Pamparato (CN): Sul labbro innamorato – Schermaglie amorose nella cantata napoletana
Valeria La Grotta

Il soprano Valeria La Grotta sarŕ protagonista al Festival dei Saraceni di un fascinoso concerto dedicato alla cantata napoletana.

 

Domenica 6 agosto alle 21 nell’Oratorio di Sant’Antonio di Pamparato si terrà Sul labbro innamorato – schermaglie amorose nella cantata napoletana, un concerto dedicato alla cantata barocca – nel caso specifico di area napoletana – che vedrà protagonista il soprano Valeria La Grotta, accompagnata da un eccellente ensemble formato dal flautista Alessandro de Carolis, dal violoncellista Cristiano Rodilosso, dal tiorbista Gianluca Geremia e dal clavicembalista Luigi Trivisano.

Per trattare di questo affascinante concerto, ho chiesto di delineare una chiave di lettura del programma a Valeria La Grotta, che con gentilezza e disponibilità ha accettato di accompagnarci in questo repertorio di rarissimo ascolto. La ringrazio di cuore e le cedo subito la parola.

 

Il filo conduttore che accomuna i compositori qui offerti all’ascolto è sicuramente la cosiddetta “scuola napoletana” alla quale appartengono per formazione o dove furono attivi in qualità di maestri di cappella e operisti.

Una tradizione che nasce nel XVII secolo e che vede sempre più promettenti allievi divenire a loro volta maestri tra le mura dei quattro Conservatorii della città di Napoli e allo stesso tempo riconosciuti quali rinomati musicisti cosmopoliti nel secolo dei Lumi.

 

La cantata da camera rappresenta quel genere di scrittura alla quale si dedicarono copiosamente quasi tutti i musicisti del Sei e Settecento (ognuno secondo l’evoluzione stilistica della stessa), la cui fruizione era destinata alla ricca committenza aristocratica che vi attingeva sia per esibire lo status sociale, sia per far “dilettare” le donne della famiglia, che cantavano accompagnandosi con il proprio strumento nei salotti, ovvero nelle “camere” dei nobili palazzi.

 

Si può notare quindi come nella tradizione cantatistica, anche in quella napoletana, persista il modello della favola pastorale di Tasso con i tormenti, le gioie, le ire e i dolori di Fileno, Irene e di tutti gli altri pastorelli e ninfe che danno voce ai propri affetti mentre conducono le greggi su prati erbosi o in riva a ruscelletti tranquilli; in questo caso aggiungendo alla linea del canto il suono del flauto che funge così da accondiscendente interlocutore in quel dialogo ricco di metafore, onomatopee, echi e ritornelli. Vi è poi l’allegoria di un piccolo fiore come la violetta che insegna alla natura che la circonda a essere struggentemente bella per il solo fatto di esistere (tema affrontato successivamente in chiave protoromantica anche da Goethe nella poesia Das Veilchen, messa in musica da Mozart nell’omonimo Lied del 1785).

 

Nelle cantate in lingua napoletana i sentimenti restano immutati pur cambiando l’ambientazione e i protagonisti. Non più scenari bucolici, ma spaccati di vita reale dove personaggi quali Cicco, Lena, Cianno e altri giovani pescivendoli, fruttivendoli e garzoni cantano le loro schermaglie amorose indaffarati nelle faccende quotidiane oppure accompagnandosi con il fratello napoletano della tiorba, l’arcecalascione (o colascione basso).

Non mancano mai le citazioni colte: è il caso della cantata di Scarlatti nella quale l’innamorato se la prende con “Ammore” (Cupido) per essersi invaghito di Zeza che non ricambia il sentimento e così diventa matto e lo appella come Don Chisciotte. L’eleganza poetica rimane inalterata pur usando una “lattuca” (lattuga) per indicare la tenerezza dell’amata o narrando la pesca di un bel marinaio fatta di “purpi addorusi” (polpi odorosi) nell’acqua che “scumma argiento” (la cui schiuma è come argento all’alba), o ancora la storia di un tradimento “m’aje desgraziato” (mi hai reso cornuto) che finisce con il perdono e la riconciliazione.

Densità contrappuntistica, espressività degli ariosi, drammaticità dei recitativi, minuetti, colorature, seste napoletane, siciliane e romanesche compongono un quadro di grande complessità, mai banale nonostante l’immediatezza melodica e ritmica. (Valeria La Grotta).

 

 

 

Domenica 6 agosto 2023 – ore 21

Oratorio di Sant’Antonio di Pamparato

 

SUL LABBRO INNAMORATO – SCHERMAGLIE AMOROSE NELLA CANTATA NAPOLETANA

 

 

Giuseppe Porsile (1680-1750)

Violetta gentil, tu sei pur cara

 

Alessandro Scarlatti (1660-1725)

Ammore, brutto figlio de pottana*

 

Domenico Sarro (1679-1744)

Se pur fosse il cor capace

 

Francesco Mancini (1672-1737)

Sonata Prima in la minore per flauto e basso continuo

Amoroso – Allegro – Largo – Allegro

 

Giulio Cesare Rubino (inizio del XVII secolo-1650)

Lena, mo’ sì ca propeto*

 

Nicola Porpora (1686-1768)

Freme il mar e col sussurro

 

Giuseppe Porsile

Cantata sopra l’arcecalascione*

 

*testo in lingua napoletana

 

 

Valeria La Grotta, soprano

 

Alessandro de Carolis, flauto

Cristiano Rodilosso, violoncello

Gianluca Geremia, arciliuto

Luigi Trivisano, clavicembalo

 

 

 

Valeria La Grotta

Si specializza completando con lode il biennio di Canto Rinascimentale e Barocco con Roberta Invernizzi e il Master di II livello di Musica Antica con Antonio Florio a Napoli.

Si perfeziona con Rinaldo Alessandrini, Sonia Prina, Marina De Liso, Margit Legler, Lucrezia Messa. Partecipa a importanti Festival tra cui il VIAF di Malta, l’Innsbruck Barock dell’Universität Mozarteum e il Ravello Festival.

Apprezzata nel repertorio operistico del Sei e Settecento, in particolare di scuola napoletana, ha al suo attivo un’intensa attività concertistica dedicata anche alla riscoperta del barocco inedito con prime esecuzioni in tempi moderni tra cui Sant’Eustachio di Ricchezza (Cappella Neapolitana, Antonio Florio direttore), Le retour au village di Duni e i Concerti spirituali di Melani.

 

Di Paisiello interpreta la Cantata di San Gennaro con l’Ensemble Barocco del Teatro San Carlo, la Serva padrona, Mosè in Egitto e Gli astrologi immaginari diretta da Martin Gester. Tra gli altri debutti: Serva padrona di Pergolesi, Apollo et Hyacinthus di Mozart, Alcina di Francesca Caccini, Agar e Ismaele liberati di Alessandro Scarlatti. È Aminta in Aminta e Fillide di Händel diretta da Rinaldo Alessandrini.

 

La fotografia di Valeria La Grotta è opera di Simone Scatarzi, che ringrazio vivamente della cortese gentilezza.

 

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Articolo pubblicato il 31/07/2023