La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini

Aggressione a due venditori ambulanti di dolciumi, al Regio Parco

Abbiamo in precedenza descritto le indagini condotte, nel settembre e ottobre 1887, al Regio Parco dal Brigadiere Luigi Rovelli, comandante della locale stazione dei Carabinieri, che hanno permesso di trovare i colpevoli di due misteriosi delitti. Raccontiamo ora un altro successo investigativo dello stesso sottufficiale che risale all’anno precedente, quando l’8 settembre 1886 si è svolta la festa della periferica borgata di Bertoulla.

La sera di quel giorno, due venditori ambulanti di dolci, Tommaso Poletto e Lorenzo Suino, stanno tornando a Torino coi loro carretti. Mentre percorrono la strada del Regio Parco (*), discorrono tra loro:

«Quest’anno è riuscita proprio bene la festa: non ti pare?».

«Meglio di così non si poteva desiderare».

«E gli affari come sono andati?».

«Non mi lagno».

«Anch’io sono abbastanza contento».

Verso le ore 11:00 della sera, la tranquillità del loro cammino viene improvvisamente turbata. Tre giovanotti sbucano fuori nel mezzo della strada e li affrontano per derubarli. Gli aggrediti oppongono viva resistenza, ma devono cedere perché i malandrini sono tutti armati.

Così, dopo un breve scontro, Poletto è derubato di sei Lire e dell’orologio d’argento del valore di quaranta Lire e Suino di quarantatré Lire.

I due malcapitati denunciano l’aggressione alle autorità, precisano di non conoscere i malfattori dei quali descrivono i connotati. Forse in base alle loro indicazioni, negli inquirenti si consolida l’idea che tanto gli aggrediti quanto gli aggressori si siano trovati assieme alla festa.

Così, nella notte successiva le guardie di P. S. di Borgo Dora arrestano Giovanni Partengo, pregiudicato, e suo fratello Francesco e contemporaneamente i Carabinieri del Regio Parco, in collaborazione i poliziotti, catturano Pietro Cambiano. Gli arrestati hanno connotati che ricordano quelli descritti dai derubati ed è stata accertata la loro presenza a Bertoulla nella sera della festa.

Un apparente successo della Questura che la Gazzetta Piemontese del 10 settembre elogia, senza riferire i nomi degli arrestati.

A questo punto entra in scena il brigadiere Luigi Rovelli, comandante della stazione dei Carabinieri del Regio Parco. Nel mattino successivo prosegue le indagini e accerta che i veri autori del crimine sono invece un tale, noto soltanto come il figlio del conduttore della cantina dei Pesci Vivi e un secondo personaggio, indicato come Pinotton del Palassotto.

Mentre i tre arrestati vengono rilasciati, si cerca di identificare questi due misteriosi personaggi. Il brigadiere, con la collaborazione degli agenti di P. S., riesce a scoprire che i due soprannomi indicano Giovanni Antonio Anselmo da Chivasso e Giuseppe Cravero da Leynì, entrambi residenti alla borgata Maddalene (**). Così all’una antimeridiana del giorno 10 settembre il sottufficiale, coadiuvato dai carabinieri Giuseppe Barbero e Giovanni Ghezzi, riesce a catturarli nelle loro abitazioni.

L’arrestato Giuseppe Cravero si rivela particolarmente loquace.

Sostiene di non aver materialmente potuto partecipare alla rapina, perché è rovinosamente scivolato nel fosso fangoso della strada. Esecutori reali sono stati Giovanni Antonio Anselmo e Giovanni Vergnano, un carrettiere che abita in corso Vercelli n. 21. Dopo, i due complici gli hanno dato due Lire, assicurandogli che il bottino era soltanto di sei Lire e che quella era la sua parte. Quando i ladri derubano i loro complici, si dice “Fé ‘l ràuss”.  

Giovanni Vergnano viene subito catturato dagli stessi Carabinieri.

La Gazzetta Piemontese dell’11 settembre 1886, si entusiasma per questo arresto: «Il V. [Vergnano, N.d.R.] specialmente è individuo pregiudicatissimo e dedito al mal fare, e stava progettando appunto un altro colpo a danno di pacifici cittadini.

Il suo arresto non poteva venire più a proposito. Ne sia lode all’Autorità di P. S.».

La colpevolezza degli arrestati è corroborata dal sequestro di Lire 15,20 in moneta d’argento, di due orologi d’argento, di una catena d’orologio sempre d’argento, del vestiario di Cravero ancora sporco del fango del fossato dove è caduto durante la rapina e di un suo coltello a molla fissa.

La Gazzetta Piemontese, come si è detto, ha attribuito il merito dell’indagine alla Questura, accennando soltanto all’attività svolta dai Carabinieri del Regio Parco.

Il brigadiere Rovelli, che ha agito con acume investigativo e ha evitato l’incriminazione di persone innocenti, viene premiato con un encomio solenne. I suoi collaboratori, i carabinieri Giuseppe Barbero e Giovanni Ghezzi, ottengono quello semplice.

Lo apprendiamo da Il Carabiniere del 7 maggio 1887, n. 19, grazie al quale abbiamo potuto ricostruire le indagini per la soluzione di questo caso, avvenuto a quasi un secolo e mezzo di distanza da noi, in un Regio Parco molto diverso da quello attuale.

(*) Si può ritenere che i due venditori provenienti da Bertoulla avessero attraversato la Stura percorrendo il ponte sul quale passava dal 1884 la linea tranviaria Torino-Settimo, e che nel 1933 è stato sostituito dal Ponte Amedeo VIII. Da qui avevano imboccato l’attuale corso Regio Parco.

(**) La Borgata Maddalene oggi è compresa nella Barriera di Milano. Si collocava nel tratto dell’attuale via Aosta compreso tra corso Novara e piazza Giovanni Bottesini, lungo l’antica strada che portava a Settimo Torinese e a Chivasso passando per l’Abbadia di Stura, oggi identificabile con le vie Chivasso, Aosta, Cruto, Corelli e strada dell’Arrivore. Sul decorso della strada delle Maddalene oggi troviamo le vie Aosta e Muzio Clementi, piazza Bottesini, via Petrella. L’ultimo tratto raggiunge il Regio Parco col nome di via Maddalene.

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Articolo pubblicato il 30/06/2023