Tratto dal romanzo autobiografico di Amos Oz, l’opera prima di Natalie Portman alla regia è un racconto di poesia e sofferenza
Anno: 2015
Titolo originale: A Tale of Love and Darkness
Paese: Israele, USA
Durata: 95 minuti
Genere: Biografico, Drammatico
Regia: Natalie Portman
Soggetto: Amos Oz (romanzo)
Sceneggiatura: Natalie Portman
Cast: Natalie Portman, Gilad Kahana, Amir Tessler, Alex Peleg
Tratto dal romanzo Una storia di amore e di tenebra, pubblicato da Amos Oz nel 2002, esce al cinema Sognare è vivere, prima opera da regista dell’attrice israeliana premio Oscar Natalie Portman.
Il film narra dell’infanzia di Oz nella Gerusalemme di fine anni Quaranta, insieme al padre Arieh, bibliotecario intellettuale e alla madre Fania, donna fragile dall’animo poetico che soleva raccontare storie avventurose al figlio. Quando viene istituito lo Stato d’Israele e scoppia la guerra civile, Fania non regge il confronto con la realtà e cade in una depressione annichilente; la porterà a un tragico epilogo, che segnerà il futuro dello scrittore.
Coraggioso esordio alla regia per Natalie Portman (dalla doppia cittadinanza israeliana-statunitense), che porta al cinema il racconto autobiografico dell’autore israeliano dopo una lunga gestazione; acquisiti i diritti del romanzo nel 2007, ha impiegato otto anni per scrivere la sceneggiatura e raccogliere fondi per realizzare un lungometraggio, dove figura anche come protagonista.
Uscito due anni fa in Israele e nel 2016 in altri paesi, il film arriva in Italia, Messico e Paesi Bassi solo adesso. Realizzato interamente a Gerusalemme e in altre location israeliane, per espresso volere della Portman è stato girato in lingua ebraica.
Il film è idealmente diviso in due parti: in un primo momento vediamo la vita quotidiana familiare, modesta ma serena, di una delle tante famiglie di origini ebraiche che in quegli anni fuggirono in Israele dall’Est Europa; poi, con la guerra cambiano gli equilibri famigliari, la madre amorevole e piena di storie da raccontare inizia ad accusare la monotonia della routine e cade in una depressione che si ripercuote inevitabilmente sull’intelligente figlioletto.
Sognare è vivere parla di maternità, dell’amore solido e sincero che lega un figlio a una madre anche quando questa non è più se stessa e tutte le certezze e le speranze di una vita vanno in frantumi. Parla dell’amore per il racconto, per la parola, che dalle favole materne ha germogliato in un profondo bisogno di narrare. Ma, come suggerisce criticamente il titolo, è anche una seria e angosciante riflessione sulla delusione che spesso ci sorprende all’avverarsi dei nostri sogni illusori e vagheggiati.
Natalie Portman è un’ottima Fania, per interpretare la quale ha dovuto lavorare molto per nascondere ogni traccia di accento americano dal suo ebraico. Gilad Kahana è Arieh, il padre dello scrittore e il piccolo, bravissimo Amir Tessler interpreta Oz da bambino. La versione anziana di Oz, che funge da narratore ai fatti che il film racconta, è interpretata da un attore in carne ed ossa e da un altro che presta la voce fuori campo. Sarebbe stato interessante avere il vero Oz a vestire i panni di se stesso e a raccontare la propria infanzia.
La fotografia dai toni neutri e rarefatti rende bene l’idea di un racconto rétro in un periodo storico non felice, sebbene sia un espediente cinematografico utilizzato fin troppe volte; il direttore della fotografia, il polacco S?awomir Idziak, ha collaborato con molte importanti produzioni internazionali.
Sognare è vivere è un film ambizioso e poetico a cui forse non avrebbe fatto male qualche sforbiciata, che amalgama bene la storia personale di Oz con la storia di un popolo intero. Portman regista è oscurata da Portman attrice, ma, non c’è dubbio, in questo suo primo lavoro si vedono eleganze registiche che non potrà che sviluppare oltre.
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Articolo pubblicato il 23/06/2017