Un nuovo progetto per la cantata Barocca
Teresa Gialdroni

L’etichetta Elegia Classics vara un’innovativa collana per la valorizzazione di uno dei generi musicali più emblematici – e trascurati – del Barocco italiano.

Nell’articolo pubblicato di recente sul convegno “Dal database alla ricerca” tenutosi il 9 dicembre alla Fondazione Primoli di Roma, ponevo alla fine una domanda a cui davo una risposta vagamente positiva: può la cantata italiana – fino a questo momento largamente negletta anche nell’ambito della vigorosa riscoperta del repertorio barocco verificatasi nel corso degli ultimi decenni – riuscire a raggiungere un pubblico più vasto, che possibilmente comprenda anche i ragazzi e le ragazze dei licei? Il “Forse sì” che ho azzardato non si basa su ricette miracolose o su vane speranze, ma su un progetto che accarezzo da oltre un decennio e che – lo confesso – avevo quasi ammainato.

 

Tutto ebbe inizio nel 2006, quando la Società Italiana di Musicologia, l’Università di Roma “Tor Vergata” e l’Istituto Italiano per la Storia della Musica avviarono l’Archivio della Cantata Italiana Clori, un progetto estremamente ambizioso, volto a catalogare i manoscritti e le edizioni a stampa delle cantate italiane custodite nelle biblioteche europee, coordinato e diretto dalle professoresse Teresa Gialdroni (Università “Tor Vergata”) e Licia Sirch (Conservatorio di Milano).

 

In quel periodo avevo appena interrotto la mia collaborazione con le riviste CD Classics e Orfeo, testate che chiusero tristemente i battenti poco dopo e che mi avevano permesso di entrare in contatto da un lato con un gran numero di cantanti e di ensemble di strumenti originali e dall’altro con parecchie etichette discografiche sia italiane sia straniere. Date queste premesse, mi venne naturale mettere insieme le cose e pensare alla realizzazione di una collana discografica, che potesse presentare almeno una parte dell’immenso materiale ordinato e schedato dal Progetto Clori nell’interpretazione dei migliori gruppi che in quel periodo si stavano affacciando alla ribalta.

 

Più che convinto da un’idea che mi sembrava valida sotto tutti i punti di vista, iniziai a cercare tra gli executive delle case discografiche che conoscevo qualcuno che condividesse almeno in parte il mio incontenibile entusiasmo. Purtroppo, in quegli anni stavano cominciando a profilarsi all’orizzonte i nuvoloni neri che nel giro di poco tempo avrebbero avuto conseguenze catastrofiche sul mercato del disco classico e nessuno dei miei interlocutori dimostrò un vero interesse per quello che io continuavo a considerare un progetto culturale della massima importanza. Tanto o poco, un’iniziativa di questo genere richiedeva un investimento, che nessuno sembrava disposto ad azzardare. Dopo una serie di incontri e di riunioni, mi vidi così costretto a mettere tristemente nel cassetto il progetto cantata, in fiduciosa attesa di tempi migliori.

 

Purtroppo, i tempi non solo non migliorarono, ma peggiorarono in maniera preoccupante, con un calo spaventoso di vendita e il fallimento di parecchie case discografiche e distributori sia italiani sia stranieri. A quel punto, mi misi (quasi) definitivamente il cuore in pace.

 

Questa situazione si sbloccò inopinatamente due anni fa, quando incontrai Piero Tirone, proprietario dell’etichetta Elegia Classics, torinese come il sottoscritto. A quel tempo, Elegia si dedicava solo al repertorio organistico, una nicchia nella nicchia della musica classica. Parlando, gli proposi di aprire la produzione dell’etichetta anche al repertorio vocale, ottenendo un’imprevedibile disponibilità. Sta’ a vedere –dissi tra me e me – che, dopo aver cercato un partner in tutta Europa, lo trovo a due passi da casa mia. Ragionando insieme, cercammo di trovare una soluzione a un problema non facile, ossia reperire i fondi per finanziare queste produzioni. E alla fine riuscimmo a individuare quella che parve subito la quadra in grado di fare funzionare il progetto.

In fondo, non si trattava di una soluzione difficile – le cose complicate funzionano solo di rado – e alla fine, con molto coraggio e un pizzico di incoscienza, decidemmo di partire.

 

La prima mossa fu quella di riprendere i contatti con le responsabili del Progetto Clori – che nel frattempo aveva provveduto a schedare oltre 10mila cantate dagli archivi di tutta Europa. L’appoggio della SIdM mi era apparso fin dall’inizio fondamentale per garantire al progetto discografico un alto valore culturale, che potesse spingersi oltre le logiche commerciali e di promozione di artisti ed ensemble, un punto di vista che fu subito condiviso dalle professoresse Gialdroni e Sirch. L’accordo con la SIdM garantiva la necessaria autorevolezza sotto il profilo scientifico (un apporto che spesso viene del tutto trascurato in ambito discografico), ma restava aperto il problema del finanziamento della produzione dei dischi e della comunicazione, che volevamo più capillare possibile.

 

A questo scopo pensammo di rivolgerci ai numerosi festival di musica antica del nostro paese, chiedendo ai loro direttori artistici di inserire i nostri ensemble nella loro programmazione. In questo modo, grazie ai proventi derivanti dall’attività concertistica, i nostri artisti avrebbero potuto accantonare una cifra da reinvestire nella registrazione dei dischi. La proposta era sicuramente sensata, ma si trattava pur sempre di un’iniziativa con pochi precedenti, che non dava nessuna garanzia. Per fortuna, i primi contatti diedero risultati molto positivi, al punto da permettere la registrazione dei primi due volumi della collana, il primo dedicato ad Alessandro Scarlatti con il soprano Maria Caruso e l’ensemble parmense Trigono Armonico diretto dal violinista Maurizio Cadossi e il secondo ai veneziani Benedetto e ad Alessandro Marcello, che vede protagonisti Lucia Cortese e la Camerata Accademica di Padova guidata da Paolo Faldi.

 

Nel mese di ottobre il primo disco è stato presentato ufficialmente al Convegno annuale della SIdM tenutosi a Matera, suscitando un notevole interesse sia tra gli studiosi sia tra i musicisti presenti, al punto che oggi sono già in programma altri due dischi, dedicati rispettivamente ad Alessandro Stradella e ad Antonio Caldara, compositore di cui nel 2020 si celebra il 350° anniversario della nascita.

 

Le numerose attestazioni di interesse anche di personalità di primissimo piano e i risultati molto incoraggianti ottenuti con questo sistema, che ha il pregio di mettere in rete i mondi spesso slegati tra loro della musicologia, del disco e dei concerti ci hanno dato fiducia, al punto da pensare a ulteriori sviluppi del progetto, in modo da contribuire ad allargare gli orizzonti di una riscoperta di una parte molto importante del nostro patrimonio culturale. Per questo, oggi siamo alla ricerca di altre rassegne musicali, studiosi, cantanti e formazioni di strumenti originali interessati a entrare a far parte di un progetto che vogliamo fare crescere sempre di più, ad maiorem gloriam dei grandi compositori italiani del XVII e XVIII secolo.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 28/12/2019