Jacques Offenbach, il Mozart degli Champs- Elysées

L’etichetta tedesca pubblica due poco note operette in un atto di Jacques Offenbach.

«Salut aux opérettes de M. Jacques Offenbach!»: con questa entusiastica frase il critico della celebre rivista musicale parigina Le Menestrel accolse nel 1855 la serata inaugurale del Théâtre des Bouffes-Parisiens sotto la bacchetta del compositore Jacques Offenbach, proseguendo in maniera non meno enfatica affermando: «D’ora in poi, questo teatro sarà lo scrigno dei tesori musicali di Monsieur Offenbach».

 

Sebbene fosse situato in una zona periferica, che all’epoca coincideva con i confini della capitale francese, questo teatro poteva vantare una posizione veramente ideale, in quanto si trovava di fronte all’ingresso principale della sede dell’Esposizione Universale, che nell’estate 1855 aveva permesso all’impero francese di lasciare a bocca aperta per la meraviglia tutto il mondo. Quell’anno Parigi venne infatti letteralmente invasa da persone provenienti da ogni parte del mondo, che tributarono un vero trionfo non solo all’imperatore Napoleone III, ma anche all’emergente compositore Jacques Offenbach.

 

La CPO arricchisce il proprio catalogo con Le Violoneux e Le 66, due nuove operette in un atto che Offenbach scrisse per il Théâtre des Bouffes-Parisiens sugli Champs-Elysées e che oggi vengono presentate in un’interpretazione rigorosamente filologica da un cast di solisti di altissimo livello e del celebre ensemble di strumenti originali Kölner Akademie diretto come sempre da Michael Alexander Willens.

 

Il 31 agosto 1855 il sipario si aprì su Le Violoneux, operetta definita sul frontespizio “légende bretonne” e basata su un libretto firmato da Eugène Mestépès ed Émile Chevalet, che venne salutata con unanime entusiasmo dal raffinato pubblico dell’Esposizione Universale. Oltre che dalla splendida musica di Offenbach, questo trionfo fu in gran parte ottenuto grazie alla giovane Hortense Schneider, che seppe conquistare il pubblico con la sua innocente interpretazione del personaggio di Reinette e che pochi anni più tardi sarebbe diventata l’incontrastata regina dell’operetta, ricoprendo i ruoli che Offenbach componeva su misura per lei.

 

Dopo la fine dell’Esposizione Universale il successo di Offenbach proseguì nei quartieri d’inverno situati in un’ala del Passage Choiseul, dove il Théâtre des Bouffes-Parisiens si trova ancora oggi. Come sede degli allestimenti estivi continuò invece a essere utilizzato il teatro degli Champs-Elysées, dove il 31 luglio del 1856 fu tenuta a battesimo una nuova operetta su libretto di Philippe Pittaud de Forges and Laurencin dall’insolito titolo di Le 66.

 

Anche in questo lavoro Offenbach fece largo uso di un pittoresco colore locale. In particolare, se i tumultuosi ritmi di danza di Le Violoneux apparivano già più tradizionalmente bretoni di quelli che in quell’epoca si potevano ascoltare nella stessa Bretagna, la Tyrolienne di Le 66 traduce fedelmente in musica gli stereotipi che il pubblico francese del XIX secolo aveva «de l’Allemagne», per citare Madame de Staël.

 

In effetti, i brani «nello stile del territorio» che si possono ascoltare in Le Violoneux e in Le 66 sono permeati di un fascinoso esotismo musicale che esercitò una duratura influenza sul teatro musicale francese del XIX secolo. Sotto questo aspetto, non si può che rimanere stupiti dal fatto che alcuni temi di Le Violoneux ricordino nitidamente gli inni da sinagoga che eseguiva nella zona di Colonia il Cantor Isaak Offenbach, padre del compositore.

In ogni caso, a rendere il complimento più lusinghiero a colui che oggi è considerato l’inventore dell’operetta fu probabilmente Gioachino Rossini, che si spinse al punto da definire Offenbach “il Mozart degli Champs-Elysées”.

 

 

JACQUES OFFENBACH (1819-1880)

le violoneux – le 66

Sandrine Buendia, Pierre-Antoine Chaumien, Armando Noguera

Kölner Akademie, Michael Alexander Willens, direttore

CPO555585 (CD alto prezzo)

 

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Articolo pubblicato il 18/10/2023