Torino - Luci ed ombre della Sanità Piemontese
Piero Bretto

Civico20News intervista il dottor Piero Bretto

 

Siamo agli ultimi giorni della campagna elettorale per il rinnovo del consiglio regionale del Piemonte.

La Sanità è il tema che interessa, preoccupa e coinvolge la totalità dei piemontesi. Ne parliamo con il dottor Piero Bretto, specialista in chirurgia vascolare che dal 1980 ha iniziato ad essere coinvolto nel programma trapianti renali e ne  ha effettuati centinaia da cadavere, vivente,  pediatrici, introducendo primo in Europa l’uso di reni marginali o di anziani mediante la tecnica del doppio trapianto. Inoltre il dottor Bretto è stato membro della Consulta Trapianti presso l’Istituto Superiore di Sanità dove ha stilato le linee guida della chirurgia vascolare dei trapianti renali.

Dottor Bretto, lei si presenta candidato per il consiglio regionale nella lista “SITAV, SILAVORO per il Piemonte nel cuore”, cos’ha ispirato la sua discesa in campo?

“Diventato chirurgo realizzando un sogno nato leggendo durante la mia adolescenza il libro” Le notti di Lisbona” di E.M. Remarque ed i libri di Cronin, dopo il ritorno da una esperienza negli Stati Uniti , ho iniziato a praticare la Chirurgia vascolare avendo come  maestro il prof. Roberto Ferrero che è stato il padre della Chirurgia vascolare piemontese e con i professori Vercellone (nefrologo)e Sesia (urologo) l’iniziatore del programma trapianti renali piemontesi nel 1981. L’anno precedente fui mandato ad Oxford presso il Prof .Morris,  padre della trapiantologia renale, per acquisire la tecnica chirurgica di tale procedura.

Da allora pur continuando la mia attività di chirurgo Vascolare ho iniziato il mio percorso nel campo dei trapianti renali fino a diventarne responsabile della componente chirurgica vascolare, quando il prof. Ferrero, è andato in pensione nel 1990. Il Centro di Torino è diventato negli anni un centro di eccellenza a livello non solo nazionale per l’ottimo lavoro di Equipe tra i componenti delle varie specialità coinvolte. Quindi dopo aver realizzato il sogno della mia vita sono amareggiato che le molte eccellenze della sanità piemontese siano offuscate dalla cattiva gestione delle risorse.

Negli ultimi anni ho letto critiche al nostro sistema sanitario regionale, anche ingenerose, perché nonostante l’attività dei clinici e degli operatori sanitari, in Piemonte ed a Torino in particolare abbia raggiunto parametri di sicurezza e affidabilità che ci invidiano in Europa, la percezione degli utenti, a ragione ,non è positiva. Così ho deciso di non stare alla finestra”.

Dopo tanti anni di esperienza quindi il suo parere sul livello dell’offerta sanitaria è chiaroscuro?

“Ribadisco il mio convincimento. Ottima didattica e preparazione da parte della nostra scuola medica che vanta antenati illustri da Ottorino Uffreduzzi ad Achille Mario Dogliotti, sino ai protagonisti ancora in campo come Giuseppe Piccoli e tanti altri; tuttavia il cittadino a ragione è portato a  giudicare dal prodotto finito. L’inefficienza del sistema e la burocrazia, svolgono purtroppo un ruolo negativo non indifferente. Potrei ribadire uno slogan altamente esplicativo: “Un’eccellenza mortificata”! 

Se lei, una volta eletto dovesse indossare i panni del Chirurgo del nostro sistema sanitario, come si comporterebbe?

“Inizierei a prendere in considerazione gli aspetti che disperdono energie e costi a svantaggio del cittadino. Realizzerei e potenzierei le cd “Case della salute” oggi solo reclamizzate, ove in ogni momento il cittadino potrebbe trovare un pronto soccorso sul territorio o una visita medica di emergenza, senza dover ricorrere, come oggi a strutture di eccellenza  sovente lontane da casa, che potrebbero così meglio assolvere alle vere emergenze che non sono un’escoriazione o un’indigestione, tanto per citare qualche esempio.

Così vorrei affrontare l’altro annoso bubbone delle  liste di attesa per visite ed esami e ricoveri, perché la causa delle storture del sistema non è solo da ricercarsi nella carenza di specialisti, ma soprattutto nelle loro irrazionale distribuzione, nelle pastoie burocratiche e nella incapacità di utilizzare in modo appropriato le risorse ovvero i  medici che non dovrebbero spendere la maggior parte del loro tempo in pratiche amministrative, a scapito della attività clinica o l’intasamento degli ospedali ad alta specialità con patologie minori o con lunghe degenze inappropriate che potrebbero essere trasferite in strutture periferiche dove la degenza costa giornalmente da un decimo  a un quinto in meno che nel grande ospedale” .

Quindi realtà come liste di attesa, code, quale fine farebbero?

“Investendo in una riorganizzazione informatica della sanità piemontese , che al momento anzichè favorire e velocizzare intralcia l’attività sanitaria a tutti i livelli, si potrebbero trovare soluzioni per snellire molti passaggi a favore sia del cittadino che dei sanitari”.

Per citare un esempio, dove riterrebbe d’intervenire a costo zero, ma con vantaggio immediato per il cittadino?

“Eliminare i doppioni, i passaggi antistorici imposti da una burocrazia che non si è accorta delle evoluzioni tecnologiche e, in taluni casi seguire i progressi ed i primi passi delle telemedicina.

Inoltre dopo la mia esperienza quarantennale nel pubblico e per breve tempo nel privato accreditato ho potuto constatare come in quest’ultimo vi fosse una capacità organizzativa maggiore che , potrebbe essere applicata anche nel pubblico a costo zero , se le risorse economiche ed umane venissero gestite in modo razionale su base produttiva”.

Per concludere dottor Bretto, se dalle colonne di Civico20 dovesse rivolgere un appello all’elettore cosa direbbe?

“Con il favore degli elettori, mi piacerebbe  poter essere coinvolto nella gestione della sanità piemontese perché, conoscendone le criticità sul campo potrei aiutare a rendere il sistema  più efficiente mediante un uso razionale delle risorse”.

Grazie dottor Bretto

 

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Articolo pubblicato il 20/05/2019