I dimenticati - "Hard Boiled"

Ipercinetico poliziesco di John Woo ambientato nella guerra tra bande di Hong Kong

Correva l'anno 1993 quando John Woo si trasferiva in America per cominciare a girare "Senza tregua", primo suo film a stelle e striscie con protagonista il "muscolo belga" Jean-Claude Van Damme e prodotto dal suo collega regista e fan sfegatato Sam Raimi.

Periodo che sarebbe stato d'oro per le produzioni in cui verrà coinvolto il regista, capace di sfornare autentici cult come "Face/Off" o "Mission Impossible II", regia per cui anch'esso fu consigliato entusiasticamente da un altro suo fan illustre come Brian De Palma, autore del primo episodio ispirato alla famosa serie televisiva di spionaggio.


Ma prima di abbandonare Hong Kong (per poi ritornarci quasi 15 anni dopo) doveva sfornare un'ultima chicca di puro cinema action orientale, ovvero il film di cui andremo a parlare oggi: HARD BOILED.

Il termine "Hard boiled", può considerarsi etimologicamente quasi un sinonimo di "Pulp Fiction" (altro genere che darà il suo nome al cult di Tarantino), ovvero quel genere di film gialli o polizieschi dove la violenza, il sangue e il sesso vengono rappresentati in modo diretto con tutta la loro consistenza e mai nascosti o minimizzati come nei gialli più "intellettuali", ma anzi essendo parte integrante e strumento attivo del comparto creativo in fase di sceneggiatura e messa in scena dell'azione per dare più potenza e significato al cuore stesso della storia e dei personaggi.


E l'azione abbonda straripante in questo film del 1992 di John Woo, nel suo solito stile unico e riconoscibile di regia, dai migliaia di proiettili esplosi ai protagonisti impegnati in delle scene action coerografate e coordinate come fossero un balletto fiammeggiante, diventando silhouette che volteggiano e piroettano saltando da un capo all'altro della scenografia con fucili mitragliatori o una pistola per mano, scambiandosi colpo su colpo in un'aggraziata e visivamente impareggiabile girandola di movimenti che ipnotizzano lo spettatore esaltando l'essenza stessa della materia di cui è fatto il cinema.

La parola stessa "cinema" non significa altro infatti che "una serie di immagini in movimento atte a dare l'illusione dell'azione", ed in questo il buon caro John Woo è sempre stato un maestro assieme a tanti altri cineasti orientali della sua generazione come Takashi Miike, Takeshi Kitano, Tsui Hark, Wong Kar-wai o Johnnie To.


Ma analizziamo più nel dettaglio questo splendido film di John Woo che all'epoca fu il suo "canto del cigno" per quanto riguardava la prima parte della sua carriera come regista nella sua patria e città natia di Hong Kong.


AMICIZIA, PROIETTILI E PICCIONI VAGANTI
Come al solito torna la trama basata sull'amicizia di due forti caratteri maschili sullo sfondo di un clichè poliziesco.

Tema già visto nei suoi "A better tomorrow" per esempio e che tornerà (in parte) in qualche sua produzione hollywoodiana come "Face/Off" oppure "Nome in codice: Broken Arrow" coi due protagonisti amici/nemici/rivali che sono il vero motore trainante di tutta la storia.


In questo caso il duo è interpretato dal solito Chow Yun-Fat, attore feticcio di Woo che qui interpreta l'integerrimo e incorruttibile "Sergente Tequila"; cui si contrappone (inizialmente) il criminale in carriera interpretato da Tony Leung Chiu Wai.

Altro tema ricorrente è l'uso ironico dei volatili (fissa del regista) nelle scene action più concitate, non a caso le gabbie dei piccioni nascondono le armi di contrabbando che scatenano la prima euforica sparataroria in una sala da thè all'inizio del film.


Ai due protagonisti si aggiungono poi il capo della polizia (Philip Chan), che inizialmente ostacola in modo sospetto le indagini di Yun-Fat e la sua bella collega/fidanzata Teresa Mo che riceve misteriosi messaggi sotto forma di fiori e messaggi musicali da uno sconosciuto.

Infine non potevano mancare i due boss rivali in lotta per imporre il proprio impero criminale della città, il saggio e vecchio "zio Hoi" (Hoi-Shan Kwan) contrapposto al giovane sadico e violento "Johnny Wong", interpretato dal solito cattivissimo Anthony Chau-Sang Wong.


Gran girandola di personaggi quindi, tra i quali John Woo si destreggia sapientemente dispensando saggezza Zen, sparatorie interminabili e momenti invece più leggeri e allegri di pura commedia dei caratteri, incapsulando in dialoghi brevi ed essenziali tutta l'anima "pulp" su cui si regge il film e i suoi protagonisti.


L'ULTIMO SALUTO A HONG KONG
Assolutamente di prim'ordine la messa in scena di tutte le location, dalla suddetta sala del thè agli uffici della polizia fino a concludere in un magazzino gestito dai criminali al porto e l'ospedale più tardi che saranno teatro di alcune scene d'azione da manuale della scuola del cinema; con un montaggio frenetico al limite dell'isteria visiva ma gestito con mano ferma e sapiente senza mai far perdere un'inquadratura allo spettatore.


E' ovvio come Woo ami la sua città natale, amore che traspare dai suoi protagonisti che "non vorrebbero mai vivere o lavorare altrove"; come invece si apprestava a fare il regista già con le valigie pronte per il suo viaggio nel mondo dorato (e fasullo, come scoprirà per poi abbondanarlo) della "Mecca del cinema" Hollywoodiana.

Nonostante il suo amore non risparmia comunque di descriverci Hong Kong per quella che è: una città/mercato sveglia a tutte le ore del giorno e della notte, perennemente coi marciapiedi bagnati e sporchi dagli affari del giorno prima, affollata da sciacalli senza scrupoli e dissanguata dalla lotta tra le triadi per il controllo dei vari traffici criminali.


Ciò non di meno comunque "viva" e affascinante come i due protagonisti principali, sempre in lotta contro tutto e contro tutti (colleghi poliziotti o criminali inclusi) per affermare le loro identità e non farsi dettare da nessuno le condizioni e i termini delle loro vite.

Una città che altri registi assieme a John Woo, come Tsui Hark o Wong Kar-wai (di cui vi avevo consigliato Angeli Perduti sempre ambientato a Hong Kong) hanno contribuito a rendere magica anche per il cinema alla pari della New York o la Los Angeles dei loro colleghi statunitensi.


"CANE PAZZO" PHILIP KWOK
Attore e stuntman in dozzine e dozzine di pellicole, il personaggio di Philip Kwok in questo film è meno scontato e banale di quanto possa apparire al principio.


Se lo vediamo all'inizio come semplice "braccio destro" del cattivo nel ruolo di "Mad dog", il suo personaggio va forse a completare il triangolo coi due caratteri principali, pur avendo molte meno scene dei due protagonisti e riducendo i suoi dialoghi a una serie di borbotti mal formulati.

In realtà è anche più intelligente del suo capo, subodorando il traditore poliziotto infiltrato e protagonista di una sequenza action fenomenale con i banditi in moto all'assalto di un magazzino gestito dalla gang rivale.

E' anche più umano del suo capo quando questo non esita a far strage di innocenti nell'ospedale, un altro "cane sciolto" che quindi non fa parte poi così entusiasticamente del mondo criminale cui appartiene.


Un bel personaggio di poche parole ma molti fatti quindi, ironico e vendicativo con una toppa sull'occhio a ricordare il buon caro "Jena Plissken" di carpenteriana memoria, altro memorandum a ricordare agli aspiranti cinefili che non servono dialoghi infiniti e motivazioni spiegate per filo e per segno per ore e ore per caratterizzare un buon personaggio che lascia il segno.


SPERO DI AVERVI CONSIGLIATO BENE, COME AL SOLITO NEI MIEI ARTICOLI, CERCANDO DI INDIRIZZARVI VERSO QUELLO CHE E' PER IL SOTTOSCRITTO "VERO CINEMA ACTION" AL DI LA' DEI CAZZOTTONI TRA SUPER-EROI CUI SIETE ABITUATI OGGI AL CINEMA... E COME AL SOLITO NON POSSO ALTRO CHE CONSIGLIARVI TUTTO IL RESTO DELLA FILMOGRAFIA DEL GRANDE JOHN WOO, CON CAPOLAVORI COME "THE KILLER" O I DUE "A BETTER TOMORROW" IN TESTA SU TUTTO; MA ANCHE NON DISDEGNANDO IL SUO TUTTO SOMMATO PIU' CHE ONESTO E GODIBILE PERIODO AMERICANO E SUCCESSIVO RITORNO ALLE ORIGINI CINESI, SEMPRE GARANTE DI OTTIMO CINEMA COME I SUOI ULTIMI "LA CONGIURA DELLA PIETRA NERA" E "THE CROSSING". BUONA VISIONE E ATTENTI AI PICCIONI VAGANTI!!!

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Articolo pubblicato il 22/05/2016