Il Centrodestra verso una revisione della Legge 194/1978, quella che rende l'aborto legale

"Lega" e "Fratelli d'Italia" si interrogano sull'opportunità di mantenere in piedi una legge più ideologica che utile.

Da quando al governo del Paese vi è il Centrodestra si è riaperta la discussione sul tema dell’aborto.

Sempre più italiani si domandano se sia davvero così opportuno che una Nazione evoluta legalizzi la pratica dell’Interruzione Volontaria di Gravidanza.

La politica sul tema è spaccata. A Sinistra si difende la Legge 194, quella che legalizza l’aborto, come fosse la migliore delle leggi presenti nel nostro ordinamento giuridico. A Destra si difende la Famiglia ma sull’aborto non c’è unanime pensiero.

In area “Lega” l’ex Senatore Simone Pillon (nella foto a destra), ha più volte dichiarato che la Legge 194 “è diventata una sorta di passe-partout per sostenere il diritto all’aborto, ma in realtà la legge non prevede un tale “diritto”: l’aborto resta infatti un reato ad esclusone dei giustificativi previsti appunto dalla normativa. Il tagliando va fatto per assicurare una piena applicazione della prima parte della legge, che è quella che punta a rimuovere gli ostacoli che spingono la donna ad abortire. L’obiettivo deve cioè essere “zero aborti”, e ciò è possibile rendendo super efficace il sistema di prevenzione”.

A fargli eco e a dargli manforte il Senatore Isabella Rauti (nella foto a sinistra), “Fratelli d’Italia”, che definisce la Legge 194 come “datata”. Sul tema ha infatti detto: “Vanno rivisti i termini ed anche il ruolo, mancante, relativo alla figura paterna. Negli anni c’è stata molta propaganda relativamente al “diritto” all’Interruzione Volontaria di Gravidanza ma nessuna relativamente ai rischi legati all’aborto: vogliamo colmare questo vuoto e anche dire alle donne che c’è una legge che permette di far nascere il proprio bambino in una struttura pubblica per poi darlo, in anonimato, in adozione. Ma anche di questa legge si parla troppo poco”.

Risulta interessante notare come a chiedere più coinvolgimento della figura paterna sia una donna. Il Senatore Rauti, infatti, ha piena consapevolezza del fatto che – nella maggior parte dei casi di aborto – la donna decide da sola, senza tener conto dell’opinione del partner.

Degne di nota anche le parole del Senatore Massimiliano Romeo (nella foto a destra), Capogruppo della “Lega” al Senato, che nel 2018 disse: “Va applicata la prima parte della 194, a tutela della vita e che mira a dissuadere le donne dall’aborto. Ma il dato sui fondi è critico: se nel 2007 il fondo per le politiche famigliari era pari a 220 milioni di euro, oggi si è ridotto ad appena 3,8 milioni”.

Analisi interessante che mostra come la politica abbia destinato poche e rarefatte risorse per sostenere quelle donne che – troppe volte – optano per l’interruzione di gravidanza spinte dalle ristrettezze economiche più che da una reale volontà di interrompere la vita del bimbo che hanno in grembo.

Secondo le femministe sopra le righe di “Non Una di Meno”, invece, “La genitorialità è una scelta e l’aborto è un diritto”. Non a caso costoro tengono a ribadire come “l’obiezione di coscienza è sempre più alta, con picchi dell’80% nelle regioni governate da “Fratelli d’Italia”. L’aborto in Italia non è più accessibile ed è colpa diretta di questo Governo e delle Associazioni “Pro Vita”. Siamo enormemente preoccupate per cosa significherà questo per la nostra vita”.

Il Consigliere Comunale di Bologna, Fabio Brinati (nella foto a sinistra), eletto nelle fila di “Fratelli d’Italia”, alle attiviste di “Non Una di Meno” ha risposto: “Penso che ci debba essere da parte del mondo femminista un maggior rispetto per la cultura, il credo e le scelte degli altri. Ciò non toglie che si debba difendere la Legge 194 ma nella sua interezza e che si debba supportare anche la prima parte della stessa, come detto da tempo dalla nostra leader, ora Primo Ministro, Giorgia Meloni, per rendere quella libertà di cui parla il mondo femminista più forte e concreta”.

Il dibattito è aperto e lo scontro ideologico è più che mai vivo. Sicuramente nel prossimo futuro vi saranno occasioni per approfondire il tema e, magari, per apportare delle modifiche alla Legge 194 del 1978 che – secondo molti – andrebbe addirittura abrogata.

Torneremo certamente sul tema.

 

© 2023 CIVICO20NEWS - riproduzione riservata

Stampa solo il testo dell'articolo Stampa l'articolo con le immagini

Articolo pubblicato il 04/07/2023