I dimenticati - "Screamers - Urla dallo spazio"

Peter Weller soldato abbandonato su un pianeta dimenticato, per una storia nata dalla grande penna di Philip K. Dick

Philip K. Dick è senza dubbio uno dei messia per ogni amante della fantascienza di tutto il mondo.

Inutile citare ancora, essendo ultra consumato a forza di citazioni, il film "Blade Runner" come punto di riferimento e probabilmente vetta più alta delle trasposizioni cinematografiche dei suoi racconti, memorabilmente portato sullo schermo da un Ridley Scott in stato di grazia nel momento migliore della sua carriera da regista.

Ovviamente si contano a dozzine i film ispirati in un modo o nell'altro dal geniale scrittore statunitense, il quale da perfetto precursore del genere aveva anticipato i temi di realtà virtuale che avrebbero poi popolato film come "Matrix" o "Existenz" o l'impalpabile e indistinguibile confine tra il sogno e la realtà di film come "Inception" o "Dark City".


Tra i suoi innumerevoli romanzi e raccolte di racconti, uno dei temi sicuramente più amati e riproposti da Dick era il futuribile tipo di rapporto di simbiosi o antitesi che poteva venire a crearsi tra l'uomo e la macchina, interessante prerogativa su cui si basa anche questo film del 1995, "Screamers - Urla dallo spazio".

Il film è diretto con alti e bassi da Christian Duguay, già regista dei non molto ispirati seguiti di "Scanners", invece favoloso film horror-super-eroistico precursore degli "X-Men" a firma del grande David Cronenberg; ma ad onor del vero regista anche dell'abbastanza riuscito e divertente "I dinamitardi", divertente poliziesco con Pierce Brosnan nei panni di un artificiere chiamato a risolvere una serie di attentati apparentemente inspiegabili contro il solito pazzo bombarolo di turno.


Fulcro centrale e motore trainante di tutto il film è ancora una volta Peter Weller (già protagonista di "Oltre ogni rischio" da me recensito qualche settimana fa), già avvezzo al genere sci-fi uomo/macchina col divertente e violentissimo "Robocop" del 1987 di Paul Verhoeven.

L'attore americano infatti si carica sulle spalle la responsabilità di far marciare la storia fino alla fine, nonostante come già detto qualche incertezza e inesperienza del regista; essendo poi onestamente ben supportato da un ottimo cast di contorno per l'esiguo numero di personaggi che la storia richiedeva di portare in scena.

Molto bravi anche infatti Andrew Lauer, nel ruolo del "pivello" neo-atterrato superstite a cui bisogna spiegare ogni cosa per filo e per segno, ottimo espediente per aggiornare anche lo spettatore sugli eventi che hanno portato alle condizioni disastrate del pianeta; così come il gruppetto di sopravvissuti che il duo Lauer/Weller troverà più avanti, formato dal trio di attori Jennifer Rubin, Roy Dupuis e Charles Powell.


Un cast veramente risicato all'osso che però è più che adatto per la storia di ben più ampio respiro del racconto originario, per un film che riesce comunque a essere intrigante e a modo suo appassionate per gli amanti della fantascienza Dickiana.

Analizziamo meglio perchè questo film merita di essere visto e quali sono davvero, a opinione di chi vi scrive, i suoi punti di forza e di maggior fascino che ne valgono almeno di concedergli un'opportunità di essere visto.


CAPITALISMO SPAZIALE E GUERRE PLANETARIE
Ovviamente il meglio del film è che si poggia sull'antefatto di una trama davvero ben scritta e suggestiva.

Dopo una corsa all'oro intergalattica in cerca di una sostanza (il Berynium) su un pianeta sperduto chiamato "Sirius 6B" scoppia una terribile guerra tra grandi blocchi economici.


I momenti più interessanti del film sono proprio quelli in cui i protagonisti ripercorrono la tragica storia del pianeta, dalla chiusura delle miniere per le fughe di radiazioni ai bombardamenti delle città... fino alla creazione appunto degli "screamers", affilatissime lame robot che si auto-producono in serie sottoterra.

Molto bella è l'atmosfera che si respira soprattutto nella prima parte del film, quella di un esercito abbandonato a se stesso su un pianeta diventato ormai un immenso cimitero, dove gli screamers scorrazzano padroni uccidendo ogni essere umano, incuranti ormai del colore della divisa, modificandosi automaticamente in modelli più avanzati e più intelligenti.


La seconda parte invece gioca molto sul tema "indovina chi è il mostro" nello stile de "La cosa" di John Carpenter, dove ogni personaggio diffida di ognuno degli altri che potrebbe essere un evoluto "screamer umanoide" sotto le mentite spoglie di un sopravvissuto.

Non molto riuscite purtroppo le poche sequenze d'azione, ma comunque neanche poi così "disprezzabili" anche se sicuramente sottotono rispetto all'ambiente più in generale ottimamente realizzato in termini di scenografia, effetti speciali e costumi dei protagonisti.


AMORE, SANGUE E MICROCHIP
Come già anticipato, ben inseriti (anche se non poi così sviluppati) all'interno della storia i temi cari al vecchio Dick sulla meccanica e il funzionamento dell'intelligenza e la vita artificiale.

Una intelligenza così evoluta da sembrare umana, se non fosse per la mera differenza della carne col metallo, non si può forse affermare che alla fine sia umana a tutti gli effetti?


Gli screamers sono infatti, a modo loro, umani tanto quanto i soldati superstiti delle guerre.

Pur essendo macchine, lottano per sopravvivere e per riprodursi; sono capaci di esprimere profondi concetti filosofici o volgari battutine come gli esseri umani, lottando al contempo per affermare il loro diritto di esistere anche se lo scopo per cui sono stati costruiti ormai non esiste più.


Una macchina creata per uccidere e distruggere può decidere altrimenti del proprio destino?

Pur essendo un film di fantascienza con soldati e robot ambientato in un pianeta alieno, il film pone in sottofondo delle domande non banali a cui non è facile rispondere; domande che riprendono più alla larga i temi sempre attuali del razzismo e l'incomprensione tra culture (in questo caso specie) profondamente diverse e incompatibili tra loro.


POCHI MA BUONI, QUANDO IL CAST FA LA DIFFERENZA
Come già detto, altro punto di forza del film è poi l'amalgama decisamente ben riuscita che si crea tra i personaggi.

Ottimo sia l'incipit all'interno della base con la solita routine e vita da caserma, con i soldati ormai disillusi e rassegnati a morire in una landa deserta distante milioni di anni luce dalle loro case.

Ma il meglio viene poi coi cinque sopravvissuti che si trascineranno dalla metà fino alla conclusione del film, come già detto sospettosi che tra loro ci sia uno o più "screamers" alla disperata ricerca di una via di fuga dal pianeta, ancora una volta infatti esattamente come gli esseri umani.


Peter Weller nel ruolo del Colonnello rude e navigato è ovviamente il faro di riferimento per tutto il resto del cast, soldato coraggioso ma anche disgustato dalle turpi manovre del suo esercito per vincere una guerra ormai senza importanza.

Andrew Lauer come detto è il pivello che schianta sulla superficie del pianeta, causa prima degli eventi che muoveranno tutta la trama, perfetto soldato novello totalmente ignaro del suo ruolo e gli intrecci politici che lo hanno condotto su quel pianeta morente dimenticato da Dio e dalla razza umana stessa.


Brava e bella e perennemente alcoolizzata e poi Jennifer Rubin, ragazza dello spaccio militare unica sopravvissuta che accoglie sotto la sua ala gli altri due personaggi dei cinque di cui sopra.

Dei due uno è Charles Powell, occhialuto nevrotico e iperteso sempre intento a masticare le sue cicche anti-radiazioni; mentre l'altro è il più giovane e strafottente soldato Roy Dupuis, faccia da pazzo farneticante pillole di saggezza ma altrettanto duro e disilluso quanto il ben più anziano Peter Weller.



COSA ALTRO MI RESTA DA DIRVI ALLORA SE NON "BUONA VISIONE"? SE SIETE AMANTI DELLE STORIE DI PHILIP K. DICK DIFFICILMENTE QUESTO FILM VI DELUDERA'... SE SIETE ANCHE VOI PIOVUTI INVECE DA UN PIANETA SPERDUTO E NON AVETE MAI VISTO UNA STORIA BASATA SUI RACCONTI DEL GRANDE SCRITTORE ALLORA RIMEDIATE IMMEDIATAMENTE E PENTITEVI!

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Articolo pubblicato il 24/04/2016