Una interessante proposta didattica organizzata dall’Academia Montis Regalis e dal Centro Studi sulla Cantata Italiana.
Tra il 28 novembre e il 1° dicembre nella maestosa cornice di Villa Mondragone di Monte Porzio Catone ha avuto luogo una masterclass sulla cantata del XVII secolo tenuta dal soprano Roberta Invernizzi, una delle interpreti più apprezzate a livello internazionale del repertorio vocale barocco.
L’iniziativa faceva parte del vasto progetto di valorizzazione della cantata italiana concepito da chi scrive e dalla professoressa Teresa Gialdroni, docente associata dell’Università di Roma-Tor Vergata, che è stato realizzato in stretta collaborazione dall’ente capofila Academia Montis Regalis di Mondovì, dal Centro Studi sulla Cantata Italiana (Università di Roma-Tor Vergata, Siena e Pavia-Cremona) e da un pool di festival di tutta Italia con il contributo del Ministero della Cultura.
Oltre alla masterclass, il progetto prevede diverse altre iniziative – tra cui la registrazione di due dischi che verranno pubblicati dalla prestigiosa etichetta tedesca CPO e la realizzazione di un sito web interamente dedicato alla cantata – che mirano a creare una sorta di filiera virtuosa, che parte dalla catalogazione dei manoscritti delle cantate custoditi negli archivi di tutta Europa (consultabili nel database Clori. Archivio della Cantata Italiana consultabile all’indirizzo https://cantataitaliana.it), per arrivare al lato didattico con corsi organizzati in diversi conservatori del nostro Paese e agli aspetti concertistico e discografico, che permettono di raggiungere il pubblico degli appassionati.
La masterclass era rivolta ai cantanti desiderosi di approfondire l’affascinante repertorio della cantata; tra di essi sono stati scelti sette candidati, che nei quattro intensi giorni di studio hanno approfondito con la docente – che ha potuto contare sulla preziosa collaborazione della clavicembalista Elisabetta Ferri e del violoncellista Francesco Mattacchione – gli innumerevoli aspetti della prassi vocale in auge nel XVII secolo in grado di garantire un’interpretazione storicamente informata di pagine scritte quattro secoli fa.
Uno degli elementi su cui si è insistito maggiormente è la necessità di fare aderire il più possibile la linea vocale ai versi, in modo da creare nell’ascoltatore l’immagine più realistica possibile del contenuto del testo, uno degli aspetti più caratteristici dell’arte secentesca, per troppo tempo sminuito come una vacua ricerca di facili effetti dal sapore pseudoteatrale, lontani anni luce dal gusto moderno. Grazie alle illuminanti indicazioni della docente, le cantate oggetto di studio hanno invece assunto un’impressionante drammaticità, in grado di conquistare anche gli uomini e le donne del XXI secolo.
Al termine della masterclass, grazie alla fattiva e generosa collaborazione della professoressa Marcella Pisani – presidente del Centro Congressi e Rappresentanza Villa Mondragone – si è tenuto il concerto conclusivo degli allievi, che ha permesso al pubblico presente di scoprire la sorprendente varietà del repertorio vocale profano del XVII secolo.
La prima parte del concerto era interamente dedicata a Claudio Monteverdi, eccelso compositore cremonese, di cui il 29 novembre tutti i partecipanti alla masterclass hanno ricordato con commozione il 380° anniversario della scomparsa.
Il primo brano in programma era Interrotte speranze, un duetto su versi di Giovanni Battista Guarini eseguito con maliosa intensità dai mezzosoprani Margherita Scaramuzzino ed Emma Alessi Innocenti, seguito da Se pur destina, “partenza amorosa” in genere rappresentativo del Settimo Libro de’ Madrigali cantato con molta espressività dal tenore Mauro Cristelli e da Come dolce hoggi l’auretta, terzetto su testo di Giulio Strozzi pubblicato postumo nel Nono Libro de’ Madrigali del 1651, che ha visto protagoniste i soprani Maria Chiara Forte e Giulia Ferraldeschi e il mezzosoprano Emma Alessi Innocenti.
L’itinerario nella produzione di Monteverdi è poi proseguito con la splendida Lettera amorosa (Se i languidi miei sguardi; versi di Claudio Achillini) interpretata con coinvolgente trasporto da Margherita Scaramuzzino, l’ammiccante duetto Bel pastor (Nono Libro de’ Madrigali; versi di Ottavio Rinuccini), che ha permesso a Maria Chiara Forte e a Mauro Cristelli di rivelare al pubblico un imprevedibile lato umoristico del grande compositore cremonese, alle prese con le contrapposte visioni dell’amore di uomini e donne, e si è chiuso con il Lamento di Arianna (Lasciatemi morire; Sesto Libro de’ Madrigali, versi di Ottavio Rinuccini), una delle pagine più note dell’intera letteratura vocale del XVII secolo, eseguita con accesa carica drammatica dal soprano Laura Bevacqua.
La seconda parte del programma è stata inaugurata da Sweeter than roses di Henry Purcell, che ha permesso di contestualizzare meglio la produzione vocale italiana con la luce sfolgorante di uno dei song più famosi del compositore morto nel 1695 a soli 36 anni e passato alla storia con il soprannome di Orpheus Britannicus, che è stato reso con grande proprietà stilistica da Giulia Ferraldeschi.
Il brano successivo interpretato con ispirata eleganza da Maria Chiara Forte ha fatto sconfinare di qualche anno il programma nel Settecento, presentando il recitativo iniziale e la prima aria della vasta cantata Tu fedel? Tu costante? composta da Georg Friedrich Händel durante il proficuo soggiorno romano, che gli consentì di sciacquare i panni nel Tevere con alcuni dei più grandi autori dell’epoca come Alessandro e Domenico Scarlatti e Arcangelo Corelli, prima di partire nel 1711 alla conquista di Londra, principale centro operistico europeo dei primi tre decenni del XVIII secolo.
Il concerto si è chiuso ufficialmente con due brani di Barbara Strozzi, figlia adottiva del citato poeta Giulio Strozzi, che si distinse sia come cantante sia come apprezzata compositrice, come testimoniò il poeta genovese Gian Vincenzo Imperiale, che nel 1635 scrisse «La sera s’andò in casa del Signor Giulio Strozzi, uomo di gran lettere, ove si sentì una sua figliuola adottiva cantar di musica con tant’arte, che fu stimata una delle Muse di Parnaso».
Dalla raccolta I diporti di Euterpe (1659) è stata scelta la cantata Fin che tu spiri, eseguita con suffuso lirismo da Emma Alessi Innocenti, seguita da Le tre Grazie a Venere (Primo Libro de’ Madrigali; 1644), un terzetto interpretato con una vena di morbida sensualità da Giulia Ferraldeschi, Laura Bevacqua e Margherita Scaramuzzino.
Come bis si è tornati a Monteverdi, con il coro conclusivo dell’opera Orfeo, che ha visto le sei partecipanti alla masterclass (mancava il soprano Carmen Petrocelli per impegni inderogabili) cantare con la docente Roberta Invernizzi, un gradito viatico – lo auguriamo a tutte – a una carriera ricca di soddisfazioni.
La fotografia di Roberta Invernizzi è opera di Theresa Pewal.
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Articolo pubblicato il 10/12/2023