I dimenticati - "Kung Fusion"

Esilarante action movie cinese a metŕ tra la parodia alla "Zucker-Abrahams" e i cartoons alla "Dragon Ball"

Raramente si trovano film che riescono a coniugare divertimento per grandi e per piccini, personaggi da cartoni animati ottimamente trasposti in carne e ossa, scene di lotta da urlo e effetti speciali usati alla perfezione al servizio del film e non viceversa come tanti altri blockbuster d'oltreoceano.

"Kung Fusion", film del 2004 diretto da Stephen Chow, può senz'altro affermarsi come "missione compiuta" nell'unire con saggezza e classe un mix di generi e tipologie di film, manga e cartoons tutti diversi tra loro in unico calderone ritmatissimo e che salta di citazione in citazione senza mai inciampare annoiando o infastidendo lo spettatore.

Già regista del divertente "Shaolin Soccer" nel 2001, altro film palesemente ispirato a degli anime come "Holly e Benji", parabola fanta-calcistica tanto amato dagli adolescenti negli anni '80 e '90; Chow si ripete e anzi rilancia vincendo la sfida e approdando al successo internazionale con questo film parodia delle centinaia e centinaia di pellicole (cinesi e non) la cui anima e cuore pulsante risiede proprio nella spettacolarità cinematografica dello stile marziale del Kung Fu.

Citazioni a pioggia quindi dall'inizio alla fine del film, non solo dei più classici di arti marziali cinesi e cantonesi come quelli di Bruce Lee o Chor Yuen; ma anche dei più inaspettati ma umoristicamente inseriti alla perfezione come "Shining" di Kubrick o "Il padrino" di Coppola oppure ancora i vecchi musical di Fred Astaire, del quale il capo delle cattivissime "asce" imita le movenze producendosi sovente in balletti improvvisati.

E le citazioni non si fermano ovviamente soltanto al lato puramente "parodistico" del film, ma Show ripropone anzi temi e stili ricorrenti dai film di Sergio Leone, Quentin Tarantino o i "Matrix" dei fratelli Wachowski; anzi proprio da Matrix si portano dietro il bravissimo Yuen Wo Ping, amatissimo coreagrafo i cui combattimenti pregni di fisica e forza di gravità surreale sono stati resi famosi appunto dalla trilogia Matrixiana e altri film come "Kill Bill" o "La tigre e il dragone".

Ottime le musiche di Raymond Wong che accompagnano la storia, tambureggianti ed epiche nei combattimenti più concitati; così come sarcastische e colme d'ironia nelle sequenze comiche più dissacranti.

Ma analizziamo più nel dettaglio cos'è davvero che rende questo film di Stephen Chow, a opinione di chi vi parla, davvero una piccola perla unica e irripetibile nel vasto catalogo dei film action di arti marziali.


C'ERA UNA VOLTA IL KUNG FU
Ambientato nel "far west" (vedi la messa in scena quasi "Leoniana") della Shangai degli anni '30, il film vede e segue l'escalation del protagonista (lo stesso Stephen Chow) da nullafacente ciondolante perdigiorno fino a diventare lo sgherro e scassinatore privato per la terribile "Gang delle Asce" e infine la rinascita come eroe del Kung Fu nella sfida finale contro il terribile "Diavolo della Nuvola di Fuoco" da lui stesso liberato su ordine delle Asce.

Per dimostrare di essere un duro Chow si metterà a fare il bullo coi poveri abitanti del "Vicolo dei porci", tra i quali purtroppo per lui ci sono alcuni temibilissimi maestri di Kung Fu che saranno ben lieti di dargli una bella lezione e poi pestare altrettanto allegramente la gang delle Asce che si ritroverà così in guerra aperta col quartiere dei poveri ma agguerritissimi pezzenti del quartiere malfamato.

Fantastiche come già accennato le coreografie di combattimento, sia nella gestualità corporale e atletica degli attori, ottimamente coreografata dal summenzionato Yuen Wo Ping; quanto nel incredibile utilizzo degli effetti speciali perfettamente inseriti nelle scene e che trasformano il film in un divertente e spettacolare "ibrido" con i manga a cartoni animati da cui fa riferimento a profusione.

Ogni personaggio ha il suo look e carattere ben definito, dai personaggi principali fino ai loro bracci destri o servitori, dal simpatico protagonista e il suo fido amico ciccione con cui vorrebbe diventare un gangster, oppure il capo delle Asce e il suo sgherro perennemente preso a ceffoni in quanto ostruisce la vista al suo capo.

Caratterizzazione che raggiunge il massimo, ovviamente, nei vari maestri di kung fu; ognuno dei quali ha il suo nome di battaglia e le sue mosse speciali nella pura tradizione dei divertentissimi cartoni animati orientali alla "Ranma 1/2" o "One piece" che la generazione anni '80 e '90 amava tanto guardare da piccina.


I SIGNORI DI SHANGAI
Ottima la ricostruzione "manga/gangster" della Shangai all'epoca della Cina Repubblicana, dalle strade dove il nostro protagonista bivacca nel suo dolce far nulla, fino ai locali di lusso ad uso esclusivo delle Gang e la polizia corrotta; al già citato "Vicolo dei porci" dove vivono i poverissimi, vero ecosistema esilarante di caratteri comici uno più forte dell'altro.

Pur pigiando all'estremo sul fattore cartoonesco con l'avanzare della storia, Chow non disdegna un'ottima resa fotografica delle varie scenografie, veramente ben costruite e "fatte a pezzi" con gioiosa allegria durante gli ipercinetici combattimenti.

Molto divertente ancora il confronto tra i metodi brutali e la vita di gruppo dei membri delle gang e invece il fare burbero e solitario ma divertentemente scanzonato dei vari maestri di Kung Fu.

I maestri non sono mai i personaggi che ti aspetti e vengono svelati a mano mano, combattimento dopo combattimento, in una sapiente escalation di scene di lotta, dal più infimo e quasi comico venditore di seta dai dubbi gusti sessuali fino all'estremo maestro di Kung Fu che si è auto-rinchiuso in un manicomio soltanto per restarsene un pò in santa pace.

Non da meno poi altrettanto curati sono i caratteristi che fanno da contorno al gruppetto di personaggi principali, dalla giovane disinibita che fa le moine al maestro scatenando le ire della gelosissima "onni-fumante" moglie e padrona di casa; fino alla semplice comparsa a quattrocchi sull'autobus che suona come un gong le facce dei due piccoli teppisti che lo sfottono per i suoi occhiali.


LA VOCE DELL'ITALIA
E arriviamo infine ad uno dei punti (secondo il sottoscritto INGIUSTAMENTE) contestati alla versione doppiata in italiano di questo film.

Uno dei punti di forza della versione originale è quella del saper mescolare con perizia nei dialoghi i vari accenti e modi di parlare dei dialetti cinesi e cantonesi, ironicamente esagerati e sublimati nei vari dialoghi grazie a un'ottima sceneggiatura.

Nella versione italiana il doppiaggio è stato affidato alla SEFIT-CDC di Roma, con la direzione di Manlio De Angelis; saggiamente si è scelto per rendere al meglio la "differenziazione comica" dei vari personaggi quello di utilizzare l'escamotage dei vari dialetti italiani.

Escamotage già usato con successo per esempio nei film di Zucker-Abrahams, oppure nella famosa serie a cartoni animati "I simpson" dove un bidello irlandese diventava comicamente sardo o il panzuto Commissario Winchester parlava allegramente naponetano; con grande ilarità e spasso per il pubblico senza il bisogno del "sofismo pseudo-intellettuale" del dialetto originale, ovviamente intraducibile oltre che sconosciuto ai più degli spettatori italiani.

Ed ecco così che per "Kung Fusion" si è scelto saggiamente di puntare sulle voci intrise di simpatia della bella e brava Caterina Guzzanti (la micidiale matrona del Vicolo dei Porci) oppure Nanni Baldini, già famoso per aver doppiato "Ciuchino" in "Shrek", per dare la voce al protagonista originale che era come già detto lo stesso regista Stephen Chow.

Non da meno poi altrettanto bravi e carichi di ilarità gli altri doppiatori come Marco Marzocca che interpreta diversi ruoli tra i quali il cattivo e volgarissimo "Diavolo della luna di fuoco"; oppure ancora Giorgio Lopez nel ruolo del maltrattatissimo braccio destro del Boss della Gang delle Asce.



COME AL SOLITO SPERO DI AVER INVOGLIATO QUALCUNO DI VOI ALLA VISIONE DI QUESTO DIVERTENTE E FRENETICO FILM ORIENTALE, OPPURE DI POTERLO RIGUARDARE CON UN OCCHIO DIVERSO E UNA MENTALITA' PIU' LEGGERA ED APERTA CASO MAI LO AVESTE GIÀ VISTO. COME DETTO NON E' MOLTO FACILE TROVARE FILM DEL GENERE, COMICI E ACTION AL CONTEMPO OLTRE CHE CAPACE DI QUALCHE PUNTA DRAMMATICA DA LACRIMUCCIA E GESTUALITA' E MIMICA FACCIALE ESAGERATA IN PURO STILE DEI CARTONI MANGA GIAPPONESI CHE TANTO HANNO SPOPOLATO IN OCCIDENTE NEGLI ANNI PASSATI. BUONA VISIONE E CHE GLI DEI DEL "KIUNG FIU" SIANO CON VOI!

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Articolo pubblicato il 01/05/2016