Il Cuneese merita una visita. (seconda parte)

L’escapade al rientro delle vacanze

Continuiamo il nostro “viaggio” a pochi chilometri dalle nostre case. Nella prima parte si è voluto consigliare ai lettori alcuni angoli del Piemonte che meritano una bella visita da un punto di vista storico e artistico.

In questa seconda parte, senza spostarci ovviamente dalla nostra regione, parleremo dell’aspetto legato alla tradizione vinicola e culinaria di questi luoghi.

Rimaniamo nella Provincia Granda: senza dubbio il luogo ideale per misurare la celebrità vitivinicola del Piemonte e per ripercorrerne la storia, a partire dalle radici tardoantiche e medievali di un sistema colturale di cui i terreni di Langhe e Roero costituiscono testimonianza vivente.

Il paesaggio della Langa del Barolo, scandito com’è dalle colline attentamente coltivate e caratterizzate dal binomio “vigneto-castello” è unico nel suo genere, e come tale incluso dall’UNESCO, nel 2014, tra i Beni Patrimonio dell’Umanità.

Passiamo a Barolo: suggestivo borgo il cui nome evoca inequivocabilmente il re dei rossi.
Qui, è possibile un’immersione nel mondo del vino al Wi-Mu (acronimo di Wine Museum) Museo del Vino, all’interno del castello un tempo residenza dei Marchesi Falletti di Barolo.

Tra le pareti di questo millenario edificio si conserva intatta la camera-studio di Silvio Pellico (1789-1854), segretario e bibliotecario dell’ultimo marchese Tancredi, si occupò in prima persone delle opere filantropiche patrocinate dalla di lui moglie, la marchesa Giulia.

Il suggestivo spazio espositivo, messo a punto dallo scenografo franco-svizzero François Confino, che a Torino ha concepito anche il Museo del Cinema e il Museo dell’Automobile, è un invito aperto a compiere una vera immersione (anche sensoriale) nella cultura enologica, lungo un percorso imperniato sulla storia, sulla produzione, sul consumo, e sulla fortuna figurativa del vino.

La narrazione dell’universo enologico prosegue idealmente al Museo dei Cavatappi, allestito in una ex cantina ripensata da due architetti albesi: Danilo Manassero e Luigi Ferrando. Qui, la storia dell’utensile, dal Seicento in poi, è ripercorribile grazie alla collezione di cavatappi antichi di Paolo Annoni, farmacista torinese, ma langarolo d’adozione.

Inoltre, in ogni angolo della provincia di Cuneo, le tradizioni culinarie ci impongono una sosta gustosa.

C’è davvero l’imbarazzo della scelta!

I grandi vini quindi accompagneranno nelle tavole i ricchi piatti della tradizione: gli innumerevoli antipasti, i tipici tajarin e i ravioli al “plin”, la carne cruda di fassone, i formaggi dop, i dolci a base di nocciola, il tartufo.

Insomma, nonostante le ferie estive siano giunte al termine, vale la pena tenere da conto questi fantastici luoghi ricchi di storia, a pochi chilometri da Torino, nei quali immergersi nei saperi e nei sapori della tradizione del cuneese sarà un vero piacere.

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Articolo pubblicato il 15/09/2020