“Correa nel Seno amato”

Cantate di Alessandro Scarlatti

Andiamo alla scoperta del primo volume del progetto cantata varato dalla Elegia Classics, che vede protagonisti il soprano Maria Caruso e l’ensemble Trigono Armonico diretto da Maurizio Cadossi.

 

Lo scorso ottobre, al convegno annuale della Società Italiana di Musicologia è stato presentato in anteprima il primo volume della nuova collana dedicata alla cantata barocca varata dall’etichetta Elegia Classics, di cui ho diffusamente parlato in un precedente articolo.

Per parlare dei contenuti di questo disco, interamente dedicato ad Alessandro Scarlatti, compositore che nel corso della sua carriera scrisse circa 700 opere di questo genere, e realizzato dal soprano Maria Caruso e dall’ensemble di strumenti originali Trigono Armonico diretto dal violinista Maurizio Cadossi, mi sono rivolto a Creusa Suardi, giovane musicologa pavese, nonché cantante e pianista, che ha curato da vicino l’uscita di questo disco, alla quale cedo con piacere la parola.

 

 

“Alessandro Scarlatti

«Musices instaurator maximus»

 

Nato a Palermo nel 1660, Alessandro Scarlatti condusse una vita assai itinerante; l’attività di musicista, iniziata ufficialmente nel 1679, lo portò nei centri culturali più importanti d’Italia, tra cui Roma, Napoli, Firenze e Venezia. Tradizionalmente la prima formazione musicale si fa risalire all’incontro romano con Giacomo Carissimi, padre indiscusso del genere della cantata, grazie al quale la forma acquisì la veste definitiva data dall’alternanza di stile recitativo e di stile arioso, quest’ultimo sfociante nell’aria.

 

Il contributo rivoluzionario di Scarlatti («il più grande innovatore della musica»), rispecchiato anche nei numeri sbalorditivi (601 cantate per voce e basso continuo, 70 per voce e strumenti, 20 a due voci), fu l’introduzione dell’aria col da capo.

 

Le quattro cantate incise, seppur autonome, sono sottilmente connesse dal fil rouge di una “liturgia profana del dolore”, sia essa terrore dell’abbandono o sgomento di fronte alla morte.

La complessità delle emozioni umane è ben resa dalla voce di mezzosoprano, che il compositore vuole in costante sprezzatura, e che ha insieme carattere virile nell’intensità drammatica e femmineo nell’oscura dolenza dello sconforto. Non manca, tra le sfaccettature interpretative richieste agli esecutori, cifra di spiccata teatralità, un anelito volto al cielo stellato, qui paradiso profano.

 

Correa nel sen amato, capolavoro scarlattiano, si caratterizza per il contrasto tra l’impiego lucido e serrato del contrappunto nei recitativi, e l’apparente semplicità musicale delle arie. A ognuna di esse corrisponde uno dei quattro umori cari alla dottrina dei modelli di personalità di Ippocrate: malinconico, sanguigno, collerico e flemmatico.

 

L’espressività richiesta dal testo, data dai mutamenti d’animo del narratore e dal dramma di Daliso e Curilla, si fa musica attraverso l’ornamento disciplinato, mai esasperato; respiri e inflessioni sono le medesime della lingua parlata, cifra stilistica della nascente Scuola Napoletana di cui Scarlatti fu massimo rappresentante.

Segue la cantata Appena chiudo gli occhi, ove il sonno, nemico e ingannatore, mostra all’amata l’immagine irraggiungibile di Fileno, provocando in lei sentimenti contrastanti, che la portano ad asserire «[…] stringo mentre l’abbraccio il mio tormento».

 

Scarlatti fa abile uso dell’armonia nei due raffinati recitativi che introducono arie formali e misurate: l’instabilità armonica è rappresentazione del dormiveglia, luogo di sovrapposizione tra realtà e finzione. Il violino è qui brillante protagonista, insieme alla voce, nell’illustrare l’insidia celata dietro l’assopimento.

Benché o sirena bella, cantata dalla sottile eroticità, è, nella sua concisione, ricca di spunti. Da un lato scorgiamo il livello amoroso codificato nei simboli: il cantore si tormenta per la bellezza della Sirena, descrivendo un piacere raffinato e ricercato.

 

Su un altro piano incontriamo la Natura terrificante, l’animale mitologico mostruoso, ma seducente. Il gioco tra reale e irreale riappare, portando a equilibri solamente illusori e instabili.

L’aria «Ferma, ferma!» vede, con spiccata trovata retorica, la voce sola in più passaggi, senza accompagnamento: traboccante di pathos e impreziosita dal dialogo interno, termina la cantata.

 

Dove fuggo, a che penso chiude la “liturgia del dolore” con la sovrapposizione dell’immagine della protagonista a quella della Maddalena nell’iconografia pittorica dell’epoca.

Il senso di rassegnata pietà e di abbandono di Clori in una Natura popolata da mostri, viene marcato dal gesto ampio e disperato del violino, attore al pari della voce a livello narrativo, che chiude con ritornelli due delle arie.

 

Terminato il testo, esso rinforza la meditazione silenziosa e il senso delle parole. Il basso continuo è affidato all’organo, a sottolineare una sacralità dagli accenti moralizzanti. Scarlatti, abile innovatore, inserisce nello sviluppo della forma uno scherzo finale «Passeggiero, impara, impara!», musicalmente ironico rispetto al testo, a ricordare all’ascoltatore che, in fondo, si è dinnanzi a una sublime finzione”.

 

Creusa Suardi

 

Diplomatasi nel 2012 e conseguito il Diploma accademico di II livello nel 2015 in Pianoforte con il massimo dei voti e la lode sotto la guida del Maestro Andrea Turini presso il Conservatorio “Franco Vittadini” di Pavia, Creusa Suardi si laurea in Discipline storiche critiche e analitiche della musica presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano con la votazione di 110/110 e lode. Consegue inoltre il Diploma in Canto lirico nell’ottobre 2019.

 

Collabora in qualità di musicologa con la Società del Quartetto di Milano, con il Teatro alla Scala, con l’etichetta discografica torinese Elegia Classics e con il RILM.

 

Relatrice in occasione di diversi convegni e concerti sia in Italia sia all’estero (Lusaka-Zambia, Milano, Genova, Torino), affianca all’attività musicologica quella concertistica, in qualità di solista o in formazione da camera.

Svolge l’attività di bibliotecaria presso il Conservatorio “Franco Vittadini” di Pavia e a breve terminerà un master in Giornalismo presso il Corriere della Sera.

 

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Articolo pubblicato il 07/01/2020