La riscoperta di un insolito Haydn

L’etichetta tedesca CPO pubblica L’incontro improvviso, opera in stile turchesco, che anticipò di un decennio il più noto Ratto dal serraglio mozartiano.

Da diversi anni l’etichetta tedesca CPO è diventata una delle più convinte paladine della riscoperta del repertorio operistico meno conosciuto, grazie a una rete di collaborazioni con teatri e festival di molti paesi europei.

 

In molti casi si tratta di riprese live (o semilive, con qualche giudiziosa correzione fatta con registrazioni di altre recite), mentre in altri ci troviamo di fronte a opere – non di rado di ampie dimensioni – registrate in studio, un fatto sempre più raro anche per le major, a causa degli alti costi di produzione.

 

Nel 2019 nell’ambito della Donaufestwochen fu messa in scena L’incontro improvviso di Franz Joseph Haydn, un dramma giocoso rappresentato per la prima volta a Esterháza nel 1775, che si colloca nel solco delle opere in stile turco come il Ratto dal serraglio mozartiano, che andavano tanto di moda in quel periodo, quando era ormai tramontato per sempre lo spettro dei turchi giunti alle porte di Vienna.

 

Sotto il profilo stilistico L’incontro improvviso regge benissimo il confronto con le migliori opere dell’epoca grazie a una musica davvero apprezzabile, in qualche caso facendosi addirittura preferire per il brio e l’agilità della vicenda ambientata nell’Egitto governato dagli Ottomani e conclusa con l’immancabile happy end, che non risente delle lungaggini teatrali di parecchie opere settecentesche.

 

Una delle caratteristiche più interessanti dell’opera è rappresentata dalla presenza molto limitata della “musica turca”, che invece compare con molta frequenza sia nel Ratto di Mozart sia nella Zaire che Johann Michael – lo “Haydn di Salisburgo”, fratello minore e meno noto di Franz Joseph – aveva tratto dall’omonima commedia di Voltaire.

Protagonista di questa gradita riscoperta – che contribuisce anche a rivalutare l’immagine di Haydn come autore di opere teatrali – è L’Orfeo Barockorchester diretta da un’ispirata Michi Gaigg, che vanta un cast di eccellenti cantanti e un ensemble strumentale brillante e dal ricchissimo impasto sonoro, come si può facilmente notare fin dalla bella sinfonia iniziale.

 

Tra i cantanti meritano di essere segnalati in particolare Bernhard Berchtold (principe Ali) ed Elisabeth Breuer (principessa Rezia), che sfoggiano una linea di canto dai contorni molto teatrali e una pronuncia italiana più che accettabile (fatto tutt’altro che scontato) e non indulgono in un vacuo patetismo stereotipato, come si può apprezzare per esempio nell’aria di Ali «Deh! Se in ciel pietade avete».

Molto validi anche l’Osmin di Markus Miesenberger (che si mette in evidenza già all’inizio con la bella canzonetta «L’amore è un gran briccone») e il “cattivo” Calandro di Rafael Fingerlos, che alla fine viene fortunosamente graziato dal magnanimo Sultano (Michael Wagner).

 A tutto questo bisogna ancora aggiungere un corposo booklet di 90 pagine con il libretto completo e le informatissime note di copertina firmate da Christian Moritz-Bauer. Nel complesso ci troviamo di fronte a una novità che permette di scoprire un lato virtualmente sconosciuto di un Haydn poco più che trentenne.

 

HAYDN: L’INCONTRO IMPROVVISO

Bernhard Berchtold, Elisabeth Breuer, Anna Willerding, Annastina Malm, Markus Miesenberger, Rafael Fingerlos, Michael Wagner

L’Orfeo Barockorchester, Michi Gaigg, direttore

CD. CPO CPO555 327-2. (2 CD). 56:42 – 55:01.

DDD. Stereo. Studio. Stift Waldhausen, Strudengau, Austria. 5-8 agosto 2019 e 17 settembre 2020.

 

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Articolo pubblicato il 06/08/2023