Mondovė(CN) L’Alba del Classicismo

Prosegue il Festival dei Saraceni, la rassegna dedicata al repertorio preromantico pių antica del nostro paese

Il Festival dei Saraceni prosegue sabato 7 luglio alle ore 21 nella suggestiva cornice della Sala Ghislieri di Mondovì, con l’attesissimo concerto dell’Academia Montis Regalis diretta da Enrico Onofri, uno dei violinisti e direttori più interessanti e acclamati del panorama barocco internazionale. Il programma è imperniato sugli esordi del Classicismo, lo stile che avrebbe raggiunto vertici di straordinaria grandezza con Franz Joseph Haydn e Wolfgang Amadeus Mozart.

Anche se in genere si fa coincidere con il 1750, data “rotonda”, che ha anche il pregio di coincidere con la scomparsa di Johann Sebastian Bach, la transizione tra il Barocco e il Classicismo fu un passaggio molto più sfumato e legato a una complessa serie di fattori sia storici sia artistici, tra i quali vanno citati un prepotente ritorno di fiamma per l’elegante linearità dell’architettura greca e romana, che ebbe tra i suoi massimi fautori il tedesco Johann Joachim Winckelmann.

Questa evoluzione stilistica ebbe in ambito musicale parecchie conseguenze, tra cui la progressiva scomparsa del basso continuo, elemento fondamentale dell’epoca barocca, l’allargamento delle compagini orchestrali, con l’aggiunta in pianta stabile di un numero sempre maggiore di strumenti a fiato, come gli oboi, i flauti, i corni, i fagotti e i clarinetti, e un’enfasi sempre maggiore sulle opere strumentali.

In particolare, verso la metà del XVIII secolo si assistette alla vertiginosa ascesa della sinfonia, intesa come brano orchestrale diviso in tre o quattro movimenti dall’andamento contrastante e non più – come era avvenuto fino ad allora – come breve introduzione a un’opera teatrale.

Si calcola prudentemente che tra il 1740 e i primi anni del XIX secolo in Europa siano state composte oltre 18.000 sinfonie – gran parte delle quali cadute nell’oblio sui polverosi scaffali di remote biblioteche – con alcuni compositori che diedero un generoso contributo a questa vasta messe di opere, tra cui Franz Joseph Haydn, autore di (almeno) 104 sinfonie di pregevole fattura e dallo stile che spazia dalle influenze italiane della fase giovanile al tempestoso Sturm und Drang del periodo centrale, per arrivare alla raffinata scrittura dei suoi ultimi capolavori, le dodici Londinesi, opere scritte negli ultimi anni del XVIII secolo, che posero formalmente fine al glorioso mezzo secolo del Classicismo viennese, passando idealmente il testimone a Ludwig van Beethoven.

Per quanto nell’immaginario collettivo sia legata alla Vienna di Haydn e Mozart, la sinfonia vide la luce in Italia grazie a Giovanni Battista Sammartini, una paternità su cui si continua a discutere, ma che può contare sull’avallo di un autorevole testimone dell’epoca, il compositore boemo Josef Myslivecek, che dopo avere ascoltato alcune sinfonie del compositore milanese scrisse: «Ho scoperto il padre dello stile di Haydn» (il quale – peraltro – non tardò a smentire vigorosamente questa asserzione).

Di Sammartini ci sono pervenute circa settanta sinfonie, che nella maggior parte dei casi si spingono oltre il modello dell’ormai obsoleta ouverture italiana, basandosi su un modello di forma-sonata che nel giro di pochissimi anni sarebbe stato portato a un livello di vertiginosa perfezione. Grazie a queste caratteristiche, a una fresca vivacità e a una intensa vena melodica la Sinfonia in la maggiore J-C 62 può essere considerata l’anello di congiunzione ideale tra il Barocco e il Classicismo.

Nato nel 1695, Giuseppe Sammartini condusse una vita diametralmente opposta rispetto a quella di suo fratello minore Giovanni Battista. In primo luogo fu più un virtuoso di oboe che un compositore – per quanto ci abbia lasciato una discreta produzione e molte opere siano andate perdute – in secondo luogo si dimostrò meno innovativo del fratello, rimanendo legato a stilemi concertanti di chiara matrice barocca (come si può notare nel Concerto in sol minore per due violini, archi e basso continuo op. 4 n. 3), e per finire trascorse gran parte della sua carriera a Londra – anche nell’orchestra di Händel – a differenza di Giovanni Battista, che a quanto pare lasciò Milano solo una volta per recarsi a Lodi.

Anche conosciuto con il soprannome di Buranello, dal nome dell’isola della Laguna veneta in cui vide la luce, Baldassare Galuppi si mise in luce soprattutto in ambito vocale, grazie ai numerosi lavori sacri che compose per la Basilica di San Marco e per le bellissime – e misconosciute – opere teatrali basate sui brillanti libretti del suo contemporaneo Carlo Goldoni. Sotto l’aspetto stilistico, Galuppi fu con la sua scrittura morbida ed elegante l’ultimo grande esponente della Serenissima, che nel 1797 – dodici anni dopo la scomparsa del compositore – avrebbe perso con il Trattato di Campoformio la sua millenaria indipendenza.

In conclusione non potevano mancare Mozart e Haydn, i due Dioscuri del Classicismo viennese, per l’occasione rappresentati rispettivamente dal Divertimento in re maggiore K.136, un’opera in tre movimenti in scala cameristica ma dal respiro sinfonico composta dal grande Salisburghese ad appena sedici anni, e dal Concerto in sol maggiore per violino e orchestra, una pagina brillante e ricca di vita, che consente di scoprire un lato poco noto della personalità artistica del buon papà Haydn.

 

Programma della serata

L’alba del Classicismo

 

I Giovani dell’Academia Montis Regalis

Enrico Onofri, violino e direzione

 

Giuseppe Sammartini (1695-1750)

Concerto in sol minore per due violini, archi e basso continuo op. 4 n. 3
Andante sostenuto – Allegro – Sarabanda – Allegro ma non tanto e grazioso

Baldassare Galuppi (1706-1785)

Concerto n. 3 in re maggiore per due violini, archi e basso continuo
Maestoso – Allegro – Andantino
 

Giovanni Battista Sammartini (1700/01-1775)

Sinfonia in la maggiore per archi e basso continuo J-C 62
Presto – Andante – Presto assai


Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)

Divertimento in re maggiore KV136
Allegro – Andante – Presto
 

Franz Joseph Haydn (1732-1809)

Concerto in sol maggiore per violino e orchestra Hob.VIIa:4
Allegro moderato – Adagio – Allegro

 

 

Fotografie: TargatoCN

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Articolo pubblicato il 06/07/2018