Autostrade: «Pronti alle vie legali» Ed è lite continua Zingaretti-Di Maio.

Sulle concessioni autostradali il governo «darà dimostrazione di compattezza», si augura Luigi di Maio, anche se le dichiarazioni dei leader lasciano presagire l’esatto contrario.

Il Conte II arriva al Consiglio dei ministri di oggi profondamente diviso, dopo che il vertice di sabato, durato sei ore, si era concluso con la formula interlocutoria del «salvo intese». Matteo Renzi si è opposto a una norma che giudica degna di «un Paese sudamericano» e i suoi ministri hanno minacciato di non votare il testo.

 

L’ultima domenica prima di Natale ha registrato ore febbrili di mediazioni e correzioni, concentrate sulle norme volute dalla ministra dem dei Trasporti, Paola De Micheli. Per Nicola Zingaretti non si tratta di un primo passo verso la revoca, ma di un atto «che rende più forte la dimensione pubblica nei confronti dei concessionari».

 

I 5 Stelle però insistono per la soluzione più radicale e Di Maio lo dice: «Va avviato un percorso che ci porti alla revoca delle concessioni autostradali». La società replica in un comunicato: «Tuteleremo i nostri diritti se il testo del Milleproroghe sarà confermato».

 

È dai drammatici giorni del crollo del ponte Morandi, che Di Maio si scaglia contro Autostrade. E ora assicura che il 2020 sarà l’anno della giustizia per le vittime di Genova: «Questa gente si è arricchita con i soldi dei cittadini, dimenticandosi però di fare manutenzione», torna all’attacco il capo politico del Movimento.

 

Ma Zingaretti, da Lucia Annunziata su Rai3, ci va più cauto: «Una revoca sarebbe traumatica. Dovrebbero esserci motivi talmente evidenti da mettere tutti d’accordo». Il segretario del Pd non ritiene uno scandalo l’idea di uno Stato più forte, però non è disponibile a «giudizi sommari o colpi di mano» nei confronti dei gestori. Un invito alla prudenza arriva anche dal ministro di Leu, Roberto Speranza, che pure ritiene la norma sulle autostrade «la più socialista in questi 4 mesi di governo».

 

Molto diversa la posizione di Renzi, categorico contro la scelta di infilare la questione concessioni nel decretone di fine anno, che a suo giudizio apre un potenziale caos normativo: «Roba da azzeccagarbugli di provincia». L’ex premier non fa nomi, eppure a Palazzo Chigi la leggono come una frecciata diretta all’attuale inquilino, che è avvocato e giurista. E infatti, un altro scontro tra alleati-avversari si consuma sul nome di Conte.

Per Zingaretti il presidente del Consiglio è «un alleato del Pd». Non che il segretario dem voglia regalargli il partito, ma per «costruire un campo alternativo a Salvini» tende al premier entrambe le mani, giudicando «positivo» che abbia scelto il centrosinistra: «Conte è un pezzo di questo campo. Chi guiderà il prossimo governo lo vedremo». Renzi non ci sta e affida a Twitter il suo dissenso: «Se per Zingaretti Conte può essere il candidato premier del Pd mi fa piacere per lui. Io ho un giudizio diverso».

Ed ecco la bacchettata del segretario dem a Renzi: «Da matti far parte di un governo e picconarlo». Di Maio invece non sembra cercare altri strappi, ma anzi rivendica di «aver messo in sicurezza il governo e chiuso una manovra per tutelare i cittadini». Oggi alla Camera il voto di fiducia sulla legge di Bilancio da 32 miliardi, 23 dei quali per bloccare l’aumento dell’Iva. Il testo «blindato» è approdato nell’aula di Montecitorio di domenica, con le opposizioni furiose perché il governo ha tagliato i tempi di esame.

Il centrodestra si scaglia contro il presidente Roberto Fico. Fabio Rampelli di FdI lo definisce «molto poco fico» e scatena la bagarre. «Basta polemiche e basta litigi», avverte Zingaretti. La presunta consulenza chiesta dalla ministra Paola Pisano alla Casaleggio Associati sul Piano per l’Innovazione, continua a scatenare polemiche. Dario Franceschini ne ha stoppato l’approvazione in Cdm e Zingaretti approva: «Va verificato se c’è un conflitto di interessi». Renzi non ha dubbi: il Piano «è stato redatto con tanto di ringraziamento a Casaleggio, alla faccia del conflitto d’interessi».

 

Corriere della Sera

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Articolo pubblicato il 23/12/2019