La rassegna Regie Sinfonie organizzata dai Musici di Santa Pelagia propone uno stimolante excursus nella storia del quartetto per archi. Protagonista lo storico Martinu Quartet
Appuntamento assolutamente imperdibile venerdì 26 maggio alle 21 per gli appassionati della grande cameristica romantica, che nella suggestiva cornice del Museo Diocesano San Giovanni (Via Natta 36, Asti) potranno assistere al concerto del Quartetto Martinu, formazione fondata nel 1976 che ha eseguito i quartetti per archi degli autori boemi in molte delle sale da concerto più prestigiose del mondo.
Con il loro spettacolare suono d’insieme, che alterna sapientemente cantabilità ed energia e un’impalpabile levità a vivaci spunti virtuosistici, il Quartetto Martinu riesce sempre a evocare con eccezionale suggestione l’anima del suo paese, che da sempre è considerato una delle regioni più romantiche d’Europa.
Definito dall’eccelso poeta – nonché grande intenditore di musica – Johann Wolfgang von Goethe «una raffinata conversazione tra quattro persone sensibili e intelligenti», il quartetto per archi iniziò ad affermarsi verso la metà del XVIII secolo, in corrispondenza con il tramonto della ormai obsoleta triosonata barocca.
Rispetto a questo genere, il quartetto non vedeva una netta contrapposizione tra strumenti solisti e basso continuo, con quest’ultimo destinato a fornire un mero supporto armonico, ma tendeva a mettere sullo stesso piano tutti e quattro i musicisti. In realtà, si dovette attendere però l’inizio del XIX secolo prima che anche la viola e il violoncello si vedessero riconoscere stabilmente funzioni solistiche accanto ai due violini, che continuarono a godere di un ruolo preminente.
Tra i primi autori a dedicarsi con impegno al quartetto vi furono Franz Joseph Haydn – tuttora ritenuto da molti il padre del quartetto per archi – e i compositori che il munifico elettore palatino Karl Theodor riunì nella celebre Orchestra di Mannheim, una delle formazioni più famose dell’epoca, al punto da spingere il primo storico della musica Charles Burney a definirla «un esercito di generali».
Accanto a Johann Stamitz, in questa formazione si mise in particolare evidenza Franz Xaver Richter, violinista e compositore di origine morava, che oggi viene considerato tra i membri più conservatori dei Mannheimer, come rivela la scrittura ancora legata al contrappunto di molte sue opere orchestrali.
Nonostante la sua scarsa apertura alle spensierate atmosfere dello stile galante, Richter godette della stima del giovane Mozart, che – dopo aver ascoltato una sua messa – la definì in una lettera indirizzata a suo padre Leopold “molto ben scritta”, un giudizio molto lusinghiero, se si pensa a quanto Mozart fosse severo nella valutazione delle opere altrui.
Il Quartetto op. 5 n. 1 è un’opera molto emblematica dello stile di Richter, ancora sospeso tra le rassicuranti suggestioni barocche e un guardingo sguardo rivolto verso quello che sarà il Classicismo di Mozart, con una brillante vitalità nei movimenti estremi e una deliziosa cantabilità nel Poco andante centrale.
Tra i compositori attivi nell’ultimo scorcio del XIX secolo che si dedicarono con maggiore assiduità al quartetto per archi spicca il nome di Antonín Dvorák, che nel corso della sua carriera scrisse ben 14 lavori del genere, il più noto dei quali è il Quartetto op. 96 “Americano”, tra le opere cameristiche del Tardo Romanticismo tuttora più eseguite nelle sale da concerto.
Il compositore boemo iniziò ad abbozzare il Quartetto op. 105 nell’ultima fase del suo lungo soggiorno negli Stati Uniti, portandolo a termine alla fine del 1895 dopo aver fatto ritorno in Europa.
Sotto il profilo stilistico, quest’opera rappresenta uno dei vertici assoluti della produzione cameristica di Dvorák, grazie a una ricchezza di idee melodiche, a una perfezione strutturale e a una leggerezza di mano che temono pochi confronti.
Il Quartetto op 105 si apre con un vigoroso Allegro appassionato, preceduto da un breve Adagio ma non troppo pervaso da un coinvolgente e delicato intimismo. In seconda posizione troviamo non un Andante come sarebbe stato logico attendersi ma un Furiant dai toni capricciosi ed esuberanti, seguito da un Lento e molto cantabile e da un Allegro ma non tanto in forma di rondò.
A rappresentare la musica contemporanea è stato scelto il Quartetto n. 1 per archi di William Thomas McKinley, compositore e pianista jazz americano che nel corso della sua carriera ha scritto oltre 300 opere in quello che lui stesso definì stile neotonale, basato su una intensa vena lirica, un vigoroso impulso ritmico e una scrittura estremamente gradevole e facilmente comprensibile.
Nel corso della sua carriera, McKinley ottenne molti riconoscimenti di grande prestigio, che sono andati a premiare soprattutto la sua capacità di fare coesistere armoniosamente le suggestioni del jazz e del blues con i principali elementi stilistici dei più eminenti esponenti della tradizione classica, da Johann Sebastian Bach a Claude Debussy e da Maurice Ravel a Ralph Vaughan Williams.
PROGRAMMA
Venerdì 26 maggio 2023 – ore 21
Museo Diocesano San Giovanni
Via Natta 36 – Asti
DUE SECOLI DI QUARTETTO PER ARCHI
Franz Xaver Richter (1709-1789)
Quartetto in do maggiore per archi op. 5 n. 1
Allegro con brio – Poco andante – Ricontro
William Thomas McKinley (1938-2015)
Quartetto n. 1 per archi (1959)
Antonín Dvo?ák (1841-1904)
Quartetto n. 14 in la bemolle maggiore per archi op. 105
Adagio ma non troppo. Allegro e appassionato
Molto vivace – Lento e molto cantabile
Allegro non tanto
Martinu Quartet
Lubomír Havlák, violino I
Adéla Štajnochrová, violino II
Martin Stupka, viola
Jitka Vlašánková, violoncello
PARTNER DELL’INIZIATIVA
Comune di Asti
Ministero della Cultura
Regione Piemonte
Consiglio Regionale del Piemonte
Fondazione CRT
Associazione culturale I Musici di Santa Pelagia
Fondazione Academia Montis Regalis
AIAM
Istituto di Musica “Giuseppe Verdi” di Asti
BIGLIETTI
Biglietto: € 5,00
Per informazioni e prenotazioni di biglietti: segreteria.asti@musicidisantapelagia.com – 0141/1706904 – direttamente in sede in orario 15.30-18.30
Istituto di Musica “G. Verdi” di Asti
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Articolo pubblicato il 23/05/2023