Incontro con Lucia Cortese
Lucia Cortese

La protagonista di due bellissimi concerti di Intrecci Barocchi Streaming ci parla della sua carriera e del suo repertorio.

Tra le grandi protagoniste della rassegna Intrecci Barocchi Streaming spicca il soprano Lucia Cortese, che gli appassionati del repertorio preromantico hanno potuto ascoltare prima in una bella silloge da arie di compositori veneziani con la Camerata Accademica di Paolo Faldi e poi in un programma interamente dedicato alla affascinante figura di Barbara Strozzi, nel quale è stata accompagnata dalla formazione di strumenti originali Harmonicus Concentus guidata dal violino da Gabriele Raspanti.

 

Ho avuto modo di scambiare qualche opinione con Lucia poco dopo il secondo concerto, nel quale ha confermato la sua assoluta padronanza dell’idioma barocco o – meglio – degli idiomi barocchi, visto e considerato che il repertorio fiorito tra il XVII e la prima metà del XVIII secolo non presenta solo un incredibile caleidoscopio di sfumature espressive, ma anche una straordinaria varietà di stili, spesso legati alle tradizioni delle nazioni dell’epoca.

 

La nostra chiacchierata è partita dal modo in cui Lucia ha scoperto la musica antica, tra tradizione familiare e propensione personale. «In questo devo dire che hanno contato entrambe le cose, visto che sono cresciuta in una famiglia “musicale”. In particolare, mio padre, musicista e ricercatore in campo musicologico, si è sempre occupato attivamente del repertorio antico, un fatto che mi ha dato modo di avvicinarmi precocemente a questo tipo di musica. Inoltre, da ragazza mia madre cantava e suonava per diletto, mentre mia zia è cornista. Insomma, la musica fa parte della mia vita da sempre».

 

Nonostante la giovane età, Lucia vanta già al suo attivo un curriculum di tutto riguardo, sia sotto l’aspetto della formazione, dove ha avuto tra i suoi docenti la bravissima Roberta Invernizzi, sia per quanto riguarda l’attività concertistica, nella quale spiccano collaborazioni con ensemble di livello decisamente elevato. «Il mio percorso musicale accademico è iniziato all’età di appena 11 anni, per cui – se contiamo gli anni – potrei già quasi andare in pensione! Ho cominciato studiando il trombone e diplomandomi a 18 anni.

 

Dopo qualche anno di incertezze e di dubbi su quello che avrei voluto fare nella vita, ho iniziato a studiare canto lirico prima al Conservatorio “Niccolò Paganini” della mia città [Genova] e in seguito a Cremona sotto la guida di Ilaria Geroldi. Senza il percorso a Cremona non avrei mai acquisito le competenze tecniche e vocali che possiedo. Quella città mi ha letteralmente cambiato la vita e la porterò per sempre nel cuore. Roberta Invernizzi è un’artista che ho sempre ammirato, un ineludibile punto di riferimento stilistico e vocale per quanto riguarda il repertorio barocco. Ho imparato tanto da lei, sia ascoltandola cantare sia durante le lezioni in Conservatorio a Cesena».

 

Per quanto riguarda l’attività artistica, tra i primi ensemble con cui Lucia ha collaborato c’è l’Accademia del Ricercare, con la quale ha stretto un sodalizio molto vivo e ricco di progetti interessanti. «L’Accademia del Ricercare diretta da Pietro Busca è stata uno tra i primissimi gruppi specializzati nella musica antica a darmi fiducia e di questo gli sarò sempre grata. Cantare con questi bravissimi musicisti è sempre un grande piacere e nel corso degli anni mi hanno vista crescere e maturare molto musicalmente. Nel corso degli ultimi anni abbiamo fatto tanti concerti con diverse formazioni e grazie a loro ho avuto modo di mettere in repertorio molte opere. Subito prima del lockdown di marzo abbiamo registrato un disco per Elegia Classics con le cantate Esule dalle sfere e Chi resiste al Dio bendato di Alessandro Stradella».

 

Poi c’è la Camerata Accademica di Padova diretta da Paolo Faldi, con la quale ha realizzato quello che credo sia il suo primo disco solistico (anche questo pubblicato da Elegia Classics) e un bellissimo concerto per Intrecci Barocchi Streaming. «Camerata Accademica è una bellissima realtà, composta da musicisti giovani e molto preparati. Sono davvero bravi e hanno molta voglia di fare e di mettersi in gioco, caratteristiche che – messe tutte insieme – non sono così facili da trovare.

 

Il CD che abbiamo registrato con le cantate dei fratelli Benedetto e Alessandro Marcello è stato il mio primo lavoro discografico da solista e un lavoro assai impegnativo. Spesso le produzioni discografiche possono essere molto stressanti e creare tensioni sia sotto l’aspetto fisici sia sotto il profilo psicologico. Con Paolo Faldi e i componenti della Camerata siamo però riusciti a trovare un equilibrio ideale e la giusta alchimia. Con loro mi sento sempre a mio agio e supportata sia umanamente sia musicalmente. Questo fatto trova piena conferma nel concerto che abbiamo eseguito per Intrecci Barocchi Streaming, nel quale ho cantato arie che portano la vocalità all’estremo, in Vivaldi con agilità sfrenate e in Händel con lunghe frasi legate. Senza un gruppo perfettamente affiatato non sarebbe stato possibile farlo».

 

Per finire, bisogna citare l’Harmonicus Concentus di Gabriele Raspanti, che l’ha accompagnata nel concerto dedicato a Barbara Strozzi. «L’Harmonicus Concentus è composto da musicisti a cui voglio molto bene, anche perché alcuni sono stati miei insegnanti durante il mio corso di laurea in canto rinascimentale e barocco al Conservatorio di Cesena. Il concertatore del gruppo è Gabriele Raspanti, un uomo di grande cultura e preparazione musicale. Durante le prove dei nostri concerti imparo sempre qualcosa di nuovo da lui. Con Harmonicus Concentus abbiamo in programma un progetto (Lachrimae) che abbiamo già eseguito e che riproporremo ancora nel 2021».

 

Veniamo al concerto di questa sera, incentrato sulla figura di Barbara Strozzi, cantante e compositrice di altissimo livello, che purtroppo non gode ancora della fama che meriterebbe tra il grande pubblico. «Con ogni probabilità, Barbara Strozzi è la più nota delle compositrici italiane del XVII secolo, come dimostra il fatto che in epoca moderna le sue composizioni sono state date alle stampe già nel 1949 [prima di molti altri suoi illustri contemporanei maschi, ndr]. La sua capacità nel saper cogliere le più sottili sfumature testuali e il modo in cui le interpreta musicalmente ne fanno una figura di primo piano, consapevole della propria abilità. Tanto nelle cantate quanto nelle arie la principale procedura formale impiegata dalla Strozzi è il contrasto, che spesso viene combinato con ritorni a mo’ di refrain.

 

Il suo stile, sempre aderente alla struttura e ai significati del testo, è caratterizzato dall’alternanza tra passaggi misurati e non misurati, nonché tra metro binario e ternario; emerge anche un occasionale uso del cosiddetto “stile concitato”. Tutto ciò riflette la sua formazione nella tradizione della seconda prattica, esemplificata nella produzione di Francesco Cavalli, che non a caso fu il suo maestro. L’organico per soprano e basso continuo e i continui giochi di parole sul suo nome mostrano come lei stessa cantasse le proprie composizioni, nell’ambito di adunanze accademiche o di analoghe occasioni sociali.

 

Appena dodicenne cantava e si accompagnava suonando il liuto e la tiorba. A 16 anni era in grado di esibirsi nell’ambito dell'aristocratica Accademia degli Unisoni (sussidiaria di quella degli Incogniti) fondata dal padre Giulio Strozzi, punto di riferimento per i musicisti operanti nell'ambito dell’aristocrazia veneziana».

 

Opere assai complesse, come si può facilmente immaginare, per le quali occorre non solo la spiccata sensibilità che Lucia ha ampiamente dimostrato nel corso del concerto, ma anche un adeguato approccio interpretativo. «In effetti, per eseguire questi capolavori bisogna adottare un approccio rispettoso della prassi esecutiva tramandataci dalla trattatistica barocca, che riserva al testo un ruolo di fondamentale importanza».

 

Per chiudere questo piacevole incontro, non poteva mancare una domanda sui progetti che attendono Lucia nell’immediato futuro. «L’attuale situazione del Covid ha bloccato una serie di concerti importanti, tra cui una tournée in Norvegia. Con questa nuova opportunità di proporre concerti in streaming ho avuto la fortuna di non bloccarmi del tutto. Spero per il futuro che, accanto a queste nuove formule, ritornino i concerti tradizionali (ho in cantiere diversi progetti) in presenza del pubblico, che per noi esecutori rappresentano una linfa vitale».

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Articolo pubblicato il 23/12/2020