Tre passi CON GLI ALIENI

Seconda parte: ALIENI CHE BONTA'... piccoli e coccolosi, sagge entitŕ superiori... oppure semplicemente divertenti da morire (o da morirci)

Dopo aver parlato nello scorso articolo di trucidissimi alieni assassini e incontri ravvicinati del tipo "che lascia cicatrici", questa settimana passiamo a parlare di alieni decisamente più ragionevoli o quantomeno più divertenti e simpatici, quando non del tutto anzi vittime dei soprusi e l'odio da parte degli esseri umani, anzichè il contrario come nell'appuntamento precedente.

Uno dei primi film che ricordo di aver visto in tal senso è "Explorers", film del 1985 di un allora giovane ma già famosissimo Joe Dante, reduce l'anno prima dal successo fenomenale del suo film di culto "Gremlins".


Un trio di ragazzini comincia ad avere ossessivamente lo stesso sogno, al principio inesplicabile, ma via via convincendosi che questi sogni sono in realtà una forma di comunicazione di qualche specie aliena che cerca non soltanto di entrare in contatto con loro, ma anche di fornirgli informazioni e istruirli su come costruire una rudimentale navicella spaziale con cui incontrarsi.

Azzeccata come al solito la regia di Dante, è indovinato anche il trio di giovanissimi attori protagonisti: su tutti un giovanissimo Ethan Hawke e il suo amico River Phoenix, attore ahimè scomparso troppo presto, qui nel per lui insolito ruolo di "nerd" imbranato e occhialuto. Ai due si aggiunge uno strano ragazzo del luogo intepretato da Bobby Fite, il quale a differenza degli altri due non lascerà molto il segno con la sua carriera cinematografica.

Divertente e leggero, Dante ci propone però una insolita coppia di alieni, al principio misteriose e strane creature che poi diventano divertenti e giocherellone, fino alla rivelazione finale del fatto che anche questi alieni in realtà sono dei "bambini" come i protagonisti, adolescenti alieni che hanno rubato la macchina (l'astronave anzi) ai genitori per commettere una ragazzata e entrare in contatto con degli umani che hanno sempre e solo visto nei programmi televisivi che captavano dallo spazio.


Prodotto da Spielberg, il film voleva seguire la tendenza dei film di avventura-teenager di quell'anno sulla scia del successo del famoso "I Goonies", ma purtroppo non ebbe una gran fortuna ai botteghini. Fortuna invece che avevano avuto due dei precedenti film di Spielberg stesso, sempre a tema "alieni buoni", vale a dire "E.T. l'extra-terrestre" del 1982 e "Incontri ravvicinati del terzo tipo" del 1977.

Il primo, forse uno dei più famosi in assoluto come "alieni per bambini", con la tenera e dal dito luminoso creatura costruita dal mitico Carlo Rambaldi, maestro degli effetti speciali già sulla cresta dell'onda per "Profondo Rosso" e padre anche dell'altrettanto famoso (ma non altrettanto per bambini) xenomorfo assassino di Alien.

Un alieno sbarcato sulla terra trova rifugio presso un gruppo di bambini che lo nascondono nella loro casa, dove uno di loro sviluppa un legame "psichico" con la creatura mentre degli agenti di una segreta agenzia governativa gli danno la caccia.


Un bell'esempio di cinema divertente per i più piccoli, forse però non all'altezza del più profondo e maturo film del 1977, dove una piccola cittadina dell'Indiana resta sconvolta da un "incontro ravvicinato" con alcune navicelle spaziali aliene.

Alcuni dei cittadini cominciano ad essere ossessionati dal ricordo dell'episodio e subiscono il "richiamo" da una montagna chiamata "Torre del Diavolo" nel Wyoming, dove l'esercito ha allontanato chiunque sotto la falsa minaccia biologica di un incidente con sostanze tossiche, mettendo in quarantena tutta la zona circostante.

Un grande esempio di fantascienza del quale va ricordata la partecipazione come attore del grande regista francese François Truffaut, uno degli autori in prima linea durante l'ondata della "nouvelle vague" francese, con film storici come "I quattrocento colpi" o "Fahrenheit 451".


Sempre parlando di alieni braccati dalle autorità, come non ricordare poi il fanta-romantico "Starman" di John Carpenter, il quale seppure costretto in alcune scelte un pò "pucciose" da parte della produzione, mette in scena come al suo solito un gran bel film di fantascienza, ovviamente meno horrorifico dei suoi "Essi vivono" e "La cosa" (vedi articolo precedente) ma più incentrato sulla storia d'amore tra l'umana Karen Allen e l'alieno "re-incarnato" nel marito con le fattezze di Jeff Bridges.

Una bella storia tutta "on the road" con l'alieno in fuga dal governo americano, responsabile ironicamente del suo arrivo sulla terra tramite i messaggi-sonda che la NASA ha inviato nello spazio, in segno di pacifico contatto con civiltà extraterrestri, le quali però una volta sbarcate sul nostro pianeta vengono braccate al livello di criminali sovversivi, con l'ovvio intento di carpire e impossessarsi della futuribile tecnologia a disposizione degli alieni.


Sempre con Jeff Bridges (questa volta nel ruolo dell'umano) ricordiamo un'altro film del 2001, "K-PAX - Da un altro mondo", dove l'ex Starman è invece uno psicologo a cui scaricano un paziente convinto di venire dal pianeta K-Pax, interpretato dal solito impagabile Kevin Spacey, che ironicamente qualche anno dopo intepreterà poi il ruolo di Lex Luthor, il supercattivo sempre impegnato nel fare fuori uno degli alieni più famosi di sempre, il kriptoniano "Kal-el", meglio noto come Superman, il quale di "super" nei suoi films di solito (tolti i primi due divertenti capitoli di Richard Donner) ha però purtroppo ormai soltanto gli effetti speciali e gli addominali del protagonista.

Tornando a "K-PAX", il film è un interessante e continuo "botta e risposta" tra i due formidabili attori protagonisti, dove l'iniziale scetticismo dello psicologo viene piano piano intaccato dalla convinta e innocente e quasi "non curante" credibilità del racconto del suo paziente, straconvinto di appartenere a questa strana civiltà che sfrutta viaggiando la luce solare per arrivare al nostro pianeta dalla lontana costellazione della Lira.


Parlando invece di alieni che entrano in contatto con noi anzichè viceversa, come non nominare poi anche il molto bello "Contact", film del 1997 di Robert Zemeckis intepretato con la sua solita bravura da parte di Jodie Foster, qui nel ruolo di una instancabile ricercatrice perenemmente a caccia di fondi per portare avanti il suo improbabile progetto di "contatto alieno".

Unendo rigore fantascientifico alla solita sapienza inimitabile di Zemeckis dietro la macchina da presa, il film riesce nel difficile intento di unire teologia e fantascienza, alternando senza essere pesante riflessioni sulla religione e la spiritualità umana alla annosa questione del contatto con forme di vita sconosciute.


Una volta confermati i messaggi provenienti dallo spazio, la storia diventa una divertente "lotta politica" tra scienziati e membri della Casa Bianca che vogliono accappararsi il merito della scoperta e soprattutto quale sarà "il fortunato" che potrà entrare nel mezzo spaziale che il governo americano costruisce dietro le istruzioni allegate nei messaggi alieni... a modo insomma di come facevano i giovani protagonisti di "Explorers" di cui parlavo all'inizio dell'articolo. Il film andò molto bene come incassi al box office, ma raccattò pochi premi in quanto uscito in contemporanea col mega blockbuster di James Cameron, "Titanic", il quale quell'anno spazzolò quasi tutte le statuette disponibili alla notte dell'Oscar.

Passando a film più leggeri e divertenti, impossibile non citare lo spassosissimo "Mars Attack!" del genio visionario di Tim Burton, anche se forse a onor di cronaca andrebbero inseriti nel precendente articolo su gli "alieni cattivi", ma più che paura fanno perenemmente morire dal ridere per la loro perfidia e la loro sghignazzante sequela di risate con cui radono al suolo il nostro pianeta.

Tra lo sbarco in cui indifferentemente trucidano a colpi di fucili laser sia i militari armati fino ai denti che alcuni allampanati hippies che gli davano il benvenuto sulla terra, gli alieni Burtoniani dal testone verde incapsulato dentro un megacasco si divertono a radere al suolo la Casa Bianca così come Las Vegas, fino ad arrivare a giocare "bowling" con i famosi "Moai", ovvero le "statue testone" dell'Isola di Pasqua.


Oltre agli alieni tanto infami quanto spassosissimi, occorre ricordare un cast di tutto rispetto su cui tra tutti spicca un demenziale Presidente americano interpretato da Jack Nicholson, la sua figlia ribelle interpretata da una giovanissima Natalie Portman, oltre a tutta una serie di attori di grido che si mettono al servizio del film facendo tutti ruoli "caratteristici", come Glenn Close nel ruolo della first lady, oppure Danny De Vito nei panni di un imbranato giocatore d'azzardo... per arrivare poi a Michael J. Fox nel ruolo del giornalista a caccia dello scoop o una svampitissima Annette Bening nel ruolo della miliardaria hippie, Jack Black nel ruolo di un marines redneck esaltato per la guerra e approdando infine a un Tom Jones, nel ruolo di Tom Jones, che affronta gli alieni cantando "It's Not Unusual" a squarciagola.

Purtroppo il film andò soltanto "discretamente" ai botteghini, sbaragliato l'anno successivo dal pomposo e mediocre "Indipendence Day", blockbuster tutto apparenza e nulla sostanza diretto dal solito Roland Emmerich, usuale regista di fiducia per queste bombonate all'americana che vivono solo di esplosioni ed edifici/palazzi assortiti che crollano o esplodono in continuazione.


Altri film leggeri e divertenti sul tema alieno sono quelli della (finora) fortunata trilogia di "Men in black", dove l'affiatata coppia Tommy Lee Jones/Will Smith sono due agenti al servizio di una agenzia che controlla gli alieni in entrata ed uscita dal nostro pianeta, monitorando i residenti e braccando i criminali in quello che loro stessi definiscono "una Casablanca senza nazisti".

Una volta tanto costosissimi effetti speciali e fantastici trucchi e costumi utilizzati bene, sempre con una storia in tono leggero e umoristico ma con delle divertenti e gustose trovate fantascientifiche.

Diretto dall'onesto Barry Sonnenfeld, già autore dei due altrettanto scanzonati film de "La famiglia Addams" e del interessante "Get Shorty", dove un John Travolta passava da sicario della mafia a produttore di film a Hollywood in un film molto "pulp" e divertente.


Tornando invece a tematiche più serie, vorrei suggerire per ultimo 2 film che secondo me hanno molto in comune.

Il primo è "Alien Nation", film del 1988 dove gli alieni tentano timidamente "l'integrazione sociale" con la razza umana, ovviamente con uno scarso successo e finendo quindi a vivere da reietti e iniziando ad avere seri problemi di tossicodipendenza per colpa di una nuova droga che alcuni personaggi senza scrupoli fanno circolare approfittandosi delle loro condizioni di miseria ed emarginazione.

Un film di fantascienza con una insolita "strana coppia" di sbirri umano/alieno come protagonisti, che contiene però non indifferenti spunti sul razzismo e sul tema delle sostanze stupefacenti, oltre che un veterano dei film d'azione e polizieschi come James Caan accompagnato dal sempre bravo Mandy Patinkin... per chi lo ricorda (come me) protagonista del famoso tormentone "Hola. Mi nombre es Iñigo Montoya, tu hai ucciso mi padre... preparate a morir" del film "La storia fantastica" di Rob Reiner.


Altro film di fantascienza e razzismo è il più moderno "District 9", prodotto dal signore del "Signore degli anelli", Peter Jackson, e diretto dal bravissimo regista sudafricano Neill Blomkamp, autore dalla breve ma validissima filmografia, avendo diretto inoltre i molto interessanti "Elyisium" e il recentissimo "Chappie" ("Humandroid", nella versione italiana).

Diretto come un "falso documentario" alternato al film vero e proprio, il film mette in scena una vicenda di razzismo alieno dove gli aguzzini sono ovviamente gli esseri umani, non da meno gli stessi abitanti di colore di Johannesburg, i quali non mancano di protestare contro gli alieni "rimasti in panne" con la loro gigantesca astronave sopra la loro città, convincendo le autorità a rinchiuderli in un ghetto/lager appunto denominato "Distretto 9"... idea ovviamente ispirata ai reali giorni dell'apartheid sudafricana, quando a Città del Capo venne costruita un quartiere simile chiamato "District Six", dove vennero deportate oltre 60.000 persone, la maggior parte delle quali mussulmani dalla pelle nera.

Un'ottimo film che è anche pieno di scene d'azione di grande impatto ed un grande esempio di fantascienza a basso costo, pieno di piccole chicche come tante armi aliene esotiche e addirittura una "armatura esoscheletro" utilizzata dal protagonista nel concitatissimo finale, oltre che un originale design degli alieni e delle astronavi... design e idee di regia (e idee politiche) che Blomkamp si porterà poi dietro nei suoi successivi film, creandosi uno stile e un "modus operandi" perfettamente riconoscibile, nel mare di registi e film quasi tutti uguali dei nostri giorni.


Il film tende a ricordarci quindi che il razzismo è qualcosa che va ben oltre la religione o il semplice colore della pelle, ma tende sempre a manifestarsi da una maggioranza verso una minoranza meno numerosa, specie se la maggioranza e sospinta da dubbi e mediocri leader politici che sfruttano lo scontento popolare a loro vantaggio... e che una volta aperta la porta a questo genere di pensiero guida, la strada che conduce verso il lager è sempre dietro l'angolo.

Passiamo ora ad i miei tre film consigliati di questa settimana.

Segnali dal futuro (2009 - Alex Proyas)
Dal regista del famigerato "Il Corvo", film revenge-rock divenuto di culto soprattutto in seguito alla morte di Brandon Lee, arriva questa piccola chicca di premonizioni e disastri con protagonista Nicholas Cage. A dire il vero Proyas aveva già diretto un altro fantastico film a tema alieno, Dark City del 1998, che consiglio spassionatamente in quanto forse anche migliore di questo più recente di cui vi sto parlando.

Cosa c'entrano con gli alieni comunque premonizioni di stragi e misteriosi uomini in scuro che sussurrano nel sonno al bambino del protagonista?

Impossibile per me dirvi di più senza rovinarvi la sorpresa, diciamo però che il regista riesce a dosare bene i vari colpi di scena fino all'ultimo minuto della storia, con la sua consueta bravura dietro la macchina da presa nell'usare colori e una fotografia quasi "fiabesca", senza comunque disdegnare gli effetti speciali più moderni usati comunque con parsimonia e intelligenza.

Bravo Cage nel ruolo del padre incupito per il precipitare degli eventi e brava al solito anche Rose Byrne, che compare verso metà film in un ruolo più secondario, ma che fa sempre la sua parte con garbo gentile e una buona recitazione da mamma preoccupata/figlia sconsolata con quel sottile e onnipresente velo di tristezza che mette in risalto ancora di più la sua bellezza semplice e pulita.

Un bel film che segna un altro bel colpo per Proyas secondo il sottoscritto, dopo il passo falso di "Io robot" (in quanto fan selvaggio di Asimov, non posso perdonarlo) ma che aspetto fiducioso per il suo "Gods of Egypt", in uscita il prossimo anno.


The host (2013 - Andrew Niccol)
Incredibilmente partorito dalla stessa penna che ha ispirato quel'ora e mezza di noia mortale con relativi e inutili seguiti chiamata "Twilight", Stephenie Meyer stavolta invece coglie nel segno e soprattutto (sua fortuna) coglie un regista stra-dotato come Niccol che decide di fare un film dalle sue opere.

Una razza aliena invade la terra stravolgendo tutte le nostre leggi e nazioni e il nostro modo di vivere: niente più guerre, niente più fame e cure mediche facili e gratuite per tutti. Sembrerebbe quasi una cosa buona, di primo acchito, se non che per avere questo "Paradiso in terra" lo scotto che dobbiamo pagare e l'assoluta mancanza di pensiero libero e una totale uniformità alla massa, senza dissentire o differenziarci troppo dalla maggioranza al comando.

A tutela del loro "monocromatico" stile di vita (letteralmente, gli alieni sono tutti vesti di bianco e guidano tutti veicoli color argento) ci sono diversi tipi di alieni come i "cacciatori", incaricati di stanare i pochi esseri umani in fuga e nascosti che ancora non sono finiti sotto l'egida del sistema... e i "viaggiatori" che invece svolazzano pacifici tra i vari pianeti dominati dagli alieni per uno scopo di studio e conoscenza più ampia dell'universo. Questi alieni, simili a delle luminose "meduse bianche", vengono "inseriti" alla base del cervello umano prendendo il controllo del corpo e sostituendosi alla mente originale.

Purtroppo però uno di questi "connubi esistenziali" non finisce per il verso giusto e la "viaggiatrice" aliena si ritrova a convivere con la voce della sua metà umana perennemente nella testa, in continua ricerca di ribellione e dei suoi vecchi amici scomparsi e che una volta ritrovati apriranno tutta una serie di nuovi problemi alla ragazza dominata dall'aliena, in quanto l'ex boyfriend della sua metà umana vorrebbe ovviamente riallacciare i rapporti mentre l'aliena si innamora a sua volta di un altro ragazzo, in un divertente e gustoso siparietto di gelosie e rivalità tra i due ragazzi rivali e le due metà che convivono nello stesso cervello della ragazza.

A complicare il tutto si aggiunge una spietata cacciatrice (interpretata ottimamente da Diane Kruger) determinata senza pietà a scovare la viaggiatrice in fuga e sterminare la famiglia e gli amici della sua controparte umana.

Un bel film che mescola dell'ottima fantascienza ad un paio di love-story dal sapore fortemente "twilightiano" che però Niccol smorza con saggezza grazie all'umorismo e all'ottima prova dell'attrice protagonista, la giovane e bellissima Saoirse Ronan, già protagonista bambina per Peter Jackson nel fantastico "Amabili Resti" del 2009. Menzione inoltre al veterano William Hurt nel ruolo del "capotribù" dei sopravvissuti, saggio e paziente ma anche duro e minaccioso all'occorrenza, perfetto "padre putativo" per i ragazzini che compongono gran parte del cast di questo film.

Come per altri registi da me menzionati, tenete sempre d'occhio i film di Niccol, guardarli non è mai tempo sprecato.


Jupiter - Il destino dell'universo (2015 - Lana e Andy Wachowski)
Dei fratelli Wachowsky si può dire tutto e il contrario di tutto, ma certo non che non provino sempre strade o storie nuove per i loro spettacolari film sempre all'avanguardia tra i blockbuster di Hollywood.

Troppa gente a liquidato questo film con commenti trancianti come fosse un'emerita schifezza, quando personalmente io lo ritengo invece quasi perfetto: la protagonista Mila Kunis è molto brava e bella e simpatica (doppiatrice storica ne "I griffin" della tartassatissima Meg), la storia non è quanto si vede poi così spesso nei film di fantascienza, toccando tematiche dapprima più piccole e personali per poi via via diventare sempre più "intergalattiche" fino ad arrivare alla (quasi ovvia) solita lotta per la sopravvivenza di tutti gli esseri umani del nostro pianeta.

Il film parte da una interessante promessa: può una ragazza puliscicessi diventare da un giorno all'altro la "Regina della Terra"?

Dall'inizio alla fine la risposta diventerà prima "si", poi "no" e poi "ni" nel finale... dove però nel mezzo succederà un universo di cose e la protagonista incontrerà una sterminata fauna di esseri dai più reconditi angoli della galassia: mercenari rinnegati, killer a pagamento al soldo di aziende inter-galattiche e dinastie millenarie che godono quasi dell'immortalità e sono "proprietarie" del nostro pianeta, allevando gli esseri umani come animali e pronti a "mietere il loro raccolto" sterminandoci tutti senza ripensamenti.

Terminata (comunque degnamente) la trilogia dei Matrix e dopo aver provato diversi tipi di film come il colorato e velocissimo "Speed racer", il rivoluzionario "V per vendetta" (diretto però da James McTeigue) e l'interessante racconto "multi-temporale" di "Cloud Atlas", i fratelli (anzi fratello e sorella) Wachowski ci propongono questa sorta di "Dinasty" spaziale inframmezzata a inseguimenti mozzafiato e i soliti funambolici combattimenti a cui ci hanno abituato nei lori film, oltre che degli scorci visivi splendidi e degli ottimi costumi e trucchi per gli umani e i vari ibridi che ci troveremo a incontrare nel corso di tutto il film.

Un altro colpo a bersagli quindi per i "W", di cui consiglio anche l'ottima e originale serie televisiva "Sense 8", che ricalca un pò tutte le tematiche affrontate nei loro films, ma riesce comunque a rimanere una interessante e degnissima opera a sè stante, di cui è terminata la prima stagione e dovrebbe a breve cominciare la seconda.

 

PER QUESTA SETTIMANA E' TUTTO, VI SALUTO E AL SOLITO SONO PRONTO ACCETTARE COMMENTI E CRITICHE NELLO SPAZIO DISQUS SOTTOSTANTE. ALLA PROSSIMA SETTIMANA, A TUTTI VOI "LUNGA VITA E PROSPERITA'", COME DICEVA UN ALTRO "SPOCKIOSO" ALIENO...

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Articolo pubblicato il 06/12/2015