Secondo Zelensky questa è "un'opportunità storica per far pagare allo stato terrorista il suo terrore".
Il conflitto russo-ucraino si avvicina ai tre anni. Il 24 febbraio 2022, infatti, Vladimir Putin (nella foto in basso) invase le Repubbliche filorusse di Doneck e Lugansk dopo che il governo ucraino, nelle mani di Volodymyr Zelensky, ha rifiutato di riconoscere l’indipendenza proclamata dai cittadini del territorio del Donbass.
In questi anni abbiamo più volte narrato la situazione in atto. Dobbiamo prendere atto del fatto che il conflitto non accenna a fermarsi, anzi, la Federazione Russa è sempre più intenzionata a denazificare l’Ucraina che – in modo del tutto inspiegabile – gode del sostegno dell’Unione Europea e degli Stati Uniti d’America che, con tutta evidenza, sono i veri artefici dello scontro.
Putin, per difendere i confini e l’integrità della Russia, ha dovuto mettere in atto l’Operazione Militare Speciale del 24 febbraio 2022 dal momento che l’Ucraina, in pieno accordo con la NATO, puntava ad aprire basi militari dell’Alleanza Atlantica alle porte della Federazione Russa.
Anche se il mainstream dell’informazione fa finta di nulla, non si può non dire che l’Ucraina era da un bel po’ di tempo, da dopo che è stato esautorato Viktor Janukovyc, nel 2014, che faceva azioni di avvicinamento ai Paesi Occidentali di UE e NATO. Sin da allora, infatti, il Governo di Kiev, ha posto in essere cooperazioni militari tutt’altro che rassicuranti per la confinante Federazione Russa.
La retorica sinistroide che ammorba il mondo dell’informazione non lo ammetterà mai ma è fuor di dubbio che Vladimir Putin ha agito – può darsi in modo esagerato – nel solo interesse del Popolo Russo che si è sentito ampiamente minacciato dagli USA, veri mandanti delle prepotenze ucraine.
Non si può non dire che – come ha detto l’americana BBC – “nel febbraio del 2018 la Corte Costituzionale dell’Ucraina annullò la legge introdotta da Yanukovych nel 2012 che consentiva l’utilizzo del russo come lingua ufficiale nelle regioni a maggioranza russofona di Doneck e Lugansk”.
L’odio del Governo Ucraino verso la Federazione Russa ha radici antiche e profonde. Ridurre le origini del conflitto al 24 febbraio 2022 è antistorico e anche un po’ ipocrita.
Basti pensare che persino Jorge Mario Bergoglio, che verso Vladimir Putin non nutre particolare affetto, è arrivato a dire: “Cos’ha scatenato questa guerra? Probabilmente l’abbaiare della NATO alla porta della Russia… Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì”.
Diversi Paesi hanno provato a chiedere una risoluzione diplomatica delle tensioni ma senza esito alcuno. Zelensky non ha nessun interesse a fermare il conflitto.
A provare ciò il fatto che nella giornata di sabato, 6 gennaio 2024, in pieno periodo di festività natalizie per il mondo Ortodosso Russo, rivolgendosi alla Comunità Internazionale ha dichiarato: “I beni russi attualmente congelati all’estero ammontano a circa 300 milioni di dollari. Devono essere utilizzati a sostegno dell’Ucraina”. Secondo il “pacifico” Zelensky, infatti, questa sarebbe “un’opportunità storica per far pagare allo stato terrorista il suo terrore. L’élite e la leadership russa non si preoccupano delle vite umane, ma si preoccupano soprattutto del denaro. Percepiranno la vera forza della comunità internazionale e vedranno che il mondo è più forte del terrorismo”.
Nel bel mezzo di un conflitto armato molto caldo, in un momento in cui il pianeta è disseminato di situazioni belliche preoccupanti – come ad esempio il neo-risvegliato conflitto israelo-palestinese – un presidente responsabile e interessato alla pace non pronuncerebbe parole del genere.
La paura di Zelensky è palpabile. Egli sa bene che, se alle prossime Elezioni Presidenziali USA dovesse vincere il Partito Repubblicano di Donald J. Trump, il finanziamento alla guerra del suo Paese avrà fine.
Ecco perché, in modo del tutto arrogante, Zelensky sta cercando di mettere in stato di imbarazzo l’Occidente. Vuole instillare nelle diverse Nazioni il senso di colpa per continuare a ricevere copiosi finanziamenti per la guerra contro la Federazione Russa in cui nessuno più sembra credere.
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