I Versi aurei di Pitagora (Testo integrale)

I “versi aurei” costituiscono l’essenza dell’insegnamento Pitagorico; essi non sono direttamente riferibili al filosofo, ma costituiscono una “summa” dei dogmi della “scuola italica”, messa per iscritto dai Pitagorici che seguirono la via del maestro dopo la morte di quest’ultimo, per istruire coloro che sarebbero venuti dopo di loro. Questi principi erano l’unico strumento che consentiva agli adepti di seguire la via divina e di elevare lo spirito, essenza suprema di ciascun individuo, fino al raggiungimento dell’ “estinzione delle sofferenze terrene” per mezzo dell’unione tra lo spirito “individuale” dell’iniziato e Dio, concepito come unica fonte creatrice del tutto.

 

Venera anzitutto gli Dei immortali, secondo il rango stabilito

loro dalla legge ed onora  il giuramento. Onora quindi gli eroi

gloriosi e i demoni terrestri compiendo quanto prescrive la

norma. Rispetta i tuoi genitori e chi più da presso ti è legato

in parentela.

Degli altri fatti amico, di chi sia ottimo in  Virtù.

Cedi a consigli mansueti e asseconda azioni che danno buon frutto.
Per quanto tu possa, non adirarti con un tuo amico

per un torto da nulla: infatti la Potenza risiede accosto alla Necessità.

Queste cose sappi, e queste altre domina: il ventre anzitutto, del  sonno,     della lussuria e dell'ira; non fare nulla  che sia turpe ne in

combutta con altri né da solo: soprattutto rispetta te stesso.
Poi con le opere e la parola esercita la giustizia.

Non ti avvezzare ad agire irragionevolmente in nulla.

Delle ricchezze e degli onori, accetta ora il venire, ora il dipartirsi.
Di quei mali, che per demonico destino toccano ai mortali, con animo calmo, senz’ira sopporta la tua parte pur alleviandoli, per quanto ti è dato: e ricordati che non estremi sono quelli riservati dalla Moira al Saggio.
Buono o cattivo può essere il parlare degli uomini; che esso non ti turbi, non permettere che ti distolga.
E se mai venisse detta falsità, ad essa calmo opponiti.

Ciò che inoltre ora ti dirò, in tutto osservalo: che nessuno, con parole o con atti, ti porti a dire o a fare cosa che per te non sia il meglio.

Medita prima di agire, perché non si compia una sciocchezza:
fare o dire cose futili e sciocche è da uomo misero; tu, invece, fa cose di cui non abbia a pentirti.

Nulla, dunque, di cui non sappia; scorgi quel che davvero ti è necessario – e felice sarà la tua vita.
Non conviene trascurare la salute del corpo.
Nelle bevande, nel cibo, negli esercizi ginnici serba misura.
Definisco misura quanto non ti nuocerà.

Abituati ad una vita monda e priva di mollezze e astieniti dal far ciò che attira l’invidia.
Non spendere avventatamente, come chi ignora quel che vale, senza però essere gretto: la misura in ogni cosa è la perfezione.
Fa dunque quel che non ti nuocerà, riflettendo bene prima di agire.

Non accogliere negli occhi languidi il sonno prima di avere tre volte esaminato ciascuno degli atti lungo il giorno compiuti:
Dove ho mancato? Che cosa ho fatto? Che cosa ho omesso di quel che avrei dovuto fare?
Cominciando dalla prima azione fino all’ ultima, passa in rassegna le tue azioni. Se hai compiuto cose, spregevoli, rimproverati; se hai rettamente agito rallegrati.

Queste cose sforzati di fare, a queste cose applicati, con fervore.
Ed esse ti metteranno sulla via della virtù divina.
Sì, per colui che alla nostra anima concesse la Tetraktys, fonte perenne della natura!
Intraprendi un'azione solo dopo aver pregato gli Dei, di modo che tu la possa portare a buon termine;

se avrai agito in questo modo, conoscerai l'essenza  degli Dei immortali e degli uomini mortali e quale corso abbia ogni cosa e come essa permanga.
Conoscerai anche come sia legge una Natura uguale a se stessa in tutte le cose.
Così non avrai vani desideri, e nulla ti resterà celato. Saprai che gli uomini soffrono mali da loro stessi scelti. infelici che, avendolo vicino, il bene non vedono né intendono! Pochi conoscono il modo di liberarsi dai mali: a tal segno la Moira offusca la mente dei mortali!
Come trottole qua e là sono sospinti tra urti senza fine.

Funesta loro compagna, una congenita, inconscia irosità li mena a rovina, irosità  alla quale conviene tu non dia esca, né che ad essa resista, ma che devi scansare.

Zeus padre, da tanti mali libereresti certamente gli uomini se rivelassi loro quale sia il loro vero demone!


Ma tu confida, perché divina è la razza di quei mortali cui la sacra natura manifestandosi parla.

Se in te v’è alcunché di quella razza, riuscirai in ciò a cui ti esorto riceverai la guarigione, e  avendo risanata la tua anima da quei mali la libererai.
Astieniti però dai cibi di cui ti abbiamo parlato nelle purificazioni e nella liberazione dell'anima, considera ogni cosa con giustizia elevando al sommo la ragione, guida sublime.

 

Che se, abbandonato il corpo, giungerai al libero etere sarai un Dio immune da morte e corruzione, non più un mortale.

 

Nota:

La tetraktýs (dal greco τετρακτúς, più comunemente traslitterato tetraktys o anche tetraktis, tetractys, tetractis) o numero quaternario rappresentava per ipitagorici la successione aritmetica dei primi quattro numeri naturali (o più precisamente numeri interi positivi), un «quartetto» che geometricamente «si poteva disporre nella forma di un triangolo equilatero di lato quattro», ossia in modo da formare una piramide che sintetizza il rapporto fondamentale fra le prime quattro cifre e ladecade: 1+2+3+4=10. «A dimostrazione dell'importanza che il simbolo aveva per Pitagora [c. 575 a.C. - c. 495 a.C.], la scuola portava questo nome e i suoi discepoli prestavano giuramento sulla tetraktys

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Articolo pubblicato il 01/04/2015