Civico20news incontra Giorgio Ardito, ex presidente Atc

Uno degli edificatori della Torino odierna, Giorgio Ardito, ci racconta la sua lettura delle problematiche torinesi e delle nuove riforme Renzi

Giorgio Ardito classe 1942, fu funzionario del Pci fino al '91, anno in cui si dimise in seguito alla polemica con Massimo D'Alema che lo escluse dal gruppo dirigente nazionale. 

Ricoprì la carica di assessore all'istruzione prima e presidente della Provincia poi. 

Oggi, che non esercita ruoli istituzionali, rimane un punto di riferimento per la comunità torinese e anche per il Pd. 

Civico20news lo ha incontrato per domandare il punto di vista di chi, con molti anni di esperienza da “addetto ai lavori” alle spalle, ora osserva preoccupato lo svolgersi degli eventi nazionali e regionali. 

 

 

Signor Ardito, cosa pensa dell'attuale operato del Pd e delle Riforme di Renzi?

 

Partiamo dal Senato: sono vent'anni che il Pci parla di riformarlo e superare il bicameralismo paritario per avere il cosiddetto Senato delle autonomie, sul modello di altri Paesi europei. 

Io non sono renziano, ho votato Cuperlo perchè sono antropologicamente diverso da Renzi, ma spero comunque che ce la faccia.

La proposta di legge iniziale era pessima: che sia necessario la semplificazione del sistema italiano è indubbio, perchè occorre che la politica prenda in mano la situazione, togliendo le redini del potere alla finanza; perciò sicuramente deve essere semplificata, ma non con una legge improvvisata. 

Sono del parere però, che i senatori andassero portati a 150 e avrei anche voluto una riduzione dei Deputati. Il dramma di Renzi è che non entra nel merito di niente.

Altro punto è la Riforma elettorale: il superamento delle preferenze è cosa condivisa dalla maggioranza. Di sicuro l'alternativa non è il listino bloccato, l'unico sistema possibile (e non mi entusiasma) è il collegio uninominale con le primarie stabilite per legge. 

I sistemi son tutti validi, dipende da ciò che si vuole; tutti i sistemi vanno incontro a delle falle e a dei vizi (voto di scambio, corruzione) ecco perchè contemporaneamente vanno adottate misure economiche e una cooperazione al fine di rinsaldare le istituzioni internazionali che influiscono sulla crisi economica, come nel caso della situazione russa, che influisce sulla nostra economia e cercare di far entrare in NATO l'Ucraina è un errore, l'Ucraina è russa da sempre! A dirlo è una persona che considera Putin un criminale, i cui istinti autoritari vengono sostenuti invece che frenati.

 

Molto di recente l'Unità ha annunciato e attuato la sospensione delle pubblicazioni.

Aldilà dei richiami politici, l'Unità è un pezzo di storia: lei come ha reagito a questa notizia e cosa ne pensa della vicenda?

 

Era l'unico giornale che compravo, per ragioni anche affettive. Ho inoltrato una lettera al direttore, in cui proponevo di formare una cooperativa formata da lettori, giornalisti e addetti alla carta stampata. Personalmente sarei disposto a donare anche mille euro, che per me non sono pochi, per salvare l'Unità perchè ritengo che costituisca un patrimonio. Con l'Unità rischia di sparire dalla ribalta il filone di pensiero più a sinistra: quello comunista. Ho sempre pensato che dovesse venire prima la libertà e poi la giustizia e mantenere questo filone nelle sue parti positive significa anche  questo. Uno strumento come l'Unità è necessario e mi batterò nel mio piccolissimo per sostenerla.

 

Parliamo ora dell'emergenza abitativa torinese. Secondo lei, guardando al problema con gli occhi esperti di chi è stato alla direzione dell'Atc per quattordici anni, quale può essere una soluzione ottimale a questa grave problematica?

 

Io temo che questa problematica verrà eclissata. Questa emergenza, a mio parere, può essere affrontata solo mettendosi d'accordo con se stessi: tutti dicono che non bisogna più occupare territorio e d'altra parte in provincia di Torino nei comuni al di sopra dei diecimila abitanti ci sono più di centomila alloggi sfitti; ma sul campo ex Combi il Comune vuole edificare altri alloggi, solo per realizzare la canonica urbanizzazione ed è una follia, dato ci sono decine di migliaia di alloggi vuoti, numeri ormai patologici. 

Bisogna mettere insieme la domanda e l'offerta: un politico minimamente intelligente quindi, cosa farebbe? Sicuramente una politica di utilizzo degli alloggi privati rimasti invenduti, come stan facendo a Parigi e a Vienna. Nel nostro Paese molti sostengono (per ignoranza, malafede o perchè al soldo delle aziende) che bisogna coinvolgere i privati nella costruzione di case popolari, benchè il privato ha bisogno di un profitto e la casa popolare, si sa, è un investimento a fondo perduto perchè non è remunerativo del capitale investito eppure questo accade in tutta Europa, anche nei Paesi capitalisti per antonomasia come Olanda, Germania e pure la Francia.

Occorre sicuramente una gestione più rigorosa, ma anche più moderna: è possibile che la casa popolare, gestite da un ente pubblico al 100%, dal punto di vista fiscale sia considerata come ente commerciale con tasse equivalenti a quelle delle banche?

In Italia manca una politica per la casa e non solo per quella popolare, ma anche privata.

 

Altra problematica di cui si parla molto e che sta a cuore ai torinesi è quella che riguarda la zona di San Salvario: come gestire le conseguenze di questa ghettizzazione della movida? 

 

Sono favorevole alla tolleranza zero per chi delinque, questo mi preme sottolinearlo. 

Sicuramente bisogna trovare il modo di andare incontro ai residenti e farli vivere bene: per chi si alza alle sei del mattino, il limite “no alcol dalle due” non cambia molto la situazione. Certo non è mai facile coniugare le libertà individuali a quelle collettive. 

 

Sì, ma prima si è concesso a tutti i locali le licenze senza porsi il problema e poi li si è fatti chiudere...

 

San Salvario è il risultato di una politica di forsennata liberalizzazione e come in altri campi questa liberalizzazione senza limiti, ha portato a dei risultati discutibili. Bisognerebbe cambiare prima questo...

 

...E magari non agglomerare i locali in una zona ma disseminarli in maniera più omogenea sul territorio, di modo da riqualificare le zone più isolate, può essere un'idea?

 

Può essere un'idea. Personalmente non conosco giuridicamente bene la materia, sopratutto per quello che riguarda le licenze, però sicuramente nella zona di San Salvario c'è l'esigenza di trovare una soluzione funzionale per i residenti che hanno il diritto di riposare e per i giovani, che hanno il diritto di divertirsi, ma senza esagerare.

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Articolo pubblicato il 11/08/2014