La frenesia del Natale. Di Diana Morasca

Il Natale non è una data.

Non sono brava a trattare argomenti storici e/o religiosi, per cui non mi dilungherei troppo sul vero e autentico significato del Natale secondo la tradizione, neanche sulla nascita della ricorrenza di festeggiare il Natale nella nostra epoca, né tanto meno sull’etimologia della parola estraendone il significato intrinseco, estrinseco e così via…

 

Per questo esiste già google.com o un qualunque altro motore di ricerca. Basta trascrivere la parola che si sta cercando, cliccare e ne viene fuori tutto ciò che vorremmo sapere, di storico o meno.

 

Invece vorrei iniziare ponendovi una domanda: cos’è per voi il Natale?

Ognuno di noi attribuisce un valore a questa magica ricorrenza, in base alle emozioni che quest’ultima ci rievoca.

 

Potrebbe essere la solita noiosa, felicissima o- una via di mezzo tra i due opposti- riunione di famiglia, con parenti, familiari, ricca di pranzoni, cenoni, merendoni, tombolate, ecc. ecc.

 

Potrebbe essere il pensiero o l’assillo dei regali da acquistare, piacevole o meno che esso sia: cosa comprare a lui, lei, loro? Gli piacerà il regalo? Boh!

 

Potrebbe essere il fascino irresistibile e accattivante dell’atmosfera natalizia, con o senza neve; l’incanto delle vetrine illuminate, la visione estatica di tutti gli alberi di ogni strada o viottolo- anche i più miseri ed i più spogli, senza più rami ormai- illuminati a giorno.

 

Potrebbe essere la solitudine più triste per chi ha perso delle persone care proprio in occasione di questa ricorrenza e, le festività natalizie, appunto, ogni anno, rievocano questo amaro ricordo, che si vorrebbe dimenticare e, per questo, il giorno di Natale, con la sua atmosfera, diventa poco desiderato e si spera che tutto il periodo natalizio trascorra molto in fretta.

 

Potrebbe essere business, marketing! Basta ascoltare la radio, guardare la televisione, non si parla d’altro! Regali, cibo e offerte! Altro che Gesù bambino al freddo ed al gelo nella stalla! Qui più spendi, più festeggi meglio!

 

Potrebbe essere una speranza… La speranza di un anno migliore rispetto a quello appena trascorso, la speranza di una vita diversa o una gioia tanto attesa, e così via.

 

Potrebbe essere un ritorno all’infanzia. Chi di noi non ha mai creduto a Babbo Natale o alla Befana prima di scoprire che davvero non sono mai esistiti? Che, poi, siete sempre così sicuri che davvero non esistono?

Potrebbe essere una pausa per staccare la spina dalla solita routine quotidiana… No stress.

 

Potrebbe essere la settimana bianca tanto agognata tutto l’anno, con la neve o con una white beach in un meraviglioso mare caraibico, a seconda dei gusti personali.

 

Insomma, potrei scrivere pagine e pagine su cosa potrebbe essere la ricorrenza del Natale per ognuno di noi, ma fermiamoci a riflettere.

 

Il Natale oggi giorno rappresenta e significa tutto fuorché una motivazione spirituale, o per lo meno siamo abituati a vederlo così, anche se non ce ne rendiamo neanche più conto. Quel povero bambin Gesù nato in una stalla al freddo e al gelo non lo calcola più nessuno ormai.

 

Sì, è vero, ci pensiamo quando allestiamo il presepe e nell’istante in cui adagiamo la statuetta del bambinello sulla paglia, della grotta nel nostro magnifico presepe-illuminato h 24 – proprio il 24 dicembre a mezzanotte, dimenticavo questo dettaglio.

 

Certo, siamo anche più buoni, è vero, dimenticavo anche questo: diamo l’elemosina ai poverini che tendono la mano all’uscita dei centri commerciali e crediamo di non odiare più nessuno, per ben cinque o sei giorni massimo all’anno. Infatti, per dimostrarlo, faremo a colleghi, amici, parenti, ecc. un bel regalo, che poi gli sarà utile o meno cosa importa!? Loro faranno altrettanto con noi. Poi, passato il Natale tornati i nemici di sempre.

 

Per questo non mi va di pensare a cosa è diventato oggi o diventerà il Natale di domani, non interessa e non ha importanza. Ognuno gli attribuirà sempre il valore che ha voglia di dargli, a seconda della propria percezione, della propria cultura e delle esperienze di vita che a lungo andare  portano a classificare tutto come bello o brutto (ossia bene o male). Potremmo credere una qualunque cosa- indotta o meno- sul 25 dicembre e passarlo con chi e come più ci aggrada.

 

Ma lo scopo di questo mio articolo non è riflettere solo su questo.

 

Volevo semplicemente ricordarvi che dentro di noi, nel più profondo dell’anima, sappiamo già cosa è davvero il Natale e lo sappiamo fin da quando siamo venuti al mondo e non perché ce lo hanno insegnato a scuola o qualcuno ce lo ha raccontato, ma lo sappiamo perché il suo vero significato è stato inciso e scolpito nella nostra anima ed anche se facciamo finta di dimenticarcene, ingannando noi stessi, lui non si dimentica e non se ne dimenticherà mai. Sarà Natale per sempre se lo desideriamo davvero.

Per cui vi ricordo di non dimenticarci del nostro Natale interiore che non è il 25 dicembre, non sarà il 1° maggio, il 1° giugno o ferragosto, sarà quando sarà.

 

Il Natale non è una data.

 

E’ la nostra piccola e ancora flebile fiammella di luce che si affaccia al mondo, che appare nel freddo e nel gelo di questa natura (che è ancor peggio di una stalla o di una grotta).

 

La piccola lucina deve farsi strada piano piano nelle tenebre dentro di noi, fortificandosi.

 

Ricordiamoci ancora di dimenticare il frastuono quotidiano, perché la fiammella di luce, per sopravvivere e non spegnersi poco a poco, dovrà non ascoltare i jingle pubblicitari, non vedere le luci colorate, le vetrine accese, le piazze illuminate, non sentire le grandi emozioni, i grandiosi festeggiamenti, non pensare alle grandi spesone, ai fuochi d’artificio, ai regali meravigliosi, ecc. ecc. dovrà azzittire tutto.

 

Infatti prepariamoci a spegnere tutto dentro di noi, tranne la piccola e flebile fiammella di luce per darle la possibilità di crescere. È solo questo il vero Natale.

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Articolo pubblicato il 10/12/2019