Eduardo e Cristina

Gianluigi Gelmetti dirige per la Naxos una scintillante edizione di una delle opere meno conosciute di Gioachino Rossini.

Scrivere un’opera in quattro e quattr’otto non è mai stato uno scherzo, nemmeno per compositori noti per la loro prodigiosa rapidità come Georg Friedrich Händel e Gioachino Rossini. All’inizio del 1819, dopo un’estenuante stagione che lo aveva visto impegnato tra Napoli e Roma, Rossini si trovò nella necessità di scrivere in tempi strettissimi un’opera nuova per il Teatro San Benedetto di Venezia.

Per portare a termine questa nuova impresa, il grande Pesarese si trovò così costretto a riciclare musica che aveva già presentato con grande successo ma che – come ebbe a scrivere all’impresario veneziano – il pubblico della Serenissima non conosceva ancora. Per il soggetto decise di fare ricorso all’opera di Stefano Pavesi Edoardo e Cristina, che era stata rappresentata a Napoli circa dieci anni prima e non era mai stata ripresa, e per il libretto Leone Andrea Tottola e il marchese Gherardo Bevilacqua Aldobrandini – che in precedenza avevano già collaborato egregiamente con Rossini nel Mosè in Egitto e nell’Adina – realizzarono un adattamento del libretto originale del livornese Giovanni Schmidt.

Da questa corsa frenetica ebbe origine Eduardo e Cristina, un centone (o pasticcio) che sui suoi 26 numeri ne conta ben 19 adattati da altre opere, per la precisione Ricciardo e Zoraide, Adelaide di Borgogna ed Ermione. L’opera venne rappresentata con un notevole successo il 24 aprile del 1819, di fronte a un pubblico numeroso ed entusiasta, che dimostrò di apprezzare molto sia la vicenda sia la musica.

A proposito dell’Eduardo e Cristina, Stendhal narra nella sua Vita di Rossini un gustoso aneddoto – con ogni probabilità inventato di sana pianta – in base al quale alla première veneziana avrebbe assistito anche un mercante napoletano, che avrebbe cantato dalla platea tutte le arie “prese in prestito” dalle opere che erano state messe in scena nella sua città, suscitando l’ilarità del pubblico e facendo comprensibilmente imbufalire l’impresario.

La vicenda ruota intorno al classico amore tormentato, tra Eduardo, generale dell’esercito svedese, e Cristina, figlia del re di Svezia Carlo, dal cui matrimonio celebrato in gran segreto è nato il piccolo Gustavo. Ignaro di questo, il re concede sua figlia in sposa al principe Giacomo, proprio mentre Eduardo torna trionfalmente vincitore (ricordate il Radames dell’Aida?) dalla guerra. La scoperta del bambino fa precipitare rapidamente la situazione: Cristina ammette di essere la madre di Gustavo, senza però svelare l’identità del padre.

Accorso in soccorso dell’amata, Eduardo viene incarcerato con Cristina, alla quale peraltro Giacomo (da vero principe azzurro) conferma generosamente la proposta di matrimonio, offrendosi anche di riconoscere Gustavo (un risvolto tutt’altro che frequente in ambito operistico). Come prevedibile, Cristina rifiuta l’offerta, rimanendo fedele come scoglio al suo adorato marito, che viene nel frattempo fatto fuggire da un suo fidatissimo amico, il capitano Atlei. Non appena libero, Eduardo respinge vittoriosamente un’incursione delle truppe russe, dopo di che si presenta di fronte al re, pronto ad accettare il suo destino.

Ovviamente, di fronte a questa situazione non può mancare l’happy end, con il sovrano che dà la sua benedizione ai due sposi, tra il tripudio generale degli svedesi. Se l’intreccio è sicuramente convenzionale e del tutto prevedibile, la musica è fresca e briosa nella migliore tradizione rossiniana, con qualche spunto drammatico che crea un azzeccato gioco di luci e di ombre, in grado di garantire un ascolto estremamente gradevole anche oggi, a due secoli esatti dalla prima rappresentazione.

Questa nuova edizione pubblicata dalla Naxos è stata ripresa dal vivo al festival tedesco Rossini in Wildbach, una rassegna inaugurata nel 1989, che ha messo in scena un gran numero di opere del compositore pesarese, contribuendo in maniera molto significativa alla riscoperta di molti lavori poco noti come Eduardo e Cristina, che – per la cronaca – era già stata eseguita in quella rassegna nel 1997.

Tra i protagonisti si mettono in luce Silvia Dalla Benetta, che con il suo luminosissimo timbro sopranile delinea una deliziosa Cristina, sposa devota sia nella gioia sia nei momenti più difficili, che si mette in grande evidenza con la bellissima aria del secondo atto «Ah no, non fu riposo», e Laura Polverelli, che nel ruolo en travesti di Eduardo esprime l’espressività che vorremmo sempre ascoltare in tutte le opere di Rossini, passando dai momenti più virili («D’un potente nemico… Vinsi, ché fui d’eroi»), ai delicati passaggi amorosi («Deh, quel pianto raffrena… In que’ soavi sguardi») e alla nobiltà con cui si presenta davanti al suo monarca, pronto ad accettare ogni punizione.

Tra gli altri cantanti si fa apprezzare soprattutto Kenneth Tarver, tenore in possesso di un’eccellente tecnica e di un timbro chiaro e brillante, che veste i panni di un Carlo del tutto convincente sia nel rigore sia nella letizia conclusiva, ai quali si aggiungono due validi comprimari come il basso Baurzhan Anderzhanov (Giacomo) e il tenore Xiang Xu (Atlei). Il Camerata Bach Choir Poznan e i Virtuosi Brunensis fanno egregiamente la loro parte sotto la scintillante bacchetta di Gianluigi Gelmetti, direttore rossiniano di lungo corso, fin dalla memorabile Gazza ladra registrata per la Sony negli anni Novanta, che enfatizza in maniera ideale il sicuro incedere teatrale di questa gradevolissima opera, che nel catalogo della Naxos va ad aggiungersi ad altre tre opere registrate a Wildbach, Ricciardo e Zoraide (2013, José Miguel Pérez Sierra), Bianca e Falliero (2015, Antonino Fogliani) e Demetrio e Polibio (2016, Luciano Acocella), per la grande gioia di tutti i rossiniani. Buone le note di copertina firmate da Charles Jernigan, mentre il libretto italiano è disponibile nel sito web della Naxos.

 

GIOACHINO ROSSINI

EDUARDO E CRISTINA

Kenneth Tarver, Silvia Dalla Benetta, Laura Polverelli, Baurzhan Anderzhanov, Xiang Xu, Camerata Bach Choir Poznan, Ania Michalak, maestro del coro; Virtuosi Brunensis, Gianluigi Gelmetti, direttore

Naxos 8.660466-67. 2 CD. 141:24.

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Articolo pubblicato il 11/11/2019