La chiesa di San Secondo martire, in Torino

Arricchita dalla pittura torinese della Scuola Reffo e animata da Monsignor Pinardi

A brevissima distanza dalla stazione di Porta Nuova svetta un campanile in mattoni, fra tanti palazzi ottocenteschi che giocano a nascondere il profilo della chiesa di San Secondo martire: costruita al di fuori dell’antica cinta muraria, ha una storia relativamente recente. Nei primi anni dell’Ottocento l’espansione urbana si spinge verso la campagna circostante, in una città molto diversa da oggi, quasi inimmaginabile; in questo contesto, la zona fra Porta Nuova e il Po è la prima ad essere urbanizzata, mentre il lato ad ovest rimane zona militare con una piazza d’armi; soltanto nella seconda metà di quel secolo, con lo spostamento della piazza d’armi nell’area antistante l’attuale Politecnico, tutta l’area viene lottizzata e ceduta per costruirvi edifici civili.

L’insediamento abitativo richiede una nuova chiesa e un comitato di cittadini, sorto nel 1867 sotto l’egida dell’arcivescovo Ricardi di Netro, ne promuove la costruzione, proprio come avviene per la chiesa di Santa Giulia, nel quartiere Vanchiglia: Civico20News - La chiesa di Santa Giulia, nel quartiere Vanchiglia, a Torino

Fra i diversi progetti, si impone quello dell’architetto Luigi Formento e dell’ingegner Vigna, proposto al Comune insieme ad una richiesta di contributo. In aiuto viene chiamato anche don Bosco, che propone di implementare il disegno con un oratorio adiacente la chiesa. La municipalità concede un lotto di terreno e il sussidio di trentamila lire da erogarsi in tre rate: la prima quando l'edificio fosse giunto alla copertura del tetto; la seconda quando fosse ultimato; la terza quando venisse inaugurato al culto e aperto al pubblico.

Nel 1871 il comitato promotore, non avendo ancora la possibilità di iniziare i lavor, affida l'impresa a don Bosco, che accetta l'incarico e ottiene dal Municipio l'autorizzazione per il «cominciamento dell'opera», in data 6 maggio 1872. Concesso l'appalto della costruzione all'impresa Fratelli Carlo e Giosuè Buzzetti, don Bosco pone mano all'opera, che prevede di condurre a termine in tre anni: egli mira a provvedere alle esigenze di culto e ai bisogni dei giovani, vorrebbe disporre di un oratorio, di un giardino di ricreazione e di scuole diurne e serali. A questo scopo, propone al Formento una modifica al progetto originale. Il nuovo progetto consisteva in due edifici sovrapposti, quello superiore destinato a uso parrocchiale, quello inferiore adibito a oratorio e scuola diurna e serale. L'escavazione è ormai compiuta e stanno per essere gettate le fondamenta quando, il 19 luglio, giunge a don Bosco l'ordine del sindaco di sospendere i lavori, con la motivazione che il Municipio esige che la chiesa sorga nel «centro dell'isolato concesso senza appendice di altro fabbricato qualsiasi». Don Bosco reagisce a tale intimazione facendo sospendere i lavori, ma non mancando di esporre a parole e per scritto le sue ragioni. Successivamente, venuto a sapere che l'arcivescovo Gastaldi in persona si offre di fabbricare la chiesa alle condizioni poste dal Municipio, il 3 agosto 1873, abbandona l'impresa. Nel gennaio 1874, lo stesso arcivescovo comunica a don Bosco che i lavori di San Secondo sarebbero ripresi secondo il progetto originale del 1868, integrato con due corpi simmetrici ad uso della parrocchia, e lo invita, se non ha più interesse, a ritirarsi, e così avviene.

Finalmente, i lavori iniziano, nel 1874, ma saranno interrotti più volte, in quanto si procede su offerte e donazioni, non sempre sufficienti. In una lettera del 21 novembre, monsignor Gastaldi si appella alla carità dei torinesi: «Due ragioni riecheggino che noi facciamo sorgere, ed al più presto, questa nuova Chiesa nella nostra città: l'una è di viva gratitudine che dobbiamo a S. Secondo, ed il bisogno pressante di meritarci il suo patrocinio; l'altra è la necessità imperiosa di una nuova Chiesa parrocchiale nella nuova parte di Torino che è tra lo scalo della ferrovia di Genova e la Piazza d'Armi».

Primo collaboratore di monsignor Gastaldi nel condurre i lavori di San Secondo è il sacerdote Giovanni Merino, che tuttavia non riesce a raccogliere fondi sufficienti per l’opera e si dimette dall'incarico. Al suo posto, monsignor Gastaldi chiama il parroco di Cinzano, don Giovanni Leone Prato, sotto la cui forte spinta, nel 1876, la costruzione riprende. Due anni più tardi, il prelato propone di dedicare la chiesa in costruzione a Papa Pio IX, da poco scomparso; ecco perché sulla destra della navata centrale si trova il busto in sua memoria, inaugurato l’8 dicembre 1879. La chiesa è aperta al pubblico, con una solenne cerimonia, l’11 aprile del 1882 alla presenza di undici vescovi, e consacrata da monsignor Celestino Fissore, delegato dell’indisposto monsignor Gastaldi.

Tra le vie San Secondo, Magenta, Gioberti e Assietta, circondata quasi interamente da una cancellata in ferro battuto, ecco quindi la chiesa di San Secondo martire: la facciata ha tre portoni d’ingresso che corrispondono alle tre navate, con un rosone su quello centrale. All’interno, presenta una pianta a croce latina, realizzata in stile eclettico, sullo stile lombardo romanico del tardo Medioevo; le navate sono delimitate da imponenti colonne con capitelli decorati; dei cinque altari, il maggiore è dedicato a San Secondo martire, sormontato da un vetro a cattedrale rappresentante Cristo seduto in trono, ai lati due mosaici di vetro che rappresentano “Il martirio di San Secondo” e “La gloria di San Secondo”.

La pittura torinese di quel tempo ha provveduto ad arricchire le decorazioni della chiesa. Di Tommaso Lorenzone (1) è il dipinto che adorna la cappella intitolata alla Madonna della Salette. Troviamo, inoltre, due opere di Enrico Reffo (2): il quadro che decora la cappella di San Giuseppe, la tela di Sant’Agnese e la via Crucis. Nell’altare a sinistra del maggiore vediamo una Santa Rita di Luigi Morgari (3) e il Sacro Cuore di Federico Siffredi (4), allievo del Reffo. Al primo altare destro ci sorprende una Madonna della Consolata, opera del 1932 di Luigi Guglielmino (5), altro allievo della Scuola Reffo. All’ultimo altare di sinistra campeggia una grande e complessa opera del Maestro Reffo, del 1883: San Giuseppe con il Bambino, i Santi Papi Pio V e Pio I, il Pontefice Pio IX e un Angelo. Il busto del Papa Pio IX, come detto in apertura, si staglia a mezza altezza quasi di fronte a questo dipinto, in una sacra contrapposizione memoriale di un pontefice discusso e controverso nei suoi tempi, quasi dimenticato in seguito.

In controfacciata, sul portale d’ingresso troneggia l’organo dei fratelli Collino, presentato alla Esposizione Generale Italiana di Torino del 1884, che abbiamo già descritto: Civico20News - L’Esposizione Generale Italiana del 1884, a Torino

Cinque i sacerdoti che l’hanno retta in passato: il citato Monsignor Giovanni Leone Prato (Pamparato, 11 aprile 1831 - Torino, 7 maggio 1912); Monsignor Giovanni Battista Pinardi (Castagnole Piemonte, 15 agosto 1880 - Torino, 2 agosto 1962); Monsignor Francesco Sanmartino (Nichelino, 28 febbraio 1911 - Pancalieri, 21 marzo 1983); Don Aldo Ala (Torino, 17 maggio 1930 - Lanzo Torinese, 30 aprile 1995). Attuale parroco è don Mario Foradini, da poco incaricato del restauro della “Città dei Ragazzi”, sulla collina torinese, in Borgata Sassi. L'istituzione è stata creata da don Giovanni Battista Arbinolo (Torino, 17 novembre 1915 - 22 febbraio 2007), figura che meriterebbe una giusta memoria per il lavoro sociale svolto in città, sepolto nel piccolo cimitero di Sassi.

La grande anima della chiesa, da cui il quartiere circostante prende il nome, è stato don Giovanni Battista Pinardi. Nato in una povera famiglia di contadini torinesi, il 15 agosto 1880, studia prima dai Salesiani ad Alessandria e poi al Seminario di Chieri. Il 15 dicembre 1912 diventa parroco di San Secondo Martire e vescovo ausiliario del cardinale e arcivescovo Agostino Richelmy. Monsignor Pinardi promuove una serie di iniziative in parrocchia e nella diocesi: grazie a lui nascono la Libreria cattolica, il Bollettino parrocchiale e varie biblioteche circolanti. Fin dagli inizi è un oppositore del fascismo, tanto da indurre Mussolini a porre il veto alla sua nomina ad Arcivescovo di Torino, alla morte del cardinale Giuseppe Gamba. Muore a 82 anni, nel 1962. Dal 1999 è in corso la causa per la sua beatificazione.

Note

1) Tommaso Lorenzone (Pancalieri, 13 febbraio 1824 – Torino, 6 giugno 1902), studia alla Accademia Albertina di Torino, attivo alla corte della Regina consorte di Sardegna Maria Adelaide d'Asburgo Lorena, per la quale realizza ritratti di membri della famiglia reale. Come pittore di arte sacra è chiamato da don Bosco a realizzare la decorazione pittorica del santuario di Maria Ausiliatrice, in Torino.

2) Enrico Reffo: Civico20News - Enrico Reffo e la sua Scuola di pittura (prima parte, di Milo Julini, 14 maggio 2020).

3) Luigi Morgari (Torino, 1º gennaio 1857 – Torino, 1º gennaio 1935). Figlio del pittore torinese Paolo Emilio Morgari e della pittrice Clementina Lomazzi (Guastalla 1819 – Torino 1897), è stato allievo di Enrico Gamba e Andrea Gastaldi all'Accademia Albertina. Si è specializzato nella ritrattistica di soggetti religiosi.

4) Federico Siffredi: Civico20News - Enrico Reffo e la sua Scuola di pittura (quinta parte, di Milo Julini, 18 maggio 2020).

5) Luigi Guglielmino (Susa, 1º novembre 1885 – Torino, 2 gennaio 1962), figlio di Giovanni e Anna Benetto, è l’erede dello studio di Enrico Reffo in quanto, sotto la sua guida, ne diventa il migliore allievo. Esegue molte copie della Madonna Consolata che sono inviate in tutto il mondo ove si trovano Missioni della Consolata; è sepolto nel Cimitero Monumentale di Torino (Ampliazione 7 - Viale Consolata – Loculi scomparto 22).

 

 

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Articolo pubblicato il 24/11/2023