Ad un anno dalle Esequie del Santo Padre, un po' di chiarezza relativamente all'invalida elezione di Jorge Mario Bergoglio.
Il 5 gennaio del 2023 il mondo intero era sofferente per la celebrazione delle Esequie di Papa Benedetto XVI, l’ultimo Pontefice Cattolico Romano legittimamente eletto sulla Cattedra di San Pietro.
A distanza di un anno lo vogliamo ricordare con tutto l’affetto che si deve ad un grande uomo di spiritualità, cultura e spessore umano senza pari.
Partiamo mostrando – per quanti non lo sapessero – il francobollo che lo Stato della Città del Vaticano ha emesso il 31 gennaio 2023 “in ricordo del Papa Emerito Benedetto XVI, in occasione del trigesimo (mese) della sua morte” quale “segno del profumo della gratitudine verso il compianto pontefice”.
Di significativo valore il fatto che il Servizio Poste e Filatelia della Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi Informatici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano abbia descritto il piccolo capolavoro filatelico usando le parole che Benedetto XVI pronunciò nell’Udienza Generale del 19 dicembre 2012: “Ma proprio colui che – come Maria – è aperto in modo totale a Dio, giunge ad accettare il volere divino, anche se è misterioso, anche se spesso non corrisponde al proprio volere ed è una spada che trafigge l’anima, come profeticamente dirà il vecchio Simeone a Maria, al momento in cui Gesù viene presentato al Tempio (cfr. Luca 2:35)”.
Parole molto profonde che – viste con gli occhi del 2024 – fanno comprendere come Benedetto XVI stava iniziando a preparare i suoi interlocutori a quello che di lì a poco sarebbe stato il Concistoro dell’11 febbraio 2013.
In quell’occasione, infatti, Benedetto XVI pronunciò la tanto discussa “Declaratio” nella quale ha rinunciato al “Ministerium” di Sommo Pontefice ma ha tenuto per sé il “Munus”, restando così – a tutti gli effetti – il Papa della Chiesa Cattolica.
Come ha ben spiegato il giornalista Andrea Cionci (nella foto a destra), autore del best-seller “Codice Ratzinger”, l’11 febbraio 2013 passerà alla storia come il giorno in cui Papa Benedetto XVI ha dichiarato in Latino, la lingua ufficiale della Chiesa Cattolica Romana, che dopo 17 giorni avrebbe rinunciato a fare il Papa ma non ad essere Papa.
La scelta compiuta da Joseph Ratzinger, uomo profondamente innamorato della Chiesa, è stata sofferta e “accompagnata” da una miriade di attacchi alla sua persona fra cui – è bene ricordarlo – la provvidenziale fuga di documenti riservati dalla scrivania dello studio dell’Appartamento Apostolico che prese il nome di “Vatileaks” e che rivelò al mondo come vi fosse una vera e propria congiura ai danni del Romano Pontefice, e persino un piano per ucciderlo.
Benedetto XVI non si è perso d’animo e – seppur con “una spada che trafigge l’anima” – ha comunicato a coloro che volevano, e potevano, intendere che Egli – per il bene della Chiesa e delle anime – si poneva in “Sede impedita” per rivelare al mondo intero che in Vaticano si è attuato un vero e proprio Colpo di Stato.
Lo ha fatto usando, ancora una volta il Latino, dicendo nella “Declaratio” che la sua rinuncia al “Ministerium” sarebbe entrata in vigore nell’“Hora Vigesima del 28 febbraio” che – secondo l’antico orario romano – corrispondeva alle 13:00 del 1 marzo 2013.
Peccato, però, che il Decano del Collegio Cardinalizio, il Cardinal Angelo Sodano, il 1 marzo 2013, ha convocato il Conclave, mezz’ora prima dell’orario fornito dal Santo Padre Benedetto XVI, ovvero alle 12:30.
Di qui si capisce immediatamente che il Conclave convocato è stato assolutamente abusivo in quanto non si può eleggere un Papa mentre quello precedente non è defunto o volontariamente abdicatario.
Ergo, Papa Benedetto XVI è stato ufficialmente posto in condizione di impedimento dello svolgimento delle proprie funzioni come sancito dal Canone 335 del Codice di Diritto Canonico, il quale afferma che “Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze”.
Jorge Mario Bergoglio, pertanto, non solo non è mai stato eletto ma è a tutti gli effetti un Antipapa, ossia un uomo “che è eletto papa non canonicamente ed è quindi competitore del vero e legittimo Papa, del quale usurpa l’autorità”.
Ecco perché qualche anno prima, esattamente nel 1996, Papa Giovanni Paolo II – magistralmente assistito dall’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Cardinale Joseph Ratzinger – emanò la Costituzione Apostolica “Universi Dominici Gregis” nel cui Paragrafo 76 si legge: “Se l’elezione fosse avvenuta altrimenti da come è prescritto nella presente Costituzione o non fossero state osservate le condizioni qui stabilite, l’elezione è per ciò stessa nulla e invalida, senza che intervenga alcuna dichiarazione in proposito e, quindi, essa non conferisce alcun diritto alla persona eletta”.
La Legge della Chiesa è chiara: Benedetto XVI era in “Sede Impedita” e il Conclave ha eletto un Antipapa nella persona del Cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio (nella foto a destra).
Ecco perché il giornalista Andrea Cionci, coadiuvato da eminenti esperti di diritto, ha dato vita ad una Petizione per il Riconoscimento della Sede Impedita di Benedetto XVI e la Convocazione di un vero (e legittimo) Conclave da rivolgersi ai soli Cardinali di nomina pre-2013. I Cardinali creati da Bergoglio, infatti, non sono tali perché Bergoglio non è il Papa!
Il Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, ne è al corrente e ha confermato a Cionci di averne preso atto. Ora non resta che aspettare che qualcosa, tra le sacre mura, si muova.
Noi, come sempre, staremo all’erta e vi informeremo su eventuali sviluppi che – statene certi – avranno una portata storica.
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Articolo pubblicato il 05/01/2024