Lorenza Saluzzo intervista Christophe Rousset

Il grande direttore francese parla della sua imminente produzione scaligera della Calisto di Cavalli e dei suoi prossimi progetti discografici.

Questa volta ho il piacere di presentare ai lettori di Civico20News un articolo molto interessante scritto da Lorenza Saluzzo, fine conoscitrice del Barocco (con una spiccata predilezione per il Grand Siècle francese), nonché preziosa compagna di viaggio nell’avventura della Stefano Tempia. Il tema riveste una grande importanza, perché si riferisce all’imminente allestimento della Calisto del compositore secentesco Francesco Cavalli, che vedrà per la prima volta sul podio della Scala di Milano il celebre direttore francese Christophe Rousset, uno dei più autorevoli specialisti dell’opera barocca, ma ora taccio e cedo con piacere la parola all’amica Lorenza.

Dal 30 ottobre al 13 novembre andrà in scena per la prima volta al Teatro alla Scala La Calisto di Francesco Cavalli, diretta da Christophe Rousset, fondatore e direttore dell‘ensemble Les Talens Lyriques e clavicembalista di fama internazionale.

Il Maestro Rousset, fine musicista attivamente impegnato nella riscoperta del patrimonio musicale barocco, classico e preromantico, al suo debutto scaligero, ha risposto gentilmente ad alcune domande su questa nuova produzione.

 

A parte la trilogia monteverdiana, La Calisto è una delle opere più importanti del Seicento italiano. In che modo questa produzione è approdata alla Scala, tempio del melodramma italiano tra Ottocento e Novecento?

 

«Sono stato invitato con il mio ensemble Les Talens Lyriques dal sovrintendente del Teatro alla Scala Dominique Meyer, fervente sostenitore della musica barocca. È lui che ha compiuto il prodigio di far entrare le orchestre di strumenti antichi nel golfo mistico della Staatsoper di Vienna e ci ha voluto per una produzione di Alceste di Gluck e una di Ariodante di Händel. Per lui il repertorio italiano non inizia nell‘Ottocento con Rossini e i compositori del belcanto!».


Questa produzione sarà rappresentata in altri teatri europei?

 

«Attualmente non sono previste altre rappresentazioni oltre alla Scala, ma questa produzione promette di essere bella esteticamente e molto spettacolare».

 

Può descriverci in generale la struttura di quest'opera e i personaggi principali?

 

«L'opera è divisa in un prologo e tre atti. Nel Prologo si evocano l'universo e l'armonia della natura e si intende riprendere il mito della costellazione dell'Orsa Maggiore. Il primo atto presenta Giove, che al primo sguardo soccombe al fascino di Calisto, casta ninfa di Diana. Per poterla avvicinare e sedurre, si tramuta in Diana, ingannando la ninfa. Comprendendo la situazione, la vera Diana caccia la ninfa, mentre Endimione, suo innamorato segreto, si accinge a dichiarare il suo amore alla dea, mentre Pan, suo innamorato non corrisposto e geloso del rivale, si lamenta della sua disgrazia. Il secondo atto è incentrato sulle scene galanti di Diana ed Endimione e la gelosia di Giunone che, dopo aver saputo della disavventura di Calisto, si rende conto della scappatella di Giove e si diverte a braccarlo mentre è nei panni di Diana. Il terzo atto rappresenta la vendetta di Giunone, che tramuta Calisto in orsa. Giove non potrà modificare l’operato della consorte, ma riuscirà comunque a divinizzare la ninfa, trasformandola in costellazione. Diana ed Endimione si abbandonano alle gioie dell'amore“.

 

Quali caratteristiche vocali ha cercato per scegliere gli interpreti ideali di quest'opera?

 

«Prima di ogni altra cosa, ho vigilato affinché fossero rispettati i desideri di Cavalli per non stravolgere la sua intenzione primaria, evitando risolutamente il grottesco totalmente inventato e presente nelle versioni discografiche attualmente disponibili. Linfea è una ninfa di Diana, interpretata da un mezzosoprano (e non da un tenore!), Giove nei panni di Diana è impersonato dall'interprete di Diana (e non da Giove che canta in falsetto, interpretazione che fa di Calisto una povera sciocca incapace di riconoscere il dio che la prende in giro), il ruolo di Satirino è attribuito a un soprano. Quest'opera richiede innanzitutto dei bei timbri, poiché la bellezza delle tessiture vocali deve essere servita al meglio, inoltre sono necessarie notevoli capacità interpretative per tutte le parti in recitar cantando che rappresentano i due terzi dell'opera».

 

Quali criteri interpretativi ha adottato per la realizzazione di questa produzione, rivolta a un pubblico molto distante dall'estetica della Venezia del Seicento?

 

«Abbiamo dovuto adattarci alle dimensioni della Scala, raddoppiare gli archi e aggiungere due parti di viola (secondo la pratica adottata da Cavalli in altre opere) e degli strumenti a fiato, flauti dolci, cornetti e numerosi strumenti per il basso continuo per modulare i colori del recitativo, tiorbe, chitarre, clavicembali, organo, organo portativo, arpa, lirone. È importante rendere questa musica, ricca di contrasti, il più possibile viva e immediata, lasciando una grande parte all'improvvisazione. Cavalli esplora tutta la gamma espressiva dalla canzonetta popolare (Linfea) alle grandi arie elegiache (Calisto o Endimione), fino alla nobiltà divina di Giunone».

 

Può fornirci una breve chiave di lettura di quest'opera, che possa avvicinare il pubblico a questa musica?

 
«Bisogna lasciarsi sorprendere dal fascino della semplicità (apparente) di Cavalli, lasciarsi trasportare dall'alternanza tra comico e tragico e tra copiosi recitativi, ariosi e arie».

 

Quali sono i passaggi più intensi da ascoltare con maggiore attenzione?

 

«Le arie di Calisto, quelle di Giunone e i duetti del terzo atto tra Giove e Calisto e tra Diana ed Endimione».

 
Ha intenzione di dedicarsi ancora alle opere del Seicento italiano?

 

«Prossimamente metteremo in scena Le Amazzoni nell'Isole fortunate (1679) di Carlo Pallavicino, un'opera veneziana molto sorprendente, che rappresenta senza pudore gli amori saffici delle Amazzoni».


Quali saranno i Suoi prossimi progetti discografici?

 

«Proseguendo sul "filone Lully", a breve usciranno Acis et Galathée, Psyché e Thésée.
Ci sarà anche un disco interamente dedicato alla figura di Pauline Viardot (sorella della Malibran) con Marina Viotti e poi una registrazione de La Vestale di Gaspare Spontini. Ci sono poi molti altri progetti, anche di mie registrazioni da solista al clavicembalo, ma quella è un'altra storia!
».

 

Lorenza Saluzzo

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Articolo pubblicato il 27/10/2021