“The Post” – Spielberg e i Pentagon Papers

Il dramma storico-politico con Meryl Streep e Tom Hanks racconta il ruolo del Washington Post nella rivelazione dell’implicazione del governo statunitense nella guerra in Vietnam

Anno: 2017 

Titolo originale: Id.

Paese: USA

Durata: 116 minuti

Genere: Drammatico, Politico, Storico, Biografico

Regia: Steven Spielberg

Sceneggiatura: Liz Hannah, Josh Singer

Cast: Tom Hanks, Meryl Streep, Sarah Paulson, Bruce Greenwood, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, Matthew Rhys, Alison Brie

Diretto da Steven Spielberg e interpretato da Tom Hanks e Meryl Streep, The Post era uno dei film più attesi della stagione, ma anche uno di quelli meno presi in considerazione da tutti i premi cinematografici dell’anno, a ragion veduta.

Nel 1971, seguendo la scia del New York Times, il Washington Post rivela la scottante verità contenuta nei Pentagon Papers, settemila pagine di un rapporto segreto che svelano il ruolo politico e militare degli Stati Uniti nell’odiata guerra in Vietnam, una rete di bugie coperta da ben quattro presidenze. L’editore del Post Katharine Graham (Meryl Streep) e il suo direttore Ben Bradlee (Tom Hanks) decidono coraggiosamente di pubblicare lo scandalo, consapevoli di rischiare non solo la prigione ma il futuro dell’intero giornale, minacciato dall’ostracismo della Casa Bianca di Nixon.

Ideale prequel di Tutti gli uomini del presidente (le ultimissime immagini del film alludono allo scandalo Watergate), The Post racconta del primo grande colpo inferto all’amministrazione Nixon da parte di un quotidiano sino ad allora relegato al ruolo di giornale locale, portato avanti con passione dall’editrice Katharine “Kay” Graham e dal direttore Benjamin C. “Ben” Bradlee, lo stesso carismatico reporter che diventerà universalmente conosciuto per aver guidato il giornale durante il Watergate.

Spielberg ha rivelato di aver temporaneamente sospeso la lavorazione di un altro progetto per girare in fretta The Post, e guardandolo non è difficile capire perché; sebbene il film sia ambientato nei primi anni Settanta, i riferimenti a un presidente dispotico che tenta di calpestare i media e di fuorviare l’opinione pubblica hanno un’ovvia risonanza contemporanea.

“L’unico modo per proteggere il diritto di pubblicare è pubblicare è la battuta che esemplifica perfettamente l’anima di The Post, pellicola tesa a raccontare la storia del coraggio del giornalismo e il suo ruolo nello smascherare una delle più grandi mistificazioni della storia americana.

Le vicende narrate sono estremamente interessanti, specie in luce del parallelismo con la storia contemporanea di cui sopra. Il problema è la banalità con cui queste vengono trattate, unitamente alla percepibile lentezza che rende le due ore del film eccessive per dipanare la trama. Film sul giornalismo, sui suoi meccanismi e cliché ne abbiamo visti tanti, e purtroppo The Post non si distingue né per novità né per carisma. Soprattutto, dispiace che il racconto del frenetico lavoro di una squadra per far venire fuori la verità in pochissime ore venga traslato in un film che di frenetico ed elettrizzante ha ben poco.

Alla fine della visione rimane il rimpianto per il film che sarebbe potuto essere, visto il materiale e le firme autorevoli di regia, sceneggiatura e cast. Spielberg dirige a partire dalla sceneggiatura di Liz Hannah e Josh Singer, quest’ultimo già autore di un altro film sul giornalismo, Il caso Spotlight, per il quale vinse un Oscar.

Se tralasciamo l’introduzione (quanta originalità nell’accompagnare immagini della guerra in Vietnam a una canzone dei Creedence Clearwater Revival…), anche la scelta di girare tutto nei brulicanti interni anni Settanta del giornale e delle abitazioni dei personaggi è vincente, aiutata dall’ottima fotografia di Janusz Kaminski.

I due attori protagonisti giganteggiano. Inutile dire che Meryl Streep è magnifica; assistiamo alla graduale crescita del suo personaggio, a come Kay surclassa intelligentemente politici e banchieri che la escludono poiché donna prendendo le redini del giornale e lanciandolo nel successo. Tom Hanks è altrettanto superbo nel ritrarre Bradlee, figura scorbutica e sardonica ma idealistica nella passione per il proprio lavoro.

La colonna sonora è come sempre firmata da John Williams, arrivato alla ventottesima collaborazione con Spielberg.

The Post è un film interessante, bello da guardare e interpretato eccellentemente ma, in definitiva, lento e insoddisfacente.

 

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Articolo pubblicato il 10/02/2018