Referendum contro il finanziamento alla Guerra in Ucraina

Fino al 9 luglio sarà possibile firmare per dire no al sostegno di una guerra che sta impoverendo gli italiani.

Fino al 9 luglio prossimo gli italiani potranno contribuire al processo di partecipazione popolare indetto dalla sigla unitaria “Italia per la pace” che ha messo in campo due quesiti referendari volti a disarticolare la possibilità che il Governo italiano continui a fornire armi a Kyev, promuovendo invece un clima che riporti Ucraina e Russia sui binari della diplomazia.

Come detto i due quesiti sono stati promossi dal Comitato “Ripudia la Guerra”, del professore e saggista Enzo Pennetta, e dal Comitato “Generazioni Future” del giurista Ugo Mattei.

I due quesiti, affini ma distinti, sono i seguenti:

Quesito A (promosso da “Generazioni Future”): Volete voi che sia abrogato l’art. 1 del decreto-legge 2 dicembre 2022, n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina), convertito in legge n.8 del 27 gennaio 2023 nelle parole: “E’ prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’art. 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n.28, nei termini e con le modalità ivi stabilite”?

Quesito B (promosso dal Comitato “Ripudia la Guerra”): Volete voi che sia abrogato l’art.1, comma 6, lettera a), legge 09 luglio 1990, n. 185,, rubricata “Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali e di armamento”, e successive modificazioni (che prevede: “6. L’esportazione, il transito, il trasferimento intracomunitario e l’intermediazione di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere”) limitatamente alle parole “o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere”?

In parole povere, il Quesito A intende abrogare la specifica legge del 2022 con cui il Governo ha autorizzato lo stanziamento di risorse e armamenti in favore dell’Ucraina, mentre il Quesito B intende agire alla radice e impedire in ogni caso che qualsiasi governo italiano possa inviare armi ad un paese in guerra, senza nemmeno passare per il Parlamento.

Il Referendum, con i due quesiti che viaggiano in parallelo, è partito il 20 aprile 2023, e per le norme vigenti i comitati hanno a disposizione solo 90 giorni per raccogliere almeno 500 mila firme, le quali diventano 6-700 mila volendo considerare eventuali margini di errore o refusi nei moduli.

Non è dato sapere, ancora, quale sia lo stato della raccolta e se la stessa avrà un qualsivoglia risultato tangibile sui processi decisionali del governo italiano (che risponde ad equilibri geopolitici molto più grandi), ma ciò che più di tutto è necessario considerare, è che l’esistenza stessa di questa battaglia di civiltà e democrazia, genera intrinsecamente un dibattito pubblico sul tema della guerra, sui suoi rischi, sull’impatto che essa ha nella vita di ogni cittadino, e questo di per sé deve già essere considerato foriero di cambiamento, in un clima di assoluta stagnazione delle opinioni (quando non direttamente la censura) nei media di massa.

Chi volesse avere ulteriori informazioni, mettersi in contatto con i promotori del referendum o sapere come e dove firmare può visitare il sito web: www.referendumripudialaguerra.it

 

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 24/06/2023