 1948 a Londra, dove si trova per terminare gli studi di giurisprudenza, conosce e si innamora di Ruth Williams, inglese e bianca. I due si sposeranno e raggiungeranno l’Africa, andando incontro alle strenue opposizioni sia del governo inglese, preoccupato di mettere a repentaglio i rapporti economici con il confinante Sudafrica, dove sta germogliando l’apartheid, sia dello zio di Seretse, reggente in carica, secondo il quale quel matrimonio inconsueto è un tradimento del ragazzo verso il proprio popolo. Determinati a stare insieme, Ruth e Seretse riusciranno ad averla vinta dopo anni di lotta, cambiando il corso della storia e migliorando il paese africano (governato tuttora da uno dei figli della coppia).

A United Kingdom è un film commovente dalle tematiche sociali di grandissimo impatto, quali il colonialismo, nella sua forma meno schiavizzante ma più subdola, e il razzismo, figlio del pregiudizio di tutte le epoche e tutti i paesi.

Il racconto del melodramma è piacevolmente asciutto; la vicenda è di certo narrata con l’edulcorazione tipica della forma cinematografica, ma laddove la storia d’amore e conseguenti sentimentalismi avrebbero potuto farla da padroni, il film è invece più focalizzato sul clima politico dell’epoca (a dispetto della terribile e assolutamente inutile aggiunta italiana al titolo).

L’inevitabile scontro derivante da un’unione non certo ben vista non è solo tra due paesi e due culture, ma anche e soprattutto tra la coppia e l’opposizione di entrambe le parti, famiglie comprese. L’impero coloniale britannico, preoccupato di turbare i rapporti d’interesse con il Sudafrica, tenterà con tutti i mezzi di impedire l’unione dei due, arrivando a esiliare Khama dal Botswana. E la tribù dei Bamangwato, la gente di Seretse, si rivelerà diffidente e straniata all’avere una regina bianca.

Uno dei momenti più emozionanti del film è il discorso accorato e sincero che Seretse fa al proprio popolo, rivolgendosi direttamente a loro e non al consiglio dello zio o ai vari inflessibili diplomatici britannici, un appello alla tribù di guardare oltre al colore della pelle della donna da lui amata, poiché con lei al suo fianco l’uomo potrebbe rivelarsi una guida migliore.

La regista britannica Amma Asante, nata da genitori ghanesi, aveva già affrontato il tema delle unioni interrazziali con l’acclamato La ragazzo del dipinto, storia della figlia meticcia di un ufficiale della marina inglese del XVIII secolo che sposò un francese, per il quale ottenne numerosi riconoscimenti.

David Oyelowo, inglese dalle origini nigeriane, offre un ottimo ritratto di un grande uomo e capo di stato, coraggioso e determinato a portare a termine il proprio compito di leader. L’attore è noto per aver interpretato Martin Luther King Jr. in Selma – la strada per la libertà. Rosamunde Pike, attrice di straordinario talento che dopo Gone Girl non ha più bisogno di dimostrare nulla, lo affianca in una performance emozionante e vibrante.

Molto bravi i sudafricani Terry Pheto e Vusi Kunene, nei panni della sorella e dello zio di Khama, come gli inglesi Jack Davenport e un irriconoscibile Tom Felton. L’attrice che dà vita all’ipocrita moglie inglese del diplomatico interpretato da Davenport è Jessica Oyelowo, moglie di David. Da notare la breve apparizione di Laura Carmichael (Lady Edith di Downton Abbey) come sorella della protagonista; ad osservare le foto della vera Ruth Williams, sarebbe stata più somigliante lei della Pike.

La bella colonna sonora swing che fa da sfondo ai primi minuti della pellicola e accompagna l’innamoramento dei due giovani, lascia spazio a suoni più evocativi quando i protagonisti si ritroveranno nelle immense pianure africane. Così come la fotografia, che dal grigiore della capitale inglese passa ad una tavolozza più calda, ai toni della terra.

 

Peccato, in un’edizione degli Oscar che conta moltissime nomination black, non averne intravista nemmeno una per questo film avvincente e a suo modo poetico, ben fatto e sorretto da una solida sceneggiatura e interpreti davvero eccellenti, storia di un uomo e una donna che riuscirono a cambiare in meglio il proprio mondo e la storia.


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Articolo pubblicato il 09/02/2017