Rileggendo "Bounjour Tristesse"

Il mito Juliette Grèco e Francoise Sagan

A inizio ottobre ci ha lasciato la mitica Juliette Grèco all’età di 93 anni, un’icona della canzone francese che ha solcato gli oceani e che riesce a commuovere anche i giovani d’oggi. Tra i suoi successi, ha anche interpretato sé stessa nel ruolo della cantante di un night club, nel film prodotto nel 1958 da Otto Preminger tratto dal Romanzo “Bonjour Tristesse” scritto da un’altra icona della letteratura moderna che vogliamo ricordare oggi: Francoise Sagan.

La Sagan è una scrittrice che ha dato una svolta allo stile dello scrivere a metà del Novecento. Una figura attrattiva che ha segnato un’epoca e che stimola un approfondito ricordo.

Ma immergiamoci nell’atmosfera del suo esordio….

Francoise Sagan, per gli amici Kiki scrive in sei settimane nell’estate del ’53 il suo primo romanzo: quello che a 18 anni le offre celebrità e una vita spericolata, da allora e per sempre, fino a consumare sé stessa, le sue forze, la ricchezza, gli affetti.
Il 15 marzo 1954 Bonjour Tristesse e la sua autrice esplodono con la forza di una bomba nelle coscienze dei francesi. Lo scandalo del romanzo maledetto accentua l’effetto valanga.

Bonjour Tristesse è la storia scabrosa, ambientata in Costa Azzurra, di Cècile, del padre Raymond e delle sue donne; il racconto della lunga estate calda della diciassettenne Cècile, un’adolescente pigra, indolente, viziata, disinibita, una bad girl che odia le gabbie della vita.

Storia tormentata di rapporti, è un romanzo impastato di cinismo, indifferenza, solitudine, amoralità, di una libertà sessuale in cui l’amore è un pleonasmo. Cècile non è Rossella Ohara: domani sarà forse un altro giorno, ma sempre malato di uno spinoso mal di vita.

Le pagine, che parlano del corpo e del piacere con una semplicità disarmante, corrono come fotogrammi e, con uno stile secco e incisivo, scuotono la letteratura francese, angosciata da Sartre, Mauriac e Camus. Una minorenne in jeans che scrive con una naturalezza sconcertante destabilizza un mondo e firma la griffe di una generazione.
“Amo scrivere” dichiarò provocatoriamente “ perché fare un romanzo è mentire, e io adoro mentire”.

Il successo è folgorante: 800mila copie vendute in sei mesi, un vero e proprio caso letterario. Ristampe e traduzioni si susseguono a velocità impressionante, la velocità della vita di Kiki, che parla, mangia, pensa e scrive veloce; brucia sigarette, corre in macchina come una pazza per esorcizzare la noia e inseguire il brivido.

 

L’ostilità dei mostri sacri (“Un libro crudele” per Mauriac; “Un genio impudente” per Camus) è travolta dai numeri dall’interesse morboso della gente. I critici, prontamente, si adeguano. Una rivista letteraria la definisce “la più grande vedette, lo scrittore più celebre di Francia”. La strada è spianata ai trionfi e dagli eccessi.
Celebrata come la nuova Colette, la ragazza prodigio sforna quasi un libro all’anno.

Continuando a battere la strada del successo senza però ripetere mai il boom di Bonjour Tristesse. Kiki, nel tempo di un sospiro, è diventata un mito, protagonista e testimone di un’intera generazione, un proiettile luminoso che impatta sulla sua epoca. Auto sportive, alcool, bande di amici, vita di notte, sigarette a raffica, promiscuità sessuale, droga, Francoise vive allo spasimo, non si nega nulla, si nutre dei suoi successi, degli eccessi da gioventù bruciata, dei bolidi alla James Dean, degli amori bisessuali, dei colpi ai cavalli e al casinò.

Anfetamine, morfina, sbornie, foulard al vento sulle cabriolet, uomini maturi e belle donne, a vent’anni Francoise è un’icona, ma vita e letteratura cominciano a confondersi e il personaggio schiaccia la scrittrice.
La chiamano “la ragazza dalla voglia matta”.

“Non faccio male a nessuno, tranne che a me stessa” si difende Kiki, sintetizzando così il suo anticonformismo deliziosamente scandaloso, casual chic, tanto solare quanto, in prospettiva, suicida.

La Francia dell’imbronciato De Gaulle scopre nomi nuovi, che diventeranno eccellenti: la Sagan, la Bardot, Vadim, Pascale Petit, Saint-Laurent, i loro volti nervosi, le auto sfasciare, la vita esagerata, i romanzi sentimentali complicati, l’impudicizia ammiccante, la sensualità, i calci alle inibizioni, l’orgoglio con cui recitano la commedia dei ‘cattivi ragazzi’.

Sono ribelli senza causa, egocentrici, vulnerabili, impulsivi, ragazzi che usano sfacciatamente il proprio corpo, mangiano quando hanno fame e fanno l’amore quando ne hanno voglia, non si confrontano con la realtà per cambiarla ma si esaltano nell’eccitazione del momento. Hanno talento, ma anche una straordinaria capacità di dissiparlo.

Francoise, le charmant petit monstre, è la numero uno delle dissipatrici, anarchica, autodistruttiva, una Miss No Limit, giovane amazzone bulimica che cavalca golosamente il presente, ignorando passato e futuro. Ha coraggio, charme, capacità seduttive, un’alta quotazione professionale ma sembra vivere per farsi del male, rinunciando a un intelligente anticonformismo liberatorio per accanirsi con ferocia su se stessa.

Drogata, alcolizzata, in miseria, la Sagan muore il 15 settembre 2004 a 69 anni, a causa di un’embolia polmonare, davanti al mare della Manica.
E’ sepolta nel cimitero di Carjac, ancoraggio di una vita che era sempre una fuga.

Ora Kiki, come gli atri eroi della generazione maledetta, è solo un coriandolo di lontani carnevali. Ma nel cuore di chi ama leggere pagine colorate di giovinezza, l’immagine di Francoise sfuma in Cècile.
 

“Oggi qualcosa si ripiega su di me come della seta, snervante e dolce, e mi separa dagli altri.”
“Cosa hai fatto della tua vita? E cosa vuoi farne?” si chiede Dominique in “Un certain sourire”,
“Nulla, assolutamente nulla”.

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Articolo pubblicato il 31/10/2020