Incontro con Paolo Faldi
Paolo Faldi

Il celebre oboista e direttore fiorentino racconta la sua esperienza artistica con l’ensemble di strumenti originali Camerata Accademica e parla del prossimo concerto di Intrecci Barocchi Streaming.

Durante le sedute per la registrazione del concerto per Intrecci Barocchi Streaming di Camerata Accademica, ho avuto modo di incontrare Paolo Faldi, flautista, oboista e oggi direttore, che ha attraversato da protagonista gran parte del memorabile periodo che ha visto la piena affermazione in Italia del repertorio barocco eseguito su strumenti originali. In particolare, molti suoi dischi sono tuttora considerati ineludibili punti di riferimento sia per l’approccio interpretativo sia per il gusto stilistico di opere sia notissime sia virtualmente sconosciute. Oggi Paolo è un apprezzato docente del Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova e parallelamente porta avanti una intensa attività concertistica che lo impegna sia in veste solistica sia alla testa della Camerata Accademica, dalla quale è partita la nostra chiacchierata.

 

«Camerata Accademica è nata in seno al Conservatorio Pollini di Padova, dapprima come ensemble di strumenti moderni per eseguire opere di autori del Settecento e in seguito ha iniziato poco per volta a specializzarsi nelle esecuzioni con strumenti storici, avvalendosi di musicisti usciti dai conservatori del Veneto, formatisi nelle esecuzioni storicamente informate, ossia basate sull’utilizzo di strumenti antichi e con il pieno rispetto della prassi esecutiva del Sei-Settecento. Dopo avere iniziato tenendo concerti in ambito locale, Camerata Accademica si è poi esibita per diverse associazioni musicali di musica barocca di Roma, Venezia, Trento, Mantova e Venezia e ora si appresta a esordire – sia pure in streaming – nel cartellone della prestigiosa “Stefano Tempia” di Torino.

 

Nell’ancora lontano 2023 saremo al Festival di Regensburg in Germania, un traguardo molto importante, che ci riempie di soddisfazione». Una serie di risultati molto importanti, ma questo ovviamente non esaurisce di certo gli obiettivi di Paolo e dei suoi giovani e bravissimi strumentisti. «Infatti, sia io sia tutti i componenti dell’ensemble nutriamo il desiderio di avere una nostra stagione di concerti a Padova. La città è estremamente attiva in ambito musicale, grazie alla presenza di un’Università molto prestigiosa, di un Conservatorio molto attivo, di un amatissimo gruppo storico come quello dei Solisti Veneti e della brillante Orchestra di Padova e del Veneto. Nonostante questo manca ancora un tassello nell’ambito della musica antica eseguita con strumenti storici e Camerata Accademica potrebbe essere la tessera ideale per completare il puzzle».

 

Un’aspirazione più che legittima, vista l’importanza e la vastità del repertorio preromantico. Ma, più in particolare, ho chiesto a Paolo di spiegarmi quali sono le linee programmatiche che ha seguito fino a questo momento per sviluppare il repertorio del suo ensemble. «Per ora ci siamo dedicati solo al barocco, anche se nell’ottobre del 2018 ci siamo concessi una divagazione mozartiana in occasione dell’inaugurazione della copia di un fortepiano Stein del 1776 acquistato dal conservatorio. In quella memorabile occasione abbiamo eseguito il celebre Concerto in mi bemolle maggiore K. 271, meglio noto come “Jeunehomme”».

Sì, Mozart va benissimo, ma… con il patrimonio musicale della Serenissima a due passi di distanza, mi riesce davvero difficile pensare che questi tesori musicali non rivestano un ruolo di spicco nel repertorio di Camerata Accademica. «Ovviamente.

 

La straordinaria ricchezza musicale del Settecento veneziano ci offre la possibilità di scegliere tra un incredibile numero di partiture di altissima qualità di Vivaldi, Albinoni, Marcello, Galuppi e molti altri autori forse meno noti, ma non per questo poco interessanti. Di questi compositori ci piace eseguire composizioni di raro ascolto o addirittura mai eseguite. In moltissimi casi ho provveduto io stesso a trascriverle, come è successo per esempio nel caso di alcune partiture galuppiane».

 

Veniamo ora al concerto in streaming per Intrecci Barocchi, che vede Paolo al fianco di Lucia Cortese, una cantante ancora molto giovane, ma che vanta già un curriculum di tutto rispetto e può contare su mezzi tecnici ed espressivi poco comuni, come si è sicuramente reso conto chi ha ascoltato il disco dedicato alle cantate di Benedetto Marcello pubblicato da Elegia Classics, che ha segnato il suo esordio solistico. «Beh, ho visto Lucia per la prima volta quando aveva appena pochi mesi, un fatto che può spiegare il profondo affetto che ho sempre nutrito nei suoi confronti. Lucia è figlia di Gian Enrico Cortese, docente di oboe al Conservatorio “Niccolò Paganini” di Genova, dove io ho studiato oboe moderno, e che considero praticamente mio fratello maggiore.

 

Nel 1978 Gian Enrico dirigeva già un gruppo rinascimentale, in cui io suonavo i flauti e le bombarde e dove cantava la mamma di Lucia. Quello di Gian Enrico era uno dei rarissimi gruppi dell’epoca con un ensemble vocale di otto cantanti, due flauti e bombarde, due tromboni rinascimentali, liuto e percussioni. In quel periodo abbiamo suonato di tutto e abbiamo realizzato una bellissima produzione rinascimentale genovese ancora oggi di rara esecuzione. Lucia è una vera cantante “barocca”. Voce calda e piena di colori, ampiezza di registro, vibrato misurato e utilizzato in maniera molto giudiziosa quando serve, diminuzioni e variazioni sempre di buon gusto e misurate: cosa si può pretendere di più? Spero che Lucia voglia continuare la collaborazione con Camerata Accademica, che l’ha accolta come un punto di riferimento».

 

Con Lucia Cortese, Camerata Accademica ha non solo un passato interessante, rappresentato dal disco di Benedetto Marcello, ma anche un progetto futuro molto stuzzicante per gli appassionati di rarità barocche. «Il disco pubblicato da Elegia l’anno scorso contiene alcune cantate conosciute di Alessandro e Benedetto Marcello, ma anche alcuni brani in prima registrazione mondiale. Penso che con questo titolo sia stato colmato una piccola lacuna nella produzione discografica di questi due autori, sì famosi e conosciuti come nomi, ma altrettanto dimenticati a livello concertistico. Il nostro prossimo disco [anche questo pubblicato da Elegia] presenterà in prima registrazione mondiale Il martirio di Santa Caterina di Antonio Caldara, che vedrà la partecipazione di un cast di cantanti di altissimo livello, comprendente i soprani Lucia Cortese – ovviamente! – e Carlotta Colombo, il contralto Giovanna Dissera Bragadin, il tenore Alberto Allegrezza e il basso Mauro Borgioni. A parte pochissime arie registrate da famosi soprano, il resto dell’oratorio verrà eseguito in prima esecuzione mondiale in tempi moderni, con la collaborazione essenziale del Roma Festival Barocco di Michele Gasbarro, della “Stefano Tempia” e di Elegia Classics. Il video dell’oratorio sarà registrato da RAI5 e trasmesso in futuro sulle reti nazionali. Un’altra bella soddisfazione!».

 

Tornando al concerto che verrà diffuso domenica 6 dicembre alle ore 18.30 sulle pagine Facebook di Intrecci Barocchi, SoloClassica Channel, della Stefano Tempia e delle altre tre associazioni che prendono parte al progetto Intrecci Barocchi, oltre che sul canale YouTube di SoloClassica Channel, Paolo ha le idee assolutamente chiare. «Si tratta di un programma – come dire? – un po’ nazional-popolare, con una serie di arie molto note e amate di Vivaldi e di Händel [compositore tedesco, che a Venezia colse uno dei primi grandi successi della sua carriera, con l’opera Agrippina, acclamata a gran voce dall’esigente pubblico della Serenissima, ndr]. In ogni caso, Camerata Accademica darà la propria interpretazione personale a tali capolavori e la voce di Lucia rappresenterà la classica ciliegina sulla torta».

 

Tra i brani in programma spicca una vera rarità strumentale: ossia il concerto per violino di Giuseppe Tartini, di cui quest’anno il mondo della musica ha celebrato il 250° anniversario della morte (nel 2020 non esiste solo il pur sommo Beethoven!). Per questo, non ho potuto fare a meno di chiedere a Paolo se a suo modo di vedere il grande virtuoso di Pirano non sia stato un po’ trascurato. «Sono contento che tu mi abbia offerto l’occasione di parlare di questo concerto. Il solista sarà il nostro Matteo Anderlini, che su questo concerto ha scritto la tesi di laurea di violino barocco, realizzandone un’accurata edizione critica. In realtà si tratta di un concerto, non inedito ma di raro ascolto.

 

Per il resto devo dissentire, perché – almeno a Padova, dove è stato per molti anni maestro di concerto della Cappella della Basilica del Santo, sotto la direzione di Padre Vallotti – Tartini è stato valorizzato, per quanto possibile in un anno funestato dalla pandemia di Covid-19, con conferenze e concerti, soprattutto grazie all’impegno dell’associazione Tartini2020, che ha fatto molto in collaborazione con le altre associazioni concertistiche cittadine come gli Amici della Musica per valorizzare la produzione del valoroso violinista virtuoso e teorico istriano».

 

Da questa bella chiacchierata è emersa l’immagine di una formazione ricca di entusiasmo e con molte prospettive interessanti, un fatto tutt’altro che normale nel mondo che stiamo vivendo. «Spero che Camerata Accademica possa diventare presto un punto di riferimento per Padova per l’esecuzione con strumenti storici della musica del XVIII e XIX secolo e che gli studenti dei conservatori del Veneto possano eseguire con criteri filologici le opere di questo periodo per averne una maggiore consapevolezza esecutiva e stilistica. Come docente ho visto molti ragazzi e ragazze avvicinarsi timorosi a questa musica e in seguito abbracciarla con forza e passione e farne la propria professione».

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Articolo pubblicato il 01/12/2020