Referendum Giustizia. Il prof. Claudio Marengo in sciopero della fame

Grave violazione della Legge 28/2000.

In vista del Referendum sulla Giustizia che verrà votato il 12 giugno prossimo sempre più italiani lamentano la carenza di informazione e divulgazione che, a norma di legge, le testate giornalistiche nazionali avrebbero dovuto fare.

Di questo problema si è occupato ieri il nostro direttore editoriale che ci ha ricordato come “l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha protestato con la Rai, perché non starebbe garantendo copertura sufficiente ai referendum”.

Oggi, invece, abbiamo intervistato il professor Claudio Marengo, saluzzese, che domani entrerà in sciopero della fame come atto dimostrativo e non violento per porre l’attenzione sul Referendum Giustizia.

E’ stato presentato un ricorso all’AgCom per denunziare il mancato rispetto dell’informazione e della divulgazione sulla TV di Stato. Cosa ci dice in merito?

L’informazione in Italia è malata. Non da oggi, ma da sempre. I media pubblici e privati violano leggi e norme che li obbligherebbero a informare i cittadini di appuntamenti istituzionali come i referendum, in particolar modo il servizio pubblico.

Il “Partito Radicale” e l’Associazione Nazionale “Lista Marco Pannella” hanno presentato in data 21 maggio un esposto denuncia di tale silenzio all’AgCom per violazione della Legge 28/2000. L’AgCom avrebbe dovuto rispondere in 48 ore visto che tale obbligo di risposta è ribadito nel suo regolamento interno. Ad oggi nulla è stato fatto.

Questo è il senso della lotta nonviolenta, dello sciopero della fame: ripristinare lo stato di diritto “obbligando” le istituzioni a rispettare le proprie stesse leggi. Il mio è un piccolo contributo da cittadino e da radicale a questa lotta.

In un Paese in cui la partecipazione al voto è sempre più bassa, secondo lei, come si può avvicinare la popolazione alla consultazione elettorale ed alla democrazia diretta?

La storia ci ha dimostrato che quando debitamente informati i cittadini si sono recati alle urne in massa, soprattutto quando si trattava di temi legati alla loro vita, alla loro quotidianità, al loro vissuto e alle loro esperienze. Basta ricordare solo le battaglie vinte su aborto e divorzio, veri presidi di libertà, democrazia e partecipazione. E lo stesso dicasi della giustizia: un leviatano che fagocita migliaia di vite. Quando l’informazione è colpevolmente e deliberatamente negata, va da sé che i cittadini non si rechino alle urne. Sarebbe in realtà molto semplice: informare, informare, informare, come direbbe il compianto Giancarlo Siani.

Come ha ben scritto il nostro Francesco Rossa il nostro ordinamento costituzionale non prevede il referendum propositivo. Dunque è chiaro che chi vota “sì” è favorevole all’abrogazione delle leggi esistenti e chi vota “no” vuole lasciare le cose come stanno”.

Nel 2022, in un Paese che si riempie continuamente la bocca con la parola democrazia, è grave che i cittadini debbano arrivare a metter a repentaglio la loro salute e la loro vita per attirare l’attenzione su una situazione di aporia giuridica evidente a tutti ma sanzionata da nessuno.

Monitoreremo senz’altro la situazione nella speranza che l’AgCom intervenga in modo celere e mirato verso quegli organi d’informazione che non stanno rispettando le normative. Come sempre condivideremo con voi eventuali sviluppi.

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 05/06/2022