Il peso delle parole

Lo scienziato giapponese Masaru Emoto ha stupito il mondo con alcuni esperimenti sull’acqua

L’acqua ghiacciata ci rivela una realtà molto particolare: la struttura dei suoi cristalli è determinata dalla qualità vibratoria dell’acqua nel momento in cui si trasforma in ghiaccio. Nell’essere umano, esiste qualche analogia con questo fenomeno?

Lo scienziato giapponese Masaru Emoto ha stupito il mondo con alcuni esperimenti sull’acqua. Egli ha applicato su alcune bottiglie d’acqua delle etichette su cui erano state scritte delle parole. Il loro contenuto è stato congelato e in seguito sono stati analizzati i cristalli formati dall’acqua. Dalle fotografie appare una evidente correlazione tra la struttura dei cristalli e il significato delle parole delle etichette incollate alle bottiglie.

In seguito, l’analisi delle caratteristiche dell’acqua ha mostrato come essa sia in grado di immagazzinare informazioni intangibili. Da questa prospettiva, tuttavia, l’elemento più importante, cioè il potere delle parole, è stato posto in secondo piano.

La questione che si pone ora è la seguente: le differenze stanno unicamente nell’intenzione che accompagna la parola, o è la parola in sé che modifica la struttura dell’acqua? E ciò ovviamente riguarda anche l’acqua di cui il nostro corpo è composto. Oppure le differenze sono dovute sia all’intenzione che alla parola stessa ?

Tali osservazioni mettono in luce la reale influenza delle parole, indipendentemente dalle intenzioni ad esse sottese. Una persona sensibile può, anche senza essere credente, avvertire una sensazione negativa nell’ascoltare una bestemmia, e ciò succede anche se chi la pronuncia sostiene di non attribuire ad essa una intenzione particolare. D’altronde, potrebbe anche trattarsi di autosuggestione.

In psicologia, per esempio, si parla di “doppio legame”, quando si dice : «Sii spontaneo!» oppure «Ama!» In effetti una parola può avere un suo proprio valore e letteralmente una propria consistenza.

Nella numerologia della Cabala, ogni parola e ogni lettera è correlata a un numero, e il numero fa riferimento al significato nascosto dietro la parola. Il suo significato non cambia se la si pronuncia con una particolare intenzione.

Si potrebbe quindi stabilire una distinzione soltanto tra il significato della parola e il significato dell’intenzione. Tutti voi avrete certamente sperimentato gli straordinari effetti che le parole generano. Una sola parola può far apparire magicamente il sorriso sul nostro viso. E una semplice allusione alla brutta cera di qualcuno può determinare malessere della persona in questione.

Talvolta una parola o una frase può fornire la forza necessaria per fare un balzo in avanti. Da questa prospettiva c’è molto da dire a proposito del potere delle parole. In ciascuno di noi dovrebbe esistere un guardiano interiore in grado di controllare la lingua, di pretendere cautela prima di parlare e di attivare la nostra attenzione sul modo in cui ci esprimiamo.

Chi fa attenzione a ciò che dice e al modo in cui si esprime, si assume la responsabilità delle proprie parole.

Se la nostra azione è sostenuta da intenzioni positive, possiamo contribuire sostanzialmente alla serenità del nostro ambiente.

L’influenza delle parole sulle persone può essere anche usata a fini manipolatori, e dovrebbe essere chiaro che ciò comporta effetti funesti non solo su coloro ai quali si rivolge la manipolazione. Prendiamo il caso di una persona che si sforzi di aiutare gli altri, per mezzo delle parole, a elevarsi, senza ferire nessuno. Supponiamo che essa sia in grado di vigilare sul modo in cui si esprime nel corso della giornata, in ogni momento, e sia in grado di fare attenzione affinché ogni sua “parola” sia costantemente appropriata. Sarebbe questa la garanzia automatica di una buona ricezione?

Abbiamo già potuto constatare che le parole dispongono di una carica affettiva. Negli esperimenti di Emoto sull’acqua si è dimostrato che la parola “amore” produce un meraviglioso cristallo. Ma la stessa parola, impiegata nell’ambito della fisicità, assume per chi ascolta un significato diverso, che si fissa automaticamente sulla parola.

Il termine “Dio”, ad esempio, suscita per la maggior parte delle persone un pantheon di immagini, col risultato che il senso puro della parola spesso non è più riconoscibile.

Dal momento in cui si nomina “Dio”, un disco comincia a girare e diviene impossibile recuperare l’ago nel pagliaio. Se invece si usano parole come Luce o Creatore, evitando le associazioni determinate dall’abitudine, possiamo trovarci di fronte a effetti rinnovatori. Il disco smette di girare e chi ascolta ha l’occasione di comprendere la nozione di Dio in modo del tutto nuovo.

Supponiamo che questo modo di intendere le cose sia innato in un essere umano, libero da condizionamenti trasmessi dai precettori, dalle autorità o da chiunque altro; da quel momento potrà liberare la nozione di “Dio” da tutto ciò che a esso si era attaccato e percepire il suo reale significato. Se poi pronuncia la parola “Dio” con tutto il proprio essere, un’energia particolarissima accompagna la sua espressione. Molti lo sanno, molti l’hanno provato.

Chi parla in questo modo parla la lingua anteriore alla confusione di Babilonia. Parla una lingua semplice, quella dell’unità. Il suo linguaggio esula dalle incomprensioni, storture o manipolazioni. Non ha bisogno di essere semplificato, analizzato o stravolto. Chi si esprime in modo semplice e autentico, non cadrà nella trappola di credere che la propria forma naturale diventerà un giorno perfetta. Egli comprende l’utilizzo scorretto dell’intelligenza dei tanti che vogliono nuovamente costruire la torre di Babele.

L’inizio del lavoro consiste nel porre un guardiano a fianco del vostro modo di esprimervi e delle possibili conseguenze delle vostre parole. Vi accorgete così come gli altri le accolgono e scoprite interiormente ciò che esse suscitano in voi stessi. Osservate i danni determinati da parole inutili, superflue e il modo in cui esse dissipano il tempo uccidendo lentamente anche aspetti dell’anima; allo stesso modo in cui un loro impiego superficiale può indebolirle del tutto.

Infine, divenuti saggi grazie a questo allenamento, potrete certamente accordarvi con le parole di Lao-Tse: Siate scrupolosi. Usate le parole con rispetto.

Una tale raccomandazione è sufficiente per un nuovo inizio, quello di una storia senza una parola di più, né una di meno.

Fonte: Pentagramma – Edizioni Lectorium Rosicrucianum

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Articolo pubblicato il 12/08/2015