Le Cantate di Benedetto Marcello
Paolo Faldi

La Elegia Classics prosegue la sua esplorazione del vastissimo repertorio della cantata con un nuovo disco, protagonisti il soprano Lucia Cortese e la Camerata Accademica di Padova diretta da Paolo Faldi.

Per portare avanti il discorso già avviato da tempo sulla cantata barocca italiana, ho chiesto aiuto a Chiara Sirk, cara amica che svolge l’attività di critico musicale dal 1999 per diverse testate nazionali, per le quali ha pubblicato vari contributi, soprattutto nell’ambito della discografia. Ha anche collaborato con l’insegnamento di Discografia e videografia musicale dell’Università di Bologna ed è stata docente di Musica e Liturgia al Conservatorio “Giovanni Battista Martini” della città felsinea.

 

“La cantata italiana, intesa quale genere di musica vocale da camera su testo italiano, a partire dal 1620 circa, fino ai primi decenni dell’Ottocento, ha una lunga e gloriosa storia. Genere complesso, considerati i rapporti tra testo poetico e testo musicale, esso fu frequentato da innumerevoli compositori e offre diversi spunti di approfondimento, sia per l’esecutore, sia per l’ascoltatore.

 

Si pensi alla scelta dei testi poetici, alle strutture metriche e musicali, allo stile, alla vocalità, agli organici, e, ancora, ai contesti e alle funzioni, alla committenza, alle occasioni, alla diffusione. Oggi la cantata italiana, nella quale si vollero cimentare anche compositori che italiani non erano, patisce questa sua natura così specifica, in un confronto con altro. Allora, dal “non” essere opera, dal “non” essere musica solo strumentale, da un confronto per sottrazione essa non rifulge come merita, con le sue peculiarità che la resero tanto amata nel corso dei secoli. Ben venga dunque, ad aiutarci a riscoprirne i fasti, la collana discografica Glories of the Italian Cantata proposta dall’etichetta anglosassone Elegia.

 

Realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Musicologia, l’Università degli studi di Roma, Tor Vergata – Centro studi sulla Cantata italiana, e con Clori, Archivio della Cantata italiana, essa giunge alla seconda uscita. Dopo il primo CD, un doveroso omaggio a Scarlatti, esce una registrazione interamente dedicata alle cantate di Benedetto e Alessandro Marcello. Nel cd Arianna abbandonata & other Cantatas l’interpretazione è affidata alla Camerata Accademica, con Lucia Cortese, soprano, e Paolo Faldi, direttore. Quattro i titoli, tre sono da ascriversi a Benedetto (Arianna abbandonata, che dà il titolo al disco, Quanto fu lieto e Qual turbine) e uno ad Alessandro (Irene sdegnata).

 

Dei due fratelli il primo, il più noto, ci ha lasciato una quantità cospicua di musica. Nonostante la sua professione fosse quella di avvocato, come si conveniva a un giovane patrizio veneziano, in realtà lo troviamo dedito in modo quasi febbrile all’arte, alla cultura e, in particolare, alla musica. Poeta e filologo, ma, soprattutto, compositore, ha lasciato oltre 300 cantate, quattro oratori, diversi lavori per teatro tra serenate e drammi per musica, e una consistente produzione strumentale. L’interesse di Benedetto per la cantata si manifestò in modo particolare a partire dal 1713.

 

Tanto appassionato entusiasmo era condiviso da numerosi altri compositori. Si pensi ai numeri sbalorditivi di Alessandro Scarlatti (601 cantate per voce e basso continuo, 70 per voce e strumenti, 20 a due voci), che al genere contribuì introducendo l’aria col da capo. Da Tommaso Albinoni, altro veneziano, al modenese Antonio Maria Bononcini, da Giacomo Carissimi a Georg Friedrich Händel. La fioritura di cantate ha vari motivi. Per Benedetto Marcello essa certamente fu un campo di continua sperimentazione, pur mantenendo fermi i capisaldi della forma.

 

Le sue cantate si presentano con la tipica alternanza di recitativo e aria, dove il primo ha il ruolo di introduzione e di stacco tra le due parti più liriche. Lo stile vocale si avvicina all’ideale del “belcanto” settecentesco. Agli strumenti il compositore riserva una scrittura ricca ed elegante, esaltandone il ruolo.  La compagine della Camerata Accademica, qui alla sua prima incisione, nata nel 2015 da un’idea di Paolo Faldi di formare un ensemble di giovani musicisti specializzato nel repertorio barocco e classico con strumenti storici, o, come si usa dire oggi, con prassi storicamente informata, affronta la scrittura brillante con perfetto trasporto, trasmutandolo, all’improvviso, nei momenti di struggimento e pathos in un dolente incedere.

 

Il direttore Paolo Faldi evidenzia la sua lunga consuetudine con il repertorio barocco, rendendo palpabile la caratura emotiva, i moti dell’anima di cui queste pagine sono intrise. Lucia Cortese aderisce finemente a una musica che richiede cospicue doti interpretative per mettere in rilievo la scrittura, elegantissima, ma piena di insidie. La solista padroneggia la voce nei momenti di estenuata lentezza come in quelli che richiedono agilità in quell’alternanza di affetti che tanto piaceva ai compositori come al pubblico di questo volgere del secolo, tra Sei e Settecento.

 

Tra cangianti linee melodiche che mutano conformemente al testo e al ritmo, e arie di “affetto” le Cantate sono un banco di prova per la voce e per gli strumentisti. Qui tutti danno un’ottima prova di duttilità e di aderenza alle esigenti caratteristiche del genere. Il risultato è un disco che sorprende per la ricchezza di situazioni e la convincente prova interpretativa ed esecutiva, espressione di una maturità artistica risultato di un evidente, approfondito impegno”.

 

chiara sirk

 

 

BENEDETTO E ALESSANDRO MARCELLO

Arianna abbandonata & other Cantatas

Lucia Cortese, soprano; Camerata Accademica, Paolo Faldi, direttore

ELECLA19075

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 25/02/2020