La vetrina delle Iguane

Racconto breve

Guglielmo lavorava al grande Acquario-Rettilario di Torino, erano gli anni ottanta e il Giardino Zoologico della Capitale piemontese esisteva ancora.
Rettili e pesci erano diventati suoi cari amici, caratteri differenti, fattezze differenti. Colori e forme bizzarre albergavano nelle grandi vasche da 40.000 litri, poste al piano interrato.


Al primo piano c’erano i rettili provenienti da tutto il mondo. Coccodrilli, serpenti, elodermi, lucertoloni, varani e iguane, che spezzavano con la loro rapida immobilità, quel frenetico via vai di pinne colorate che provenivano dai mari tropicali o dai grandi fiumi amazzonici e che ora erano diventati gli ospiti del grande Acquario.
Guglielmo aveva preso molto sul serio il suo originale lavoro, puliva i vetri delle vasche dei pesci e quelli delle vetrine dei rettili.

Per le prime usava due potenti calamite che accoglievano, come fette di pane di un sandwich, i grandi cristalli spessi 20 mm, per le vetrine una semplice bacchetta munita di spazzola di gomma.
Con grande precisione si occupava dell’alimentazione dei suoi ospiti, studiando le diete con tutte le variazioni possibili e integrando con complessi vitaminici specifici, per evitare pericolosi sbilanciamenti alimentari.


La gente, o meglio il pubblico, iniziava la visita al piano di sotto, osservava con gli occhi attenti quelle forme in perenne movimento. Quindi saliva nella zona del Rettilario ad ammirare gli ospiti più immobili; qualche volta un torpido rettile si spostava di qualche centimetro per andarsi a cibare o bere un po’ d’acqua.
La domenica gli ambienti erano invasi da un crescente brusio, urla di bambini, considerazioni improbabili da parte degli adulti e una forma di stupore collettivo che regalava a Guglielmo una sensazione di grande soddisfazione personale.


A volte, quando si aprivano le porte del Giardino Zoologico, Guglielmo trovava qualche cadavere, vittima di chissà quale causa sconosciuta. La bestiola veniva posta in un sacchetto e sistemata temporaneamente nel frigorifero del laboratorio. Successivamente veniva inviata all’Istituto Zoo profilattico per identificare la causa di morte.
Stava succedendo un fatto assai strano.


Da almeno una settimana ogni giorno una o due iguane perdevano la vita e venivano trovate alla mattina esanimi e a volte a pancia in su.
Guglielmo dopo i primi decessi aveva avvisato la Direzione. Immediatamente l’allarme era stato diffuso ai laboratori dell’Istituto Zoo profilattico ed era stata scoperta la causa: un batterio piuttosto aggressivo di natura sconosciuta.


Una puntuale disinfestazione della vasca, e degli animali ancora vivi, con l’isolamento di coppie d’individui in vasche di plexiglass da 20 litri.
Dopo alcuni giorni, terminata la quarantena, il problema potevasi considerare risolto. Erano morti ancora tre iguane, ma tutte le altre, una decina, sembravano in buona salute.
L’isolamento venne mantenuto ancora per 15 giorni, senza contare altre vittime.


Nella vasca la moria di animali aveva praticamente dimezzato la popolazione di Iguane, ne erano rimaste nove in ottima salute e una continuò per altri 15 giorni l’isolamento per poi essere reinserita con il gruppo.
Le Iguane sono animali tropicali piuttosto calmi, forse troppo. Si muovono con lenti movimenti in direzione del cibo o per salire sui rami presenti nella teca.
Guglielmo guardava con un certo disagio quell’ambiente così desolato, i ritmi delle Iguane erano lentissimi e capitava raramente, e solo dopo alcuni minuti di paziente osservazione, di vedere una o due bestiole compiere qualche movimento.


Stando così le cose balzò nella mente del nostro curatore del Rettilario un’idea apparentemente strampalata:
Si diresse verso il frigorifero del laboratorio e vide che vi erano ancora sei esemplari chiusi nel sacchetto. Gli altri cinque erano stati spediti all’Istituto che aveva compiuto le previste autopsie.
Informò la Direzione della propria idea che venne prontamente accettata.
Le Iguane decedute vennero inviate ad un noto tassidermista torinese per avviare i processi di imbalsamazione.


Dopo circa due mesi sei Iguane, perfettamente conservate, vennero inserite nella teca a loro riservata, andando ad arricchire il numero degli animali presenti.
Anche ad uno sguardo attento sfuggiva la differenza tra Iguane vive e Iguane imbalsamate, le loro forme erano assolutamente identiche, solamente il peso, minore in quelle mummificate, avrebbe potuto tradire il turpe inganno.


Il pubblico restava alcuni secondi, raramente minuti, ad osservare la teca, senza avere il minimo dubbio sullo stato di salute delle simpatiche Iguane.
Guglielmo provò un duplice sentimento riguardo a quell’esperimento. Da un lato fu molto soddisfatto della propria idea, aveva creato uno stratagemma per mantenere praticamente inalterato il numero degli animali, ma da un altro punto di vista aveva ben compreso come fosse facile, fin troppo facile, ingannare le persone inserendo in un contesto di Verità piccole dosi di menzogna.


Paradossalmente le Iguane vive, con i loro sporadici movimenti, davano vita e credibilità anche a quelle imbalsamate. Tutto l’insieme era verosimile e assolutamente plausibile, tutto funzionava benissimo e a nessuno venne mai il dubbio che quasi la metà di quelle bestiole fosse solo un insieme di animali imbalsamati.

 

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Articolo pubblicato il 04/09/2023